Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, visiterà martedì prossimo 30 maggio le zone dell’Emilia Romagna colpite dall’alluvione. Nel corso della visita, che riguarderà diverse località, incontrerà in mattinata a Forlì i soccorritori e la cittadinanza.
Nel pomeriggio – si è appreso al Quirinale – avrà luogo l’incontro a Faenza con i sindaci. Il capo dello Stato aveva finora fatto sapere tramite i suoi collaboratori che non si sarebbe recato nelle zone del disastro se non quando avesse avuto la certezza di “non intralciare i soccorritori“. Martedì 30 maggio saranno passate due settimane dall’alluvione.
Mattarella dopo Meloni e von der Leyen
Un tempo che il Quirinale stima congruo per l’organizzazione, non semplice, di un viaggio presidenziale. Mattarella arriverà in Romagna dopo che già vi si sono recati, oltre al presidente della Regione, Stefano Bonaccini, la premier Giorgia Meloni, due volte, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Sergio Mattarella non interverrà sulle questioni più scottanti relative ai piani di ricostruzione del post alluvione, ma potrebbe esercitare la sua moral suasion. Come ormai abitualmente fa, caratterizzandosi per uno dei presidenti della Repubblica non solo più longevi (è al secondo mandato) ma anche più interventisti – con rigore e nel rispetto delle prerogative costituzionali degli organi dello Stato – nella rissosa e congestionata politica italiana.
La nomina del Commissario
Non sfugge al capo dello Stato che la nomina del Commissario governativo all’emergenza e alla ricostruzione sta diventando un tormento per le forze politiche. È in corso un braccio di ferro tra Stefano Bonaccini, il governatore, nonché presidente del PD, e la premier Meloni che deve tenere conto dell’ostilità di Fratelli d’Italia e della Lega sul nome del presidente dell’Emilia Romagna. Ecco perché il Governo prende tempo.
Dopo il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, due giorni fa (“la nomina del Commissario non è all’ordine del giorno), il 27 maggio il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, ha detto che il Commissario lo si nominerà “al momento opportuno. Adesso serve affrontare il tema emergenza, avete visto quello che sta accadendo anche dal punto di vista sanitario. Faremo tutto ciò che serve“.
Mattarella ha ben presente, inoltre, come il Governo Meloni stia cercando di reperire più fondi possibile, nel minor tempo possibile, per l’Emilia Romagna alluvionata. “Abbiamo trovato in pochi giorni 2 miliardi, arriveranno fondi europei, ci sono poi i fondi del PNRR per la risistemazione del Po” ha sottolineato Tajani da Napoli. “Tutto quello che deve essere fatto sarà fatto. Abbiamo messo a disposizione delle imprese, quelle che esportano e sono tante, 705 milioni di euro soltanto con l’organizzazione ministero degli Esteri e del Commercio internazionale, con soldi che possono essere erogati immediatamente. La riposta da parte del Governo è stata immediata, efficace e continueremo ad andare avanti. Serviranno altri soldi“.
Mattarella a Firenze e Barbiana
Il presidente della Repubblica arriverà in Romagna dopo un impegnativo fine settimana. Che lo ha visto a Firenze per i 30 anni dalla strage mafiosa di Via de Georgofili, e a Barbiana, nel Mugello, il minuscolo paese di case sparse in cui operò don Lorenzo Milani, inventore della cosiddetta scuola di Barbiana per i bambini delle montagne costretti a lavorare.
Di don Milani ricorrevano il 27 maggio i 100 anni dalla nascita (morì nel 1967 a 44 anni). “La scuola di Barbiana durava tutto il giorno – ha ricordato Mattarella – cercava di infondere la voglia di imparare, la disponibilità a lavorare insieme agli altri. Cercava di instaurare l’abitudine a osservare le cose del mondo con spirito critico. Senza sottrarsi mai al confronto, senza pretendere di mettere a tacere qualcuno, tanto meno un libro o la sua presentazione. Insomma, invitava a saper discernere“.
L’esempio di don Milani
Don Milani, ha detto ancora Mattarella, è stato “un grande italiano che, con la sua lezione, ha invitato all’esercizio di una responsabilità attiva. Il suo ‘I care’ (‘mi sta a cuore’, il motto della scuola di Barbiana, ndr.) è divenuto un motto universale. Il motto di chi rifiuta l’egoismo e l’indifferenza. A quella espressione se ne accompagnava un’altra. Diceva: “Finché c’è fatica, c’è speranza“. “La società, senza la fatica dell’impegno, non migliora. Impegno accompagnato dalla fiducia che illumina il cammino di chi vuole davvero costruire. E lui ha percorso un vero cammino di costruzione.”