L’ad Rai Carlo Fuortes si è dimesso. Tutto pronto per Roberto Sergio
Per il ruolo di direttore generale scalda i motori Giampaolo Rossi. Polemica sul posto 'ad hoc' per Fuortes al San Carlo di Napoli
L’amministratore delegato Rai, Carlo Fuortes, in carica dal 2021 per volere del Governo Draghi, ha comunicato l’8 maggio le sue dimissioni. Il motivo ufficiale? Ritiene di essere al centro di uno scontro politico irricevibile. Ma i motivi sostanziali, secondo molti, sarebbero altri: future posizioni di potere e prestigio a vantaggio dello stesso Fuortes.
Da sempre il ruolo di capo del servizio radiotelevisivo pubblico è delicato e molto ambito, nell’ambito delle nomine ai vertici degli enti pubblici. Sia da parte dei governi che dei partiti politici che di volta in volta li sostengono.
E il Governo Meloni vuole piazzare i suoi uomini, effettuando il cosiddetto spoils system, come i suoi predecessori. Sulla decisione di dimettersi, non un fulmine a ciel sereno, Fuortes ha affermato: “Da decenni lavoro nell’amministrazione pubblica e ho sempre agito nell’interesse delle istituzioni che ho guidato. Ho privilegiato il beneficio generale della collettività rispetto a convenienze di parte.”
Fuortes contro il suo Cda
“Nel primo anno di lavoro con il Governo Draghi – ha aggiunto l’ad dimissionario – il Consiglio di amministrazione ha raggiunto grandi risultati per l’Azienda”. Malgrado ciò, spiega ancora Carlo Fuortes “dall’inizio del 2023 sulla carica da me ricoperta e sulla mia persona si è aperto uno scontro politico che contribuisce a indebolire la Rai. Allo stesso tempo ho registrato all’interno del Consiglio di amministrazione il venir meno dell’atteggiamento costruttivo che lo aveva caratterizzato, indispensabile alla gestione della prima azienda culturale italiana. Ciò minaccia di fatto di paralizzarla, non mettendola in grado di rispondere agli obblighi e alle scadenze della programmazione aziendale. Con il rischio di rendere impossibile affrontare le grandi sfide del futuro della Rai.”
“Non ci sono più le condizioni”
Nelle prossime settimane il Cda deve deliberare, prosegue Fuortes nella sua nota, “i programmi dei nuovi palinsesti ed è un dato di fatto che non ci sono più le condizioni per proseguire nel progetto editoriale di rinnovamento che avevamo intrapreso nel 2021. Non posso, pur di arrivare all’approvazione in Cda dei nuovi piani di produzione, accettare il compromesso di condividere cambiamenti – sebbene ovviamente legittimi – di linea editoriale e una programmazione che non considero nell’interesse della Rai. Ho sempre ritenuto la libertà delle scelte e dell’operato di un amministratore un elemento imprescindibile dell’etica di un’azienda pubblica. Il mio futuro professionale – di cui si è molto discusso sui giornali in questi giorni, non sempre a proposito – è di nessuna importanza di fronte a queste ragioni e non può costituire oggetto di trattativa. Prendo dunque atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato.”
Il decreto del Governo Meloni
Nei giorni scorsi il Governo Meloni ha portato in Consiglio dei Ministri un decreto che secondo alcuni osservatori è all’origine del gesto odierno di Fuortes, ossia le sue dimissioni dai vertici Rai. Le nuove norme contengono i limiti di età per i direttori stranieri di teatri e fondazioni liriche. Un decreto discusso e considerato da molti come un via libera per aprire la strada al passaggio dello stesso Fuortes, 63 anni, nominato dal Governo Draghi, alla direzione del Teatro San Carlo di Napoli, dove l’attuale sovraintendente Stephane Lissner ha ormai compiuto 70 anni e sta dando battaglia legale per non farsi scalzare dal suo posto grazie alle norme del nuovo decreto.
Un’interpretazione che indica nel decreto una sorta di norma ad personam per Fuortes. Indirettamente, il dimissionario amministratore della Rai smentisce. Laddove afferma, come sopra riportato, che “il mio futuro professionale (…) è di nessuna importanza (…) e non può costituire oggetto di trattativa.” È adesso attesa la nomina del successore di Carlo Fuortes: Roberto Sergio, attuale direttore delle Radio Rai, considerato in quota Fratelli d’Italia. A seguire l’arrivo a Viale Mazzini anche di Giampaolo Rossi, intellettuale meloniano, come direttore generale.