Durissima polemica per un’intervista a Repubblica di Luca Barbareschi sulle molestie sessuali alle attrici, denunciate più spesso che in passato anche in Italia, nell’ambito del movimento internazionale #MeToo arrivato dall’America.
“Le attrici che denunciano le molestie sono in cerca di pubblicità” è il concetto chiave espresso senza tanti mezzi termini dal regista e attore, nonché direttore del Teatro Eliseo di Roma.
Le parole di Barbareschi
Barbareschi, 66 anni, ha commentato il fenomeno del #MeToo italiano. Parole contro il ‘politicamente corretto’ ma anche brutali che non hanno lasciato indifferente Amleta. Si tratta dell’associazione che, citata dallo stesso artista, si batte contro la discriminazione e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo. E che ha replicato seccamente a quanto affermato da Barbareschi.
“A me viene da ridere, perché alcune di queste non sono state molestate – ha dichiarato l’attore a Repubblica – o sono state approcciate malamente, ma in maniera blanda, non cose brutte. Alcune di queste andrebbero denunciate per come si sono presentate (a colloqui di lavoro, n.d.r.), sedendo a gambe larghe: ‘Ciao, che film è questo?’ Barbareschi, ancora nell’intervista concessa a Repubblica, ha sottolineato come “Amleta dovrebbe essere ‘largo’, riguardare non solo le attrici, che sono una piccola comunità. Il problema delle molestie è grave e generale. Riguarda la commessa del supermercato che deve subire per non perdere il posto.”
L’artista – che sta girando il film The Penitent, ispirato alla figura dello psicologo canadese Jordan Peterson – sostiene di aver “trovato giusto il pensiero” di Amleta, ma che poi “è diventato qualcosa di modaiolo“. Luca Barbareschi non ha poi esitato a raccontare le violenze che ha subito da bambino. “Io sono stato un bambino molestato, mi hanno abusato dagli 8 agli 11 anni i preti gesuiti a Milano. Mi chiudevano in una stanza, uno mi teneva fermo e l’altro mi violentava. Ho fatto una legge su questa cosa qui (è stato deputato del Centrodestra dal 2008 al 2013, n.d.r.). “Sono stato omosessuale” ha detto ancora Barbareschi, il quale ritiene che “l’omosessualità sia un adattamento” con cui in alcuni periodi della sua vita ha fatto fronte a delle “problematiche“.
La replica di Amleta
Le attrici che fanno parte del collettivo Amleta hanno replicato con un lungo post diffuso sui social, in cui si legge: “In una riga Barbareschi liquida come ‘una carrellata di finte denunce‘ quelle venute alla luce grazie al lavoro di Amleta. Barbareschi forse si crede Dio e la sua esperienza e il suo percepito vengono da lui confusi con la verità per tutti e tutte noi. Noi al contrario abbiamo verificato che le donne che si decidono a denunciare hanno elementi, prove, testimonianze che confermano quello che dicono. Lo stereotipo che le donne mentano è molto radicato e di solito è alimentato da chi vuole mantenere intatto un sistema di potere e di oppressione. Non è basato su un’analisi della realtà ma sul nulla“.
Le artiste denunciano per farsi pubblicità? “Non esiste un’attrice che sia diventata famosa denunciando una violenza. Al contrario” risponde Amleta. “L’esposizione in quest’ambito è un atto di grande coraggio e generosità verso tutte le altre. Un’attrice che si espone è consapevole di correre un grande rischio, è proprio per questo che riusciamo a procedere con le denunce soltanto nel 5% dei casi. Ma anche questo tabù si sta infrangendo.”
“Sempre più donne si espongono, perché vogliono proteggere anche tutte le altre e sono protette da tutte le altre. Non ci potete zittire tutte”. Amleta conclude chiedendo “l’introduzione del reato di molestia sessuale sui luoghi di lavoro, uno strumento che sarà fondamentale per tutte le lavoratrici di tutte le professioni. I diritti delle donne sono diritti umani.” Negli Stati Uniti, intanto, va avanti la vicenda processuale di Harvey Weinstein, l’ex ‘re’ dei produttori hollywoodiani travolto da condanne per violenze su varie attrici. È dalle accuse a questo personaggio che è cominciato il movimento #MeToo.