Ucraina, giallo sulla missione di pace del Papa. Mosca e Kiev: “Non sappiamo nulla”
Francesco l'annuncia, riservandosi di parlarne più avanti, ma le parti in causa non sembrano gradire la mediazione del Vaticano
Il Cremlino “non è a conoscenza” della missione di pace del Vaticano per l’Ucraina citata da papa Francesco. Lo ha detto il portavoce Dmitry Peskov. Anche un funzionario dell’ufficio presidenziale ucraino ha detto alla Cnn di “non essere a conoscenza” di una missione di pace che coinvolga il Vaticano per il conflitto con la Russia.
“Se ci sono colloqui, stanno avvenendo a nostra insaputa” ha aggiunto la fonte, secondo quanto riporta la Cnn. Il fatto è che nel corso del viaggio di ritorno dall’Ungheria, il 1 maggio, papa Francesco ha parlato ai giornalisti di una missione riservata di pace della Santa Sede per l’Ucraina.
“Credo che la pace si fa sempre aprendo canali, mai si può fare con la chiusura” ha detto il Papa. “Invito sempre ad aprire rapporti, canali di amicizia. Questo non è facile. Lo stesso discorso l’ho fatto con Orbán e un po’ dappertutto” ha risposto il Pontefice alla domanda se i colloqui col primo ministro ungherese e col metropolita Hilarion possono favorire il dialogo con Mosca e il processo di pace nell’Ucraina che i russi hanno invaso 14 mesi fa.
Missione di pace per l’Ucraina
“Abbiamo parlato di tutte queste cose, non certo di Cappuccetto Rosso… A tutti interessa la strada della pace. Io sono disposto a fare tutto il necessario. Adesso è in corso una missione: ne parlerò quando sarà pubblica” ha cripticamente affermato il Pontefice, riferendosi a iniziative per fermare la guerra in Ucraina.
Riportare i bambini a casa
La Santa Sede, ha poi detto il Papa, sta lavorando per aiutare a portare a casa i bambini ucraini deportati in Russia così come ha chiesto il primo ministro dell’Ucraina che Francesco ha ricevuto nei giorni scorsi. “La Santa Sede ha fatto da intermediario in alcune situazioni di scambio di prigionieri e tramite l’ambasciata è andata bene. Penso che possa andare bene anche questa. È importante, la Santa Sede è disposta a farlo perché è giusto” le parole del Papa.
“È una cosa giusta e dobbiamo aiutare, affinché questo non sia un casus belli, ma un caso umano. È un problema di umanità prima di un problema di un bottino di guerra o di deportazione di guerra. Tutti i gesti umani aiutano, invece i gesti di crudeltà non aiutano. Dobbiamo fare tutto quello che umanamente è possibile, ha aggiunto il Pontefice, sempre riferendosi all’Ucraina.
Proteggere le donne in fuga dalla guerra
“Io penso anche, voglio dirlo, alle donne che vengono nei nostri Paesi: Italia, Spagna, Polonia, Ungheria, tante donne che vengono con i bambini… e stanno lottando contro la guerra. È vero in questo momento sono aiutate, ma non dobbiamo perdere l’entusiasmo di fare questo, perché se cala l’entusiasmo, queste donne rimangono senza protezione. Con il pericolo di cadere nelle mani degli avvoltoi che girano sempre cercando queste situazioni. Stiamo attenti a non perdere questa tensione di aiuto che abbiamo per i rifugiati, questo riguarda tutti“, ha ammonito. Nei giorni scorsi il Papa ha espressamente rivolto un appello dall’Ungheria a fare “sforzi creativi” per cercare a ogni costo la pace in Ucraina.