Dopo un anno di guerra senza un minuto di tregua in Ucraina, la tensione contagia il mondo e la Cina alza il tiro su Taiwan. Subito ricambiata dagli Stati Uniti. È ormai il terzo giorno, in questo lunedì di Pasqua 10 aprile, che i cinesi svolgono maxi esercitazioni al largo delle coste dell’isola. Al tempo stesso sono cominciate grandi manovre americane nel Mar Cinese Meridionale.
Il ministero della Difesa di Taiwan ha dichiarato di aver rilevato 11 navi da guerra e 59 aerei cinesi intorno all’isola. Il “Comando del Teatro Orientale della Cina continua a condurre esercitazioni militari intorno a Taiwan“, ha detto il ministero.
Le manovre della Cina
Da parte sua il Governo di Pechino ha fatto sapere che sono stati “simulati attacchi vicino a Taiwan da parte di aerei cinesi che trasportano munizioni vere“. La Cina afferma che la portaerei Shandong è mobilitata. “Molteplici lotti di caccia H-6K con munizioni vere hanno effettuato diverse ondate di attacchi simulati su obiettivi importanti sull’isola di Taiwan“, ha dichiarato in un comunicato il Comando del teatro orientale dell’esercito cinese.
Gli Usa, la Cina e Taiwan
La Marina degli Stati Uniti ha dichiarato che il suo cacciatorpediniere con missili guidati USS Milius ha attraversato il 10 aprile le acque che Pechino rivendica come sue nel Mar Cinese Meridionale. In un’operazione di “libertà di navigazione“. Operazione che “ha rispettato i diritti, le libertà e gli usi legittimi del mare“, ha aggiunto la Marina.
La Cina ha condannato l’intrusione “illegale” della nave da guerra statunitense nelle acque che rivendica come sue. “Il cacciatorpediniere missilistico USS Milius si è introdotto illegalmente nelle acque adiacenti al Meiji Reef nelle isole cinesi di Nansha. Senza l’approvazione del Governo cinese” ha dichiarato un portavoce dell’esercito. Il quale ha precisato che l’aeronautica di Pechino “ha sorvegliato la nave“.
“No all’indipendenza di Taiwan”
La Cina avverte intanto che “l’indipendenza e la pace di Taiwan” sono scenari “che si escludono a vicenda“. Il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, ha affermato, nel briefing quotidiano, che “le esercitazioni congiunte per affilare la spada” dell’Esercito popolare di liberazione cinese puntano a “circondare l’isola“. E sono “un severo monito“. Un avvertimento rivolto “alle forze secessioniste di Taiwan e alla loro collusione con forze esterne“. Ma per la Cina si tratta anche di “azioni necessarie per salvaguardare la sovranità nazionale e l’integrità territoriale“.
Come è noto, Pechino considera Taipei parte “inalienabile” del suo territorio. Appena un mese fa Xi Jinping è stato rieletto capo di Stato della Cina per la terza volta. Chiudendo i lavori del Congresso nazionale del popolo, il ramo legislativo del Parlamento cinese, Xi ha menzionato la promozione attiva “dello sviluppo pacifico delle relazioni tra le due sponde dello Stretto“. La Cina si opporrà quindi “con fermezza alle interferenze esterne e alle attività separatiste per l’indipendenza di Taiwan promuovendo con decisione il processo di riunificazione nazionale“. Un messaggio chiaro, quando fra un anno ci saranno le elezioni presidenziali sia a Taiwan che negli Usa.
Cina e Usa, guerra nel 2025?
Alla fine dello scorso gennaio un memorandum del generale americano Michael A. Minihan, svelato dal Washington Post, preconizzava una possibile guerra fra Cina e Stati Uniti nel 2025. Una previsione che aveva destato sconcerto. Non tanto perché ipotizzasse un conflitto aperto fra le due superpotenze ma perché ciò potesse avvenire nel giro di due anni appena. A capo del Comando della mobilità aerea, che supervisiona la flotta di aerei da trasporto e da rifornimento del servizio, il generale aveva avvisato i suoi uomini di accelerare i preparativi per una possbile guerra, citando le aspirazioni del presidente cinese Xi Jinping. E la possibilità che gli Usa si accorgano del rischio quando sarà troppo tardi.