Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà a Firenze, nel pomeriggio del 27 maggio per commemorate i 30 anni dalla strage mafiosa di via dei Georgofili. Alle 1.04, ora dell’esplosione dell’autobomba, come sempre in città si è svolto il ricordo dei fiorentini, in corteo fino alla Torre dei Pulci.
Nelle notte del 27 maggio 1993 un furgoncino Fiat Fiorino carico di circa 250 chili di esplosivo saltò in aria, comandato a distanza, sul retro degli Uffizi. E squarciò l’antica Torre dei Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili, e dell’abitazione della famiglia dei custodi.
Georgofili, le vittime
Morirono il vigile urbano Fabrizio Nencioni, 39 anni, la moglie Angela Fiume, 31 anni, custode dell’Accademia, le loro figlie Caterina – di appena 50 giorni – e Nadia, 9 anni, lo studente Dario Capolicchio, 22 anni che abitava in un palazzo di fronte. Tutti uccisi dallo scoppio dell’autobomba di Cosa Nostra. Ci furono inoltre 48 feriti e danni ingenti alle opere d’arte degli Uffizi.
La manifestazione con centinaia di persone, partita da Piazza della Signoria, è culminata con la deposizione di una corona nel punto dell’esplosione. Il suono della Martinella, la campana civica fiorentina, e l’esecuzione del Silenzio hanno accompagnato la cerimonia a cui hanno assistito, fra le autorità politiche, il sindaco Dario Nardella, il presidente della Regione Eugenio Giani, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Dopo un momento di raccoglimento, c’è stato un lungo applauso. Presenti familiari delle vittime, esponenti delle istituzioni e della magistratura, e moltissimi cittadini che hanno seguito il corteo aperto dal Gonfalone della città.
Il corteo ha proseguito per il piazzale degli Uffizi. Lì si è svolto un altro omaggio, quello alla Quarto Savona Quindici: l’auto di scorta al giudice Falcone nella strage di Capaci, esposta a Firenze in questi giorni. “La mafia c’è ancora, oggi si annida e attecchisce dove c’è economia sana. La battaglia non è finita e va portata avanti proprio per le nuove generazioni” ha detto il sindaco Nardella.
“Pensavamo a una fuga di gas”
“Avevamo titolato, su La Nazione, che c’era stata, alle 1,04 di quel 27 maggio 1993, un’esplosione di gas in via dei Georgofili” ricorda su Firenzepost Sandro Bennucci, direttore della testata ed ex caporedattore della Nazione. “Un caso doloroso, ma spiegabile. La realtà la scoprii intorno alle 7,30 della mattina quando, appena arrivato sul Piazzale degli Uffizi, vidi uscire dalla porta dell’Accademia, coperti di polvere, Elveno Pastorelli, capo della Protezione civile, e Sandro Federico, capo della Mobile. Quasi in coro mi dissero: ‘Macché fuga di gas, hanno messo il tritolo. Un Fiorino carico di tritolo fatto esplodere a distanza’. Era stata la mafia. Inebetito e incredulo chiamai il giornale…”
Chi sono i veri mandanti?
“Nella tragedia avemmo la fortuna di avere in città magistrati coraggiosi“ ha dichiarato il presidente della Toscana Giani, all’epoca assessore comunale. “Le loro indagini portarono a scoprire i nomi che ancora oggi ritornano, su tutti quelli di Totò Riina e di Matteo Messina Denaro. Le loro ricostruzioni già nel processo di Firenze delinearono con le condanne le responsabilità di Cosa Nostra. Giustizia venne fatta anche se i mandanti restano ancora in ombra“.
Il boss Messina Denaro tace
Secondo Luigi Dainelli, zio delle bambine Nencioni, cognato dei loro genitori, “con gli ergastoli si raggiunse gran parte della verità” sull’attentato di via dei Georgofili, “ma mancano i mandanti che hanno suggerito questi obiettivi fuori dalla Sicilia. Secondo me sarà difficile raggiungerli specie finché saranno in vita coloro che sono collusi. Io speravo che con la sua cattura, Messina Denaro decidesse di parlare, ma non lo fa e mi sembra difficile che lo farà“.
La pista indicata da Report
Nell’ultima trasmissione di Report sulla Rai, un servizio sull’attentato, del giornalista Paolo Mondani, fa intravedere una possibile pista sconvolgente. Dall’intervista di un ex agente di polizia giudiziaria emerge la possibilità che il vero obiettivo dell’autobomba non fossero gli Uffizi ma esattamente ciò che si trovava all’interno della Torre dei Pulci, ossia l’Accademia dei Georgofili, forse in mano alla massoneria, e un centro di indagini climatologiche satellitari, forse collegato ai servizi segreti.
Insomma, afferma la fonte di Report, poteva essere che l’Accademia dei Georgofili in mano alla massoneria fosse diventata il bersaglio di una massoneria collegata alla mafia, di una “mente criminale più raffinata” di quella dei ‘semplici’ mafiosi. Si spiegherebbe anche così perché fra i 250 chili di esplosivo dell’autobomba siano state trovate tracce non soltanto del tritolo messo da Cosa Nostra ma anche di T4: esplosivo militare difficile da reperire inserito da mani esterne alla mafia.