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Spagna, si dimette il premier Sanchez: elezioni anticipate a luglio

Il Partito Socialista travolto alle amministrative dal Partito Popolare e dall'estrema destra di Vox, per cui Meloni fece un comizio nel 2021

La Spagna volta pagina e va a elezioni generali anticipate il prossimo 23 luglio (erano previste a dicembre). È la conseguenza delle dimissioni che il primo ministro socialista Pedro Sanchez ha rassegnato il 29 maggio dopo il tracollo elettorale alle amministrative di domenica 28 maggio.

In discorso televisivo, Sanchez ha annunciato di aver comunicato al re Felipe VI, capo dello Stato, la sua “decisione di sciogliere il Parlamento e di procedere alla convocazione delle elezioni generali” che si terranno “domenica 23 luglio.Pedro Sanchez spera così di compattare le sinistre e di avere qualche possibilità in più di contrastare l’avanzata delle destre.

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Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez annuncia le elezioni generali anticipate per il 23 luglio. Foto Ansa/Epa/Moncloa Borja Puig de la Bellacasa

La sconfitta dei socialisti in Spagna

Una sconfitta inattesa e dirompente quella dei socialisti. Il Partito socialista del premier Pedro Sanchez ha perso praticamente tutti i posti chiave nei governi regionali delle Comunità Autonome (paragonabili, anche se solo in parte, alle nostre regioni) e delle principali città. Fra cui la Comunità Valenciana, l’Extremadura e Siviglia, sottolinea Agi. Ha messo a segno un risultato molto buono soltanto nella Comunità della Castilla-La Mancha.

I sondaggi sono stati almeno in parte smentiti clamorosamente: davano i blocchi di destra e di sinistra vicini per consensi ma non è stato così. Il Partito popolare ha messo ko il Psoe, che in queste elezioni ha perso 6 dei 9 governi regionali che guidava (Comunità Valenciana, Estremadura, Aragona, Baleari, Canarie e La Rioja) e 15 dei 22 capoluoghi di provincia.

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Le Comunità Autonome della Spagna. Foto mercatiaconfronto.it

Successo del Partito Popolare

Insomma, un disastro. “Abbiamo ottenuto una chiara vittoria e la Spagna ha mosso i primi passi verso una nuova era politica“, ha esultato il leader del Partito Popolare, Alberto Nunez Feijoo. Uno “tsunami” di destra si è abbattuto su “tutte le regioni della Spagna“, ha detto Javier Lamban, il leader socialista dell’Aragona che ha perso il seggio a favore del PP. “Siamo di fronte a un’innegabile ondata di destra in Spagna guidata da Partito popolare e Vox“, ha concordato Miguel Angel Revilla, che anche lui ha perso la carica di capo del governo regionale della Cantabria.

Vox, la destra si prende la Spagna?

Vox è un partito di estrema destra nazionalista. Lo stesso per il quale Giorgia Meloni, non ancora premier, si recò in Spagna – nel 2021 – a fare un comizio di supporto dai toni particolarmente accesi. Lo scorso anno, dopo la vittoria alle elezioni politiche italiane del 25 settembre, Meloni mandò un videomessaggio a supporto di un altro comizio di Vox. Secondo gli analisti, il Partito popolare sarà in grado di governare nelle 6 regioni conquistate soltanto grazie al sostegno, se lo avrà, dell’estrema destra.

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La presidente regionale della Comunità di Madrid, Isabel Díaz Ayuso e il sindaco di Madrid Jose Luis Martinez-Almeida. Foto Ansa/Epa Juanjo Martin

Vox, terzo partito in Parlamento, spera così di diventare un partner indispensabile per i popolari. Sia a livello regionale che, in definitiva, a livello nazionale. Una situazione diversa c’è però nella capitale Madrid, dove i candidati del Partito Popolare, Isabel Diaz Ayuso e José Luis Martinez-Almeida, governeranno, rispettivamente, la Comunità Autonoma e la città con la maggioranza assoluta. Vox è rimasto a bocca asciutta. I partiti Màs Madrid e PSOE (Partito Socialista) hanno faticato. Podemos, invece, è praticamente scomparso dai radar. Isabel Ayuso ha raggiunto l’obiettivo di governare senza dipendere da Vox e ha vinto con una comoda maggioranza assoluta, 71 seggi e oltre il 47% dei voti, 6 seggi in più rispetto a quelli ottenuti alle elezioni del maggio 2021.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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