Il grido del Papa dall’Ungheria: “Dove sono gli sforzi di pace per l’Ucraina?”
Da Budapest memorabile discorso di Francesco sull’identità dell’Europa. “Ora parli con Kiev e Mosca” gli chiedono gli ungheresi
Papa Francesco nell’Ungheria di Orban. Dal 28 aprile, per 3 giorni, il capo della Chiesa cattolica dedica un viaggio molto intenso in un paese che dista soli 166 chilometri dal confine ucraino. Uno Stato, l’Ungheria, che fa parte dell’Unione europea ma che ha una sostanziale posizione di neutralità rispetto alla guerra in Ucraina, risentendo della vicinanza russa, non solo di quella di Kiev.
Durante la visita, Francesco affronterà temi quali il futuro del cristianesimo, l’unità in Europa, la pace in Ucraina, l’immigrazione e i rifugiati. Fino alla sfida ecologica, cui l’Ungheria presta molta attenzione. Dopo i primi anni di gelo diplomatico tra il Vaticano e il Governo del premier Viktor Orban, adesso il vento è cambiato, spira da Est, e il Papa presta molta attenzione a coltivare relazioni politiche e religiose con Budapest.
Il Papa e i “solisti della guerra“
“Santissimo Padre! Gli ungheresi e milioni di persone in tutto il mondo vedono in Lei l’uomo della pace! Sperano che Lei possa parlare. Parlare con Kiev e Mosca, con Washington, Bruxelles, Budapest. E con tutti coloro senza i quali non può esserci pace. Qui, a Budapest, Le chiediamo di voler benevolmente intercedere personalmente per una pace giusta il prima possibile”. Così al Pontefice la presidente dell’Ungheria, Katalin Novak, nel discorso che ha preceduto quello di Bergoglio.
“Nel mondo in cui viviamo la passione per la politica comunitaria e per il multilateralismo sembra un bel ricordo del passato” ha risposto papa Francesco. “Pare di assistere al triste tramonto del sogno corale di pace, mentre si fanno spazio i solisti della guerra”. “Nel dopoguerra l’Europa ha rappresentato, insieme alle Nazioni Unite, la grande speranza, nel comune obiettivo che un più stretto legame fra le Nazioni prevenisse ulteriori conflitti. Purtroppo non è stato così”. “In generale – ha aggiunto il Papa – sembra essersi disgregato negli animi l’entusiasmo di edificare una comunità delle nazioni pacifica e stabile. Mentre si marcano le zone, si segnano le differenze, tornano a ruggire i nazionalismi e si esasperano giudizi e toni nei confronti degli altri”.
Come si fa a costruire la pace?
“A livello internazionale pare persino che la politica abbia come effetto quello di infiammare gli animi anziché di risolvere i problemi. Dimentica della maturità raggiunta dopo gli orrori della guerra e regredita a una sorta di infantilismo bellico”. Così il Papa nel discorso alla autorità e la società civile a Budapest. “Ma la pace non verrà mai dal perseguimento dei propri interessi strategici, bensì da politiche capaci di guardare all’insieme, allo sviluppo di tutti: attente alle persone, ai poveri e al domani. Non solo al potere, ai guadagni e alle opportunità del presente”, ha sottolineato il Pontefice.
Il ruolo storico dell’Europa
In questo frangente storico l’Europa è fondamentale ha detto Papa Francesco. “Perché essa, grazie alla sua storia, rappresenta la memoria dell’umanità ed è perciò chiamata a interpretare il ruolo che le corrisponde: quello di unire i distanti, di accogliere al suo interno i popoli e di non lasciare nessuno per sempre nemico”.
“È dunque essenziale ritrovare l’anima europea” ha proseguito. “L’entusiasmo e il sogno dei padri fondatori, statisti che hanno saputo guardare oltre il proprio tempo, oltre i confini nazionali e i bisogni immediati, generando diplomazie capaci di ricucire l’unità, non di allargare gli strappi”. “Penso a quando De Gasperi, a una tavola rotonda cui parteciparono anche Schuman e Adenauer, disse: ‘È per se stessa, non per opporla ad altri, che noi preconizziamo l’Europa unita e lavoriamo per l’unità, non per la divisione’ (Intervento alla Tavola rotonda d’Europa, Roma, 13 ottobre 1953, ndr.)”, ha aggiunto il Pontefice.
Il Papa e gli sforzi creativi per la pace
“In questa fase storica i pericoli sono tanti oggi, tanti. Ma, mi chiedo, anche pensando alla martoriata Ucraina, dove sono gli sforzi creativi di pace? Dove stanno?.” Papa Francesco ha fatto riferimento alla Dichiarazione di Robert Schuman del 9 maggio 1950. “‘Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche’, in quanto – parole memorabili! – ‘la pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano’”. “Penso dunque a un’Europa che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà fluida, se non gassosa. In una sorta di sovranazionalismo astratto, dimentico della vita dei popoli”.