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La Cina sprona l’Ucraina a colloqui di pace, gli Usa non vogliono mandare gli F16

Kiev sotto pressione: sia Pechino che Washington, che possono tirare i "fili" della guerra, mandano segnali a Zelensky

Il leader del G7 – i paesi più industrializzati dell’Occidente – discutono in Giappone di un vertice di pace sull’Ucraina. Contemporaneamente l’inviato speciale cinese per gli Affari eurasiatici, Li Hui, ha visitato Kiev. E ha “esortato tutte le parti a creare le condizioni per i colloqui di pace“, come ha riferito una nota del ministero degli Esteri di Pechino.

La Cinaè disposta a sollecitare la comunità internazionale affinché formi il massimo comune denominatore per risolvere la crisi ucraina“. Continua intanto la serie di attacchi aerei russi su Kiev. La capitale dell’Ucraina è colpita “senza precedenti per potenza, intensità e varietà” secondo quanto riferisce su Telegram il capo dell’amministrazione militare Serhiy Popko.

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Incontro a Kiev fra delegati ucraini e cinesi. Foto Ansa/Ministero Esteri Ucraina

La Cina e l’Ucraina

L’inviato speciale della Cina Li Hui ha detto a Kiev che “non esiste una panacea per risolvere la crisi” e ha rilanciato l’invito a Ucraina e Russia a impegnarsi in colloqui per porre fine alla guerra. Li Hui ha incontrato il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba e altri esponenti del Governo. Si tratta della visita a più alto livello che la Cina abbia mai effettuato nel Paese dall’inizio della guerra nel febbraio 2022. Nei suoi colloqui con i funzionari ucraini, tra cui Kuleba, Li ha aggiunto che la Cina “continuerà a fornire assistenza all’Ucraina nei limiti delle sue possibilità“.

Le forze russe continuano a concentrare le loro operazioni offensive nelle direzioni di Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Maryinka. I soldati dell’Ucraina continuano invece l’avanzata, in termini di poche decine di metri al giorno, in direzione di Bakhmut e avrebbero ucciso in battaglia 130 soldati nenici. Lo ha detto il rappresentante del gruppo orientale delle forze armate ucraine Sergey Cherevaty come riporta Ukrainska Pravda.

Gli Usa non vogliono mandare gli F16

Dal lato degli alleati dell’Ucraina si registra invece una forte riluttanza degli Stati Uniti ad approvare qualsiasi trasferimento dei potenti aerei da combattimento multiruolo  F-16 a Kiev. Tanto che “ai piloti ucraini attualmente non è nemmeno permesso di addestrarsi sugli F-16 di proprietà degli stati europei“. Sono affermazioni che ha fatto al New York Times un alto funzionario ucraino, parlando sotto anonimato. L’amministrazione Biden, che deve approvare qualsiasi trasferimento degli aerei di fabbricazione americana, non è convinta che l’Ucraina abbia bisogno dei costosi jet. La riluttanza americana a consentire l’addestramento limita una nuova coalizione europea per aiutare Kiev a ottenere e far volare questi aerei, malgrado l’impegno britannico nel sostegno militare ribadito a Zelensky il 15 maggio.

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Un caccia F16 americano ad Amendola (Foggia). Foto Ansa/Giuseppe Lami

Crimea, deraglia treno: “Attentato

In un’altra area calda del conflitto, la Crimea annessa alla Russia dal 2014, un treno merci carico di cereali è deragliato. “Alcuni vagoni di grano sono deragliati nel distretto di Simferopol. Nessuno è rimasto ferito” ha dichiarato il capo dell’amministrazione locale, Sergei Aksyonov, su Telegram. Per la Russia si tratta di un deliberato attacco di sabotatori ucraini. Laconica la replica riportata da Bbc Ucraina del rappresentante dell’intelligence militare ucraina, Andrey Yusov. “Quei binari – ha detto – sono probabilmente utilizzati per trasportare anche armi, veicoli blindati e tutti gli altri mezzi utilizzati nella guerra di aggressione. Pertanto, è abbastanza naturale che questi binari si siano guastati e siano ora fuori servizio per qualche tempo“.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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