Namida: “Noi giovani dobbiamo fare qualcosa di più”
Mentre l'artista sta lavorando al suo primo album in studio, arrivano i nuovi singoli
Giovanissima, ma già con le idee chiare sul suo futuro musicale. Claudia Pregnolato, in arte semplicemente Namida, ha sempre inseguito la sua passione per la musica e adesso è a un passo dal pubblicare il primo album della sua carriera. Noi di VelvetMAG l’abbiamo voluta incontrare per rivelare qualcosa in più sul suo nuovo progetto.
Classe 2000, Namida ha iniziato a scrivere musica quando aveva solo 20 anni, ma ha già le idee molto chiare su ciò che avrebbe voluto fare del suo percorso artistico. Un’artista che non ha paura di dire ciò che pensa e che, per questo, si è affidata a un genere che la rispecchia in ogni sua caratteristica, il punk rock. La cantante si racconta in esclusiva a VelvetMAG con uno sguardo al passato e uno al futuro, in attesa del suo nuovo e primo album in studio.
Una cantautrice punk rock dal sapore internazionale. Namida vuole dire ciò che pensa e lo fa nel modo in cui gli viene meglio, attraverso la sua musica. L’artista ha pubblicato il nuovo singolo lo scorso 14 aprile, Figli dei fuori. Un’anticipazione di cosa sarà il suo primo album in studio. La cantante negli ultimi anni si è concentrata molto sulla sua scrittura e sul suo percorso artistico in generale, arrivando finalmente a un passo dalla sua prima uscita discografica. Un disco che parlerà certamente di temi sociali, spesso ricorrenti nelle sue canzoni, con uno sguardo di speranza per il futuro della sua generazione.
Noi di VelvetMAG l’abbiamo voluta incontrare prima dell’album per scoprire i suoi progetti futuri. E non manca nemmeno qualche anticipazione sul nuovo disco in uscita.
Intervista esclusiva a Namida su VelvetMAG
Sei giovanissima, ma determinata a seguire la tua passione per la musica. Quando è scoppiata?
Ho sempre amato la musica. Nella mia famiglia abbiamo sempre ascoltato molta musica e io cantavo sempre nella mia cameretta. Negli anni ho fatto anche qualche concorso, ma ancora del tutto inconsapevole, fino a 18 anni quando ho incontrato il mio manager. Da lì è iniziato ufficialmente il mio percorso e ho iniziato a pensare a uno vero e proprio artistico. Negli ultimi due anni mi sto concentrando molto sulla mia scrittura, sul mio percorso artistico in generale. Diciamo, non c’è mai stata una vera e propria scintilla, ma è stata più una presa di consapevolezza.
Perché hai scelto questo nome d’arte?
L’ho scelto un po’ per caso, ma mi è subito piaciuto. Di solito il nostro nome ce lo scelgono i nostri genitori, invece, scegliere il proprio nome d’arte è una cosa che puoi fare in autonomia. Mi piaceva, l’ho sentito subito mio. Adesso se mi chiami Namida o mi chiami Claudia per me è uguale, è come se avessi un secondo nome.
Nell’era del rap, che spopola tra i tuoi coetanei, tu hai scelto il punk rock. Perché? Chi ti ha ispirato?
Sicuramente, mi ha ispirato molto la mia famiglia, mia sorella soprattutto. Sono cresciuta ascoltando questo genere e mi è sempre piaciuto. Ascoltavo molto i Green Day, i Blink 182 e tutta la scena Anni ’90 e Duemila. In questo momento, lo vedo come un genere che non ha paura di dire le cose in faccia, quindi sento che rispecchia quello che voglio dire. Quando ho iniziato a scrivere avevo 20 anni e adesso ne ho 23, noi giovani a quell’età siamo sempre un po’ arrabbiati e abbiamo bisogno di sfogarci in qualche modo per incanalare tutta questa rabbia. Io penso di farlo anche con messaggi positivi.
Nel corso della tua giovane carriera hai partecipato a tantissimi concorsi musicali – dal Festival di Castrocaro e Area Sanremo – raggiungendo importanti risultati. Cosa ti hanno lasciato queste esperienze?
Da poco é uscito il tuo ultimo singolo, Figli dei fuori: un richiamo agli Anni ’70, ma soprattutto un invito per i giovani ad emulare chi li ha preceduti, senza temere. Tu condividi la loro stessa paura per il futuro?
Il singolo anticipa il tuo primo album in lavorazione. Cosa vuoi trasmettere e quali sono i temi che toccherai?
Certamente, temi sociali perché quasi tutti i miei brani parlano di questo. Però anche molto della mia vita, di quello che mi circonda, dei miei coetanei, dei miei amici. Io parlo un po’ di tutto, di quello che vedo e mi colpisce. Anche di una persona per strada che penso che potrebbe avere una storia particolare. Sicuramente, ci sarà tanta energia dentro l’album, ma ci saranno anche degli attimi di relax e soprattutto riflessione.
Pensi che dopo l’uscita del tuo album ci saranno date live per incontrare il pubblico?
L’unica cosa certa che so è che partirà a breve il tour estivo, che presto annunceremo nel dettaglio sui social. Poi dopo l’estate quando uscirà l’album sicuramente ci saranno degli incontri in live con il pubblico.
Salutiamo i lettori di VelvetMAG e svelaci il tuo sogno nel cassetto e la collaborazione dei tuoi sogni.
La collaborazione dei miei sogni cambia un po’ di giornata in giornata, per oggi direi Lenny Kravitz e uno italiano potrebbe essere Salmo, ma anche Tananai. Il mio sogno nel cassetto è proprio fare questo mestiere. Già è un sogno quello che sto vivendo, quindi non svegliatemi!