Si chiama litio il nuovo oro delle miniere
Senza questo metallo non ci sono smartphone, pc, e le auto del futuro. Ecco perché la domanda e i prezzi sono schizzati in alto negli ultimi 3 anni
Secondo le più recenti ricerche di mercato la produzione di litio nel mondo triplicherà entro un paio d’anni. Questo metallo, il più leggero di tutti, è tenero, duttile e malleabile. Di color grigio argenteo, è il terzo elemento della tavola periodica e, per la sua elevata reattività, in natura non lo si trova allo stato elementare. A contatto con l’aria e l’umidità si ossida molto facilmente: diventa più scuro.
È un signore felpato e sfuggente il lito; sinuoso abbastanza da apparire delicato. Eppure è una delle materie prime oggi più importanti sulla Terra. Scoperto nel 1817 dal chimico svedese Johan August Arfwedson, lo si utilizza in vari campi: le batterie ricaricabili, per l’alimentazione di dispositivi come cellulari, tablet, notebook, e per le auto elettriche o ibride. Non solo. Il litio è importante anche a livello farmacologico: è un noto stabilizzatore dell’umore umano.
Il litio in Cile e nel mondo
Anche senza l’utilizzo medico, il solo risuonare del suo nome sta ‘stabilizzando’, per così dire, l’umore degli azionisti di molte aziende multinazionali specializzate nell’estrazione mineraria. Ma ci sono alcuni paesi, come il Cile, che adesso vogliono scommetterci sopra. Senza ulteriori indugi. O meglio, senza più concedere troppo alle aziende minerarie private.
Così il presidente cileno Boric sta varando un progetto di nazionalizzazione delle miniere di litio. Il Cile è il secondo produttore al mondo, dopo l’Australia e prima della Cina e dell’Argentina, nonché il terzo per dimensione delle riserve di litio: 9,6 milioni di tonnellate. Lo scorso anno l’industria del nuovo ‘oro’ duttile e ossidabile ha generato 9 miliardi di dollari di profitti nel paese sudamericano.
Profitti che in buona parte sono andati ad aziende private, come la cilena Sqm e la statunitense Albemarle. Queste due sole imprese, ha spiegato il giornale messicano La Jornada, producono ben un terzo di tutto il litio estratto nel mondo. Anche in Europa, e persino in Italia, si cercano giacimenti di litio: questo metallo non manca in Sardegna, nel Lazio e in Toscana, per esempio.
Corsa alla smart energy
Ricerche di mercato prevedono entro il 2030 enormi guadagni per i produttori di litio e tutta la filiera che conduce alla realizzazione dei veicoli elettrici in Europa, negli Stati Uniti e prima ancora in Cina. È infatti il Dragone la patria dei servizi di smart energy per le auto e non solo. Nel futuro prossimo sempre più elementi della nostra vita quotidiana si alimenteranno con l’energia (presunta) pulita: le case, i luoghi di lavoro, i trasporti. Molti investimenti saranno destinati alla costruzione delle infrastrutture, e dunque è probabile che serviranno reti di stazioni di ricarica rapida da oltre 150 kilowatt in corrente continua.
Per questo svolgeranno un ruolo sempre più importante le batterie agli ioni di litio. Cioè le batterie ricaricabili. Quelle che usiamo ogni giorno, sui cellulari. E anche sulle sempre meno rare auto elettriche (sebbene costino ancora molto). La domanda di litio, ricordava Repubblica già lo scorso anno, è aumentata drasticamente, così come il suo prezzo. In Cina è cresciuto del 126%. Tre anni fa, nel 2020, una tonnellata costava 7mila dollari, oggi 80mila, oltre 11 volte di più.
La Cina è fra i maggiori esportatori di auto elettriche, i cui listini di prezzo difficilmente si abbasseranno sul breve termine. E per il momento i costruttori non hanno alternative se non dipendere quasi interamente dai servizi offerti dalla Cina. Non esistono quasi, sul mercato italiano, auto elettriche sotto i 20mila euro, a parte la Spring di Dacia. È probabile che in futuro dovremo dimenticarci di veicoli a prezzo economico.
Litio, i conti li paga la Terra
Ma qual è il costo ambientale di una scelta apparentemente ‘green‘ di energia pulita? Secondo il vostro meccanico di fiducia è alto: non vi consiglierà per il momento di comprare veicoli elettrici, dato che lo smaltimento dei “treni” di batterie al litio è al momento molto difficile. E sui social media gli scettici della green economy avvertono: per estrarre e produrre litio occorre consumare quantità talmente ingenti di acqua che il pianeta rischia di esserne fortemente danneggiato. Economia verde e pulita ma a prezzo della distruzione delle risorse idriche già scarse. Ne vale la pena?