Olindo Romano e Rosa Bazzi, all’ergastolo per la strage di Erba (Como) dell’11 dicembre 2006, sono davvero innocenti? Non sono più solo i cronisti ‘d’assalto’ della trasmissione Le Iene a esporre dubbi: adesso è il procuratore di Milano a chiedere che la magistratura prenda seriamente in considerazione la revisione del processo.
In pratica la coppia passata alla storia della cronaca nera italiana come ‘diabolica’ sarebbe innocente e vittima di un allucinante ‘errore’ giudiziario. Dopo 17 anni la stessa pubblica accusa mette in dubbio quanto fatto in precedenza.
“Errori in 3 gradi di giudizio”
Infatti il procuratore che oggi sostiene l’accusa – il pg di Milano Cuno Tarfusser – ha formalmente avanzato la richiesta di revisione del processo per la strage di Erba. Ovvero la morte di Raffaella Castagna, del figlio Youssef Marzouk di soli 2 anni, della nonna del piccolo, Paola Galli, e di una vicina di casa: Valeria Cherubini.
Nelle 58 pagine del suo atto (in parte pubblicate in esclusiva dall’agenzia di stampa Adnkronos) si mettono nero su bianco tutti gli errori e le forzature compiute dai pm durante i procedimenti nei tre gradi di giudizio. Una vicenda, quella dell’ingiusta condanna che Olindo Romano e Rosa Bazzi avrebbero subito, che era stata oggetto di numerose inchieste da parte de Le Iene su Italia Uno.
“Fare nuovi accertamenti“
Un’altra mossa è adesso quella del procuratore della corte d’Appello di Milano (ben più rilevante, naturalmente). Cuno Tarfusser ha chiesto alla corte d’Appello di Brescia di rinnovare l’istruzione dibattimentale “per quanto riguarda la strage di Erba“.
I dubbi sulla strage di Erba
Il procuratore chiede di eseguire ogni ulteriore accertamento necessario ai fini del decidere secondo verità e giustizia. Il punto è che sulla strage di Erba da subito si erano riscontrati molti elementi che i giudici avrebbero potuto prendere in considerazione. Tali elementi avrebbero potuto far considerare inattendibile la prova del “riconoscimento“. Così come quanto meno dubbia la prova della “macchia di sangue“. Fino a generare, con modalità che si potrebbero definire poco ortodosse, le “confessioni” di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Confessioni sulle quali si nutrono adesso seri dubbi. Non si può infatti più escludere che i due, che inizialmente si erano auto accusati del delitto, in realtà siano innocenti.
Nel documento a firma del procuratore Tarfusser, pubblicato da Adnkronos, si legge come “oggi, a distanza di oltre 17 anni, la scienza” può avere un valore importante circa il ristabilimento della verità. “In unione alle numerose criticità in atti e non in atti, comunque mai valutati“. Ovviamente “se auspicabilmente ammessa a farlo nel giudizio rescissorio” precisa il pg di Milano, visto che in teoria la Corte d’Appello di Bescia potrebbe respingere l’istanza e non consentire alcuna revisione del processo. Ma se invece la revisione dovesse avvenire, secondo il procuratore la scienza odierna sarebbe “fortunatamente in grado di fornire da sola quelle certezze scientifiche idonee a sgretolare i tre pilastri probatori su cui si fonda la condanna all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi“.
La “falsa memoria” di Frigerio
Chi sostiene la colpevolezza di Olindo e Rosa si rifà alle dichiarazioni dell’unico sopravvissuto della strage di Erba come prova schiacciante. Ovvero Mario Frigerio, che nel massacro ha perso la moglie Valeria Cherubini. Dichiarazioni con cui Frigerio aveva accusato Olindo e Rossa quali autori della strage. Secondo il pm Tarfusser, la testimonianza di Frigerio – che è morto nel 2014 – non è invece attendibile.
“Il peggioramento della condizione psichica e i deficit cognitivi manifestati da Mario Frigerio nel corso della degenza ospedaliera” afferma il Pg di Milano, sono elementi da considerare bene. Ma ci sono anche “le errate tecniche di intervista investigativa dense di numerosissime suggestioni su di lui attuate“. Inoltre “la palese violazione di precise e note leggi scientifiche in materia di memoria e di riconoscimento di volti dimostrano in modo incontrovertibile che la memoria riguardante Olindo Romano quale suo aggressore è una falsa memoria“. E che dunque, sempre secondo il procuratore Tarfusser, “Mario Frigerio era soggetto inidoneo a rendere valida testimonianza circa i fatti avvenuti la sera dell’11 dicembre 2006“.