Bon ton del lutto, il rispetto e il decoro nei momenti di dolore
Il galateo su come comportarsi e vestirsi in un frangente di tristezza
Quando si parla di buone maniere per partecipare ad un lutto non ci sono rigide e categoriche regole, ma si tratta di piccole accortezze dettate dalla sobrietà e dal rispetto. Nella società contemporanea la morte è stata allontanata ed esorcizzata, fino a diventare un tabù. Eppure quando poi accade ci troviamo improvvisamente impreparati e non sappiamo come comportarci. Il bon ton del lutto ci aiuta a capire cosa fare in un momento di dolore.
” L’amore, come la morte, cambia tutto” (Khalil Gibran).
Bon ton del lutto nel passato
In passato il bon ton del lutto era regolato da norme molto precise soprattutto per il dress code per i congiunti di colui che era passato a miglior vita. Ad esempio la Regina Vittoria dopo la morte dell’amato marito indossò la mise da lutto per il resto della sua vita. Sempre in passato le vedove erano tenute a portare il lutto per due anni. Nel primo periodo era richiesto di osservare il lutto stretto, che consisteva in vestiti neri, accollati e coprenti, non era ammesso il cappello ed il viso era velato, poi per il resto del primo anno si potevano indossare unicamente abiti neri e castigati, i gioielli erano invece vietati.
Il secondo anno si adottava invece il “mezzo lutto“, nel quale potevano essere presenti anche il grigio, il bianco e il violetto e con cui potevano essere indossati gioielli da lutto e perle. Per tutta la durata del lutto erano proibite le attività sociali come visite, teatro, ecc. E come dimenticare l’icona incontrastata di stile Jacqueline Kennedy? Il giorno del funerale di suo marito John, assassinato brutalmente proprio di fronte a lei nel terribile attentato a Dallas nel 1963, stringendo i figli per mano con un velo nero a coprirle il volto, accompagnò con classe il feretro del Presidente americano. Una scena che insegnò all’America la compostezza, ma allo stesso tempo la maestosità del dolore.
Galateo contemporaneo del lutto: il caso Maria De Filippi
Oggi le cose sono decisamente cambiate, anche se il bon ton del lutto ci indica alcune accortezze da seguire. In primis ad un funerale non vanno indossati abiti sgargianti, gioielli vistosi, make up evidenti, smalti scintillanti, pellicce e abbigliamento provocante. Alle funzioni di saluto del defunto ci si veste di nero, blu, o almeno grigio scuro. Ai parenti stretti è concesso in via eccezionale di indossare occhiali scuri anche all’interno. E qui ci torna in mente la recente immagine di Maria De Filippi nella camera ardente di suo marito Maurizio Costanzo. La sobrietà della famosa conduttrice italiana, il viso coperto dai grandi occhiali neri, l’unico suo schermo di fronte ad un pubblico che tutto sa di lei, tutto conosce, tutto interpreta. E Maria che non inveisce con chi le chiede un selfie in un momento per lei in cui vorrebbe essere invisibile, ma al contrario si mostra accondiscendente alla bizzarra richiesta.
Con sguardo fermo e senza esitazione la De Filippi si lascia fotografare, con classe, ma soprattutto con una tenuta di nervi estremamente salda che dimostra la tempra di un personaggio televisivo scoperto e valorizzato proprio da Costanzo. Maria conosce perfettamente le regole del gioco e non si sottrae alle richieste più disparate del suo fedele pubblico. Maria sa che la vita reale è più difficile di un ovattato studio televisivo e con indifferenza e pacatezza si presta al “gioco“. Quanti di noi siamo rimasti imbarazzati e contrariati nel vedere una simile richiesta? Un limite della decenza che è stato ampliamente oltrepassato in nome della vanità e dell’apparire.
Bon ton del lutto: i social network
Oggigiorno si usa diffondere la notizia di un decesso via social network. Un modo rapido per informare gli altri, amici, parenti e conoscenti attraverso un post su Facebook. Se è colui che pubblica ed informa della morte di una persona a lui cara possiamo lasciare un commento di vicinanza e di affetto. Al contrario, se quella persona non ha postato nulla, piazzarle in bacheca le proprie condoglianze potrebbe dar fastidio a chi le riceve, soprattutto se l’interessato non aveva intenzione di parlarne apertamente. La cosa potrebbe risultare oltremodo invadente. Se le semplici condoglianze sui social sarebbero da evitare, quelle con faccine in lacrime sono proprio da bandire, assumono i contorni di ilarità, alias di mancanza di rispetto del dolore.
Meglio un semplice cuore se vogliamo dimostrare la nostra vicinanza con un emoticon. Piuttosto, se non ci sentiamo di fare una telefonata, inviamo un messaggio in privato: sarà sicuramente più apprezzato. Non appena si riceve notizia di un lutto che ha colpito una persona a noi stretta, il galateo richiede di inviare un telegramma di cordoglio. In seguito è buona prassi fare anche una telefonata breve, ma che dimostri la nostra vicinanza in un frangente di sofferenza.
Bon ton del lutto, il funerale
Ai funerali ci si presenta con qualche minuto di anticipo o comunque mai in ritardo. E’ proibito andarsene via a metà funerale: il feretro si accompagna fino in fondo. Anche l’atteggiamento deve essere consono all’evento: discreto, silenzioso, composto. Se il defunto godeva di notorietà c’è una veglia che precede il funerale, a casa o in altro luogo. Anche qui la regola è la stessa: farsi notare poco, non sforzarsi di vedere se arriva da un momento all’altro il politico o l’amministratore delegato che si brama di incontrare. Alla fine della cerimonia i parenti ricevono le condoglianze dei presenti. I congiunti saranno in testa al corteo funebre, seguiti dagli altri parenti, dagli amici e dai conoscenti. Da evitare gli applausi all’uscita della bara, a meno che il trapassato non appartenga al mondo dello spettacolo. In questo caso, si applaude, simbolicamente, l’ultima uscita di scena.
La cassa posata a terra è un simbolo di umiltà da parte di chi in vita ha avuto un rango elevato, ma anche, nell’attenersi al cerimoniale nobiliare, la consapevolezza della propria identità nobiliare e la dimostrazione del fatto che bisogna morire come si era vissuti. A parte i partenti stretti e amici del defunto, per il quale il funerale è una circostanza tragica, per tutti gli altri a volte può essere un momento di mondanità irrinunciabile. Si può non presenziare ad un cocktail, ma mai ad un funerale che conta. La lista degli amori, degli affari intrecciati in una circostanza così dolorosa è immensa. In ultima cosa ai funerali non è necessario essere invitati, attenzione però a non esagerare: gli “imbucati” ai funerali sono più chiacchierati rispetto a quelli di un evento.
Fiori o altre intenzioni
I fiori per il defunto si fanno recapitare alla camera ardente, a casa o al massimo in chiesa. In nessun caso si consegnano nelle mani dei parenti. Garofani e crisantemi sono grandi classici, assieme ai gigli. Qualora si presenti la dicitura “non fiori ma opere di bene” è doveroso rispettare le volontà del defunto, si farà dunque una donazione all’ente indicato dalla famiglia o dagli amici.