Tina Anselmi – Una vita per la democrazia: il film con Sarah Felberbaum per il 25 aprile
Il racconto dell'eredità dell'esponente democristiana come pioniera per le donne in politica e giustizia sociale
Martedì 25 aprile, in occasione della Festa della Liberazione, andrà in onda in prima serata su Rai 1 Tina Anselmi – Una vita per la democrazia.
Il film tv, diretto dal regista Luciano Manuzzi e frutto di una coproduzione Rai Fiction e Bibi Film tv, racconta per la prima volta la biografia di Tina Anselmi, prima ministra italiana. Spesso unica donna in un mondo di uomini che con grande passione e forte determinazione nel corso della sua carriera politica ha contribuito ad apportare significativi cambiamenti nella nostra democrazia, diventando un esempio di coraggio e lealtà.
“Se vuoi cambiare il mondo devi esserci” questo il motto che ha accompagnato ogni fase della sua vita: partigiana a 16 anni, sindacalista in difesa delle operaie, prima donna a ricoprire la carica di ministra in Italia e Presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2.
Sinossi Tina Anselmi – Una vita per la democrazia: gli anni da partigiana e il sindacato
È il 1944 e Tina Anselmi ha solo 16 anni quando viene portata insieme agli altri studenti di Bassano a vedere 31 uomini impiccati dai tedeschi. Quel giorno, mossa da un profondo senso di ingiustizia, capisce che per cambiare il mondo bisogna agire e non rimanere a guardare inerti. Decide, quindi, di mettere in pericolo la sua stessa vita pur di entrare nella Resistenza e tutto ciò all’oscuro dei genitori. Diventa staffetta partigiana e con la sua bicicletta ogni giorno pedala da Castelfranco a Treviso per trasportare documenti e informazioni. Nel gruppo di partigiani, poi, conosce un ragazzo, Nino, uno studente di medicina del quale si innamora.
Arriva la primavera del 1945 e l’Italia è finalmente libera. Tina, però, nonostante la conquista di questo importante traguardo, che anche lei in parte ha reso possibile, sente che la sua “missione” in difesa della giustizia non finisce lì, ma è appena iniziata. Comincia a battersi, così, per i diritti delle giovanissime operaie, le più povere tra le povere entrando in una nuova avventura, quella del sindacato. In queste battaglie, però, non è sola ha accanto una nuova amica, Francesca Meneghin con cui condivide gli stessi ideali. Il pensiero costante di tutelare la donna, ancora collocata in una posizione di netto svantaggio rispetto all’uomo soprattutto dal punto di vista lavorativo, fa nascere l’idea di quella che poi diventerà la Commissione per le Pari Opportunità.
Sinossi Tina Anselmi – Una vita per la democrazia: gli anni da ministra
Dopo essersi trasferita a Roma e grazie all’appoggio del deputato Aldo Moro diventa nel 1976 Ministra del Lavoro. E’ la prima volta che una donna in Italia ricopre questo alta carica. Due anni dopo è Ministra della Salute, sul suo tavolo ci sono leggi e riforme importanti: la legge sull’aborto, la riforma Basaglia, l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale. il giorno in cui doveva nascere il nuovo Governo, il sequestro di Aldo Moro stravolge l’Italia, ma Tina non si arrende e prosegue il suo lavoro scegliendo insieme al suo partito la linea della fermezza. Dopo la morte del deputato, però, le sue certezze iniziano a vacillare. C’è qualcosa nella democrazia che ha sognato e perseguito fin da ragazzina che improvvisamente le sfugge.
Qualche anno dopo, nel 1981, è Presidente della Commissione di indagine sulla loggia massonica P2. Di nuovo unica donna in un mondo di uomini. A seguito di una attenta indagine Tina scopre gli interessi di un gruppo di potere che ha cercato di governare il Paese in modo occulto, aggirando fraudolentemente il confronto democratico. Malgrado le pressioni e le minacce, porta a termine una relazione lucida e dettagliata sull’azione delle logge deviate in Italia e riesce a farla approvare con una larghissima maggioranza.
Presentazione del film e incontro con la stampa
Oggi, lunedì 17 aprile, si è tenuta in anteprima la proiezione di Tina Anselmi – Una vita per la democrazia. A seguire la conferenza stampa alla quale abbiamo partecipato anche noi della redazione VelvetMAG. In occasione della presentazione del film erano presenti il Direttore Rai Fiction Maria Pia Ammirati, il produttore BIBI FILM Angelo Barbagallo, il regista Luciano Manuzzi, la sceneggiatrice Monica Zapelli, la scrittrice da cui è tratto il film Anna Vinci e Sarah Felberbaum, attrice protagonista.
Sarah Felberbaum in conferenza stampa: “sono orgogliosa di poter raccontare la sua storia”
Sara Felberbaum ha subito raccontato come ha vissuto l’esperienza nell’interpretare un personaggio così complesso e ingombrante. E lo fa ricordando il momento più difficile e quello più emozionante: “la parte più difficile è stata l’ultima quando facevo parte della commissione P2 perché dovevo capire cosa stavo dicendo. Dovevo assolutamente avere confidenza con quel concetto, con quelle parole, con quel linguaggio. Il più emozionante è stato tutto il racconto intorno al rapimento di Moro e la scoperta della sua morte. Forse perché è l’unico momento in cui faccio vedere un’umanità, una sensibilità diversa. Non che non l’avesse. Ma nel resto del film mi concentro molto su un altro tipo di messaggio. Su questa forza, su questa volontà di non cedere mai, di non fermarmi mai. Lì si vede una sofferenza diversa”.
L’attrice successivamente continua svelando cosa il personaggio di Tina Anselmi le ha lasciato: “è stato un dono meraviglioso conoscere una donna che a 16 anni torna a casa e dopo aver visto dei giovani partigiani impiccati si rende conto che bisogna fare, bisogna agire. Aveva solo 16 anni per me è straordinario, io a 16 anni non avrei mai avuto la forza. E da quel momento in poi lei non si è mai fermata. È veramente affascinante proprio come storia di una donna e io sono orgogliosa di poterla raccontare”.
La scrittrice Anna Vinci in conferenza stampa: “mi diceva sempre ‘le parole devono chiarire'”
La scrittrice dal cui libro è tratto il film, Anna Vinci, condivide, poi, degli aneddoti inediti e molto interessanti su Tina Anselmi che, come racconta, ha avuto il piacere e onore di conoscere nel 2002. Alla domanda su quali fossero le impressioni di Tina sull’evolversi della politica italiana risponde: “io credo che la cosa che le avrebbe dato più fastidio sarebbe stato il cattivo uso delle parole. Lei mi diceva sempre ‘le parole devono chiarire‘ della politica di oggi direbbe ‘è terribile che non sappiano parlare'”. Successivamente racconta di una Tina un po’ dispettosa, amante degli scherzi: “la cosa che ho amato e amo di lei è che aveva mantenuto questo aspetto: capocciona, dispettosa e vivace. Una cosa che le è rimasta dall’infanzia”.
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