Non si fermano neppure all’indomani delle elezioni comunali del 14 e 15 maggio le fughe da Azione dei dirigenti del partito di Carlo Calenda. Ma non per il risultato dell’ultima competizione in calendario (ci sono ancora i ballottaggi, e nelle regioni a statuto speciale si voterà al primo turno il 28 e 29 maggio).
È piuttosto la rottura con Italia Viva e la sepoltura senza resurrezione del Terzo Polo che avrebbe dovuto rivoluzionare la politica italiana, a far esplodere il malcontento e ‘sacche’ di ribellione in Azione.
“Azione partito isolazionista”
L’ultimo addio ad Azione riguarda 38 componenti del direttivo provinciale di Modena, tra cui Pietro Borsari, segretario del partito nella città emiliana. “Non ci sentiamo più rappresentativi di un partito che, pur essendo nato con l’obiettivo di essere forza aggregatrice liberaldemocratica e riformista, ha deciso di adottare una linea isolazionista” recita una nota. “Sentiamo di aver profuso energie, entusiasmo e impegno in un progetto che ha smarrito la sua vocazione originaria. È impossibile per noi continuare a rappresentare questo partito sul territorio.”
È tempo di fuga dei centristi riformisti e dei liberali progressisti. Dal Partito Democratico si stanno allontanando in tanti, ultimo fra i big Carlo Cottarelli, economista di fama internazionale, che ha deciso tout court di dimettersi da senatore. Ma il caso di Azione è ancora diverso. L’ultima fuga in corso dei 38 dirigenti modenesi segue il caso clamoroso della presentazione in conferenza stampa da parte di Matteo Renzi, il 16 maggio, di due politiche calendiane passate ‘armi e bagagli’ a Italia Viva.
Emilia-Romagna, crocevia di addii
Si tratta di Naike Gruppioni, imprenditrice bolognese eletta deputata nelle file di Azione alle politiche del 25 settembre scorso e di Giulia Pigoni, di Sassuolo, consigliera regionale che si è dimessa da segretaria di Azione in Emilia Romagna. Pigoni era diventata il braccio destro sul territori di Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera, sottolinea online il Corriere della Sera. Entrambe le politiche avevano espresso, nell’ultimo periodo, dissenso verso la linea di Carlo Calenda. Adesso però ad andarsene è stato anche il segretario di Azione a Firenze, l’imprenditore Franco Baccani, che in una nota ha formalizzato il passaggio al partito di Renzi.
Ma a scegliere la rottura verso l’ex ministro è anche Gianluca Susta, che nelle ultime ore ha abbandonato il ruolo da segretario regionale in Piemonte. “Resto nel partito perché ne condivido i valori. Non sono però d’accordo con la linea di rottura con Italia Viva perché sostengo la necessità di una ricomposizione dell’area liberal democratica. E quindi ritengo di non essere la persona più adatta a rappresentare la linea del partito sul territorio.”
Che fine ha fatto il Terzo Polo?
Malgrado la separazione, Calenda e Renzi non hanno ancora formalizzato il divorzio politico e dunque la fine del Terzo Polo, un progetto sul quale hanno ricevuto la fiducia dell’8% degli elettori recatisi alle urne alle ultime elezioni politiche: milioni di cittadini. Alle ultime amministrative Azione e Italia Viva hanno corso assieme e i gruppi parlamentari comuni non sono disciolti. Il 24 maggio Carlo Calenda e Matteo Renzi si ritroveranno ancora un volta a condividere lo stesso palco. L’occasione sarà la tappa romana, al teatro Eliseo, del partito europeo Renew Europe con il presidente Stéphane Séjourné – il fedelissimo francese di Macron che ha attaccato Giorgia Meloni sui migranti – e il vice Abir Al-Sahlani. Le apparenze non ingannino perché nessuno dei due leader del fu Terzo Polo “starà sereno“.