Re Carlo, l’Arcivescovo e la lite di Palazzo per il giuramento
L'Omaggio del Popolo è un'aggiunta moderna all'incoronazione non priva di insidie
Si dice che i funzionari di Buckingham Palace siano furiosi per i “fuori programma“, in particolare quello del momento in cui la Nazione dovrà giurare fedeltà a re Carlo. La cerimonia di incoronazione del nuovo sovrano, infatti, includerà il primo Omaggio del Popolo, un’aggiunta moderna che vedrà persone in tutto il Regno Unito e nei regni d’oltremare prestare giuramento al Re. Si tratta di una sostituzione dell’antichissimo Omaggio dei Pari, che in questa occasione non avrà luogo.
Nelle incoronazioni passate, infatti, tutti i “pari“ (generalmente i principali duchi del regno, n.d.r.) si inginocchiavano di fronte al sovrano per giurare fedeltà. Re Carlo III ha deciso che sarà solo il principe William a rispettare questa tradizione in veste di duca di Cambridge. Ciò toglie dall’imbarazzo il principe Andrea, duca di York, che non avrà nessun ruolo attivo durante la cerimonia, ed enfatizza il ruolo del pubblico.
La scelta, però, ha scatenato serie discussioni a Palazzo. Gli addetti ai lavori sperano che il cambiamento significativo alla cerimonia si tradurrà in un “grande grido in tutta la Nazione e in tutto il mondo di sostegno al re“. Ma i funzionari di Buckingham Palace hanno criticato aspramente questa scelta, che re Carlo avrebbe preso probabilmente con l’aiuto dell’Arcivescovo di Canterbury. Sarà proprio Justin Welby a chiedere alle persone di dire all’unisono: “Giuro che presterò vera fedeltà a Vostra Maestà e ai vostri eredi e successori secondo la legge. Quindi aiutami Dio“.
Il giuramento a re Carlo getta malcontento sull’Arcivescovo Welby
Non appena è divenuta pubblica, la notizia dell’Omaggio del Popolo ha scatenato reazioni contrastanti. Il Palazzo è stato costretto a precisare che quello di Welby sarà un “invito” e non un “obbligo”. I funzionari di Buckingham Palace, dunque, adesso temono che il giuramento dell’incoronazione possa offuscare la cerimonia. La scelta di re Carlo III e dell’Arcivescovo, dunque, potrebbe continuare a generare una polemica che getterà ombre sul lungo lavoro di preparazione dell’evento. Una fonte reale ha dichiarato al Sun: “L’arcivescovo di Canterbury è andato fuori programma su questo“. Attualmente circa il 78% degli intervistati si è dichiarato favorevole a prestare il giuramento. Ma ciò non ha comunque evitato una pioggia di critiche sulla scelta. Nella giornata di giovedì, infatti, i piani della cerimonia sono divenuti pubblici, a seguito di una lunga consultazione tra re Carlo, il Governo e l’Arcivescovo.
Ma già nella giornata di lunedì il Palazzo si è trovato costretto a chiarire la propria posizione. Un portavoce ha affermato che l’omaggio è “più che altro un invito piuttosto che un’aspettativa o una richiesta“. Le persone potrebbero unirsi se lo ritengono giusto per loro, dato che prenderebbero parte poi subito dopo all’intonazione dell’inno nazionale al grido di God Save the King. Anche se il regno respira a pieni polmoni l’euforia dell’evento storico, questa critica si aggiungerà agli altri polveroni. L’incoronazione di re Carlo e della regina Camilla, infatti, è già ampiamente sotto bersaglio a causa delle difficili dinamiche famigliari e dei costi dell’evento. L’arrivo del principe Harry (non accompagnato da Meghan Markle) solleverà nuove questioni sui rapporti del re con i figli. Dopo la cerimonia, inoltre, il Governo dovrà rendere pubblico il costo totale, rischiando di scatenare nuovi malumori.
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