Berlusconi: la storia di un numero uno da battere
Il personaggio, le sue battaglie nell'arena politica e il successo mediatico ed elettorale
Indipendentemente dall’estrazione politica, oggi con la morte di Silvio Berlusconi se ne va un pezzo di storia italiana e non solo. La sua scomparsa segna inevitabilmente la fine di un’era.
Il personaggio Berlusconi è stato senza alcun dubbio trascendentale, andando ben aldilà della politica. Incarnando un simbolo per l’italiano medio e il successo Made in Italy in tutto il mondo, come forse solo l’avvocato Agnelli prima di lui era riuscito a fare prima.
Berlusconi: vent’anni nell’arena politica
In un Italia di fine Anni Novanta in profonda stagnazione economica e tramortita dallo scossone di Tangentopoli, Silvio Berlusconi ha incarnato per molti italiani la speranza di rivalsa e di riscatto sociale. Lui che da solo era partito da zero per poi costruire il suo impero. La sua estrazione non politica all’epoca fu ben accolta dagli italiani, stanchi dei giochi di potere e dei fenomeni di corruzione che avevano segnato la Prima Repubblica. Con la sua discesa in campo divenne di lì a poco protagonista indiscusso anche della Seconda Repubblica.
Il numero uno da battere per la Sinistra per quasi vent’anni. La sua candidatura garantì un alternanza politica al Paese: fra un polo liberale e un altro di estrazione social-democratica, con dentro chi aveva superato il comunismo. Dalla rivalità con Massimo d’Alema, a Romano Prodi e Walter Veltroni fino a quella con Pierluigi Bersani, sono molti i leader dell’opposizione che hanno vinto (solo il prof.) e perso il braccio di ferro con il Cavaliere.
Secondo gli esperti politologi è con lui che ha inizio la cosiddetta personalizzazione della politica. Dove le idee e le visioni di un leader carismatico racchiudono l’identità e la sopravvivenza stessa di un partito. Molti “amici” negli anni hanno provato a sfilargli lo scettro: da Fini ad Angelino Alfano, senza avere mai successo. In politica interna è stato lui a costruire le alleanze dell’attuale coalizione della Destra italiana, attraverso il patto con la Lega di Bossi e Alleanza Nazionale di Fini. E per un decennio Berlusconi è stato il collante, forse finanche “il Re” indiscusso di quella famiglia politica. In politica estera passerà sicuramente alla storia come l’unico governante ad opporsi alla guerra in Libia, fortemente voluta allora dai francesi e dagli americani. Quell’intuizione a-posteriori si è rivelata lungimirante, e se ascoltata avrebbe cambiato la drammatica storia di un popolo nonché dell’Europa intera.
L’Italia del Cavaliere: il “costruttore” dei miti degli Anni Ottanta
Ma Berlusconi è andato oltre il personaggio politico, e alla pari dell’avvocato Agnelli, è divenuto il simbolo di un epoca e di una generazione. Comico, a volte grottesco, esuberante, narciso, con il suo inconfondibile “mi consenta”, ha catalizzato su di sé l’attenzione mediatica di un intero Paese. Perfino chi lo avversava e osteggiava politicamente, non poteva che finire per provare un briciolo di empatia per quel mattatore della scena. Capace di inventare siparietti rimasti nella storia della televisione: come quando nel programma di Michele Santoro pulì la sedia dove precedentemente si era seduto Marco Travaglio.
Eterno latin lover, amante della bella vita e delle belle donne, Berlusconi andandosene via porta con sé un ultimo ricordo di quell’Italia rampante, yuppies degli Anni Ottanta, che come nessuno con la tv privata ha contribuito a costruire da Milano 2. Traslatasi negli Anni Novanta, soprattutto grazie al rilievo mediatico del Cavaliere. Altro che Dolce Vita in Via Veneto, ora domina la Costa Smeralda. Un’Italia sicuramente godereccia, chiassosa, burlona, ma anche intraprendente, sognatrice e più ottimista; che oggi lascia invece spazio ad un Paese in prevalenza anziano e in grave crisi demografica.
La difficilissima eredità politica e mediatica di Berlusconi
Al post-Berlusconi ci avevano pensato in tanti, ma sembrava un era destinata a non arrivare mai. Il Cavaliere pur con la sua malattia, ha continuato a lottare e rimanere nell’arena politica fino alla fine. Occupando quello spazio liberal-democratico che oggi lascia il passo nella coalizione alla guida della corrente liberal-conservatrice di Fratelli d’Italia. Adesso tutti rimangono col fiato sospeso circa le sorti di Forza Italia. Ma prima di questo, una folla di amici, “nemici”, e ammiratori, attenderà il feretro dell’ex Presidente del Consiglio, in Duomo nella sua Milano. Dove si terranno mercoledì i funerali di Stato, con la presenza in primis del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Non è mai semplice giudicare la vita, la morale, e le azioni dei personaggi del proprio tempo. Ma una cosa è certa: l’Avvocato e il Cavaliere sono stati senza alcun dubbio per un secolo, nel bene e nel male, gli uomini più invidiati d’Italia.