Il mio viaggio a New York: “La metropoli che vuole risorgere da tutto”
Il nuovo docu-reality dal 18 settembre 2023 su Mediaset Infinity raccontato nell'intervista a Flavia Triggiani e Marina Loi
La Grande Mela vista con gli occhi di Piero Armenti sotto l’accurata regia di Flavia Triggiani e Marina Loi. Da poco si sono concluse le riprese del docu-reality Il mio viaggio a New York che andrà in onda dal 18 settembre 2023 su Mediaset Infinity.
Il nuovo format condotto dal famoso urban explorer italiano guiderà le giovani coppie di turisti alla scoperta della più grande metropoli americana. Il conduttore del nuovo docu-reality è proprio Piero Armenti, founder del tour operator Il mio viaggio a New York. Nel corso dei sei episodi una coppia di turisti italiani, si immergerà, sotto la guida di Armenti, in rocambolesche avventure alla scoperta dei luoghi più inediti, inaspettati, magici e anche conosciuti e trendy di New York. Realizzato da Quadrio, prodotto da Carola Cavalli, scritto da Flavia Triggiani, Marina Loi (Lady Gucci, Cronache Criminali, La vera storia della Uno Bianca) con Mattia Tamburo. La regia è firmata da Flavia Triggiani e Marina Loi con la collaborazione di Marco Sbarra. In esclusiva su VelvetMAG Flavia Triggiani e Marina Loi raccontano la loro ultima fatica.
Il Mio viaggio a New York intervista esclusiva di VelvetMAG a Flavia Triggiani
Com’è cambiata la metropoli americana negli ultimi anni?
Da Brooklyn guardando lo skyline di Manhattan si può notare davvero quanto abbiano costruito e come sia cambiata New York negli ultimi anni.
Perché ha puntato su Piero Armenti per questa nuova avventura televisiva?
Sono rimasta affascinata dalla figura di Piero e dalla sua idea imprenditoriale di fondare l’agenzia Il mio viaggio a New York. Lui è un vero e proprio urban explorer, ha iniziato a lavorare nel settore marketing di un’agenzia viaggi di New York e successivamente ha deciso di mettersi in proprio. Armenti è laureato in Giurisprudenza, arriva da Salerno nella Grande Mela e vuole cercare la sua strada. Apre la sua attività insieme a Debora e a sua sorella Valeria, grazie ai social l’agenzia diventa famosa, poichè mostra agli italiani come viaggiare nella metropoli americana. E proprio grazie a Instagram, Facebook e YouTube io, Marina Loi e Mattia Tamburo rimaniamo affascinati da ciò che Piero è riuscito a creare e decidiamo quindi di proporgli un docu-reality per la tv italiana.
Come si sviluppa il format Il mio viaggio a New York?
I protagonisti sono una coppia di romani Serena e Davide di 26 anni circa, mai stati a New York, a cui Piero farà vivere un’experience davvero incredibile. Sono sei puntate prodotte dalla Quadrio, scritte da me, Marina e Mattia. Abbiamo avuto l’onore di avere come sponsor La Compagnie, la compagnia aerea francese che opera esclusivamente servizi in Business Class, e Europe Assistance.
Che uomo è Piero Armenti?
Un self made man, è riuscito ad esaudire ogni suo desiderio, e anche in questo frangente si è inserito perfettamente dai social alla tv. Lui è un vero e proprio narratore di New York, scova i luoghi più affascinanti e particolari. E’ un uomo molto preparato, studia i copioni ed è preciso e professionale.
Perchè ha scelto di rappresentare proprio lui?
Il nostro è un lavoro che vuole portare alla ribalta delle storie particolari che possano emozionare il pubblico, ci occupiamo di trovare degli elementi più brillanti rispetto ad altri che possano avere un grande potenziale. I personaggi eclettici e forti funzionano sempre nella narrativa.
Ci sono state delle criticità durante le riprese?
Abbiamo camminato molto, è stato un piacere girare a New York, è una metropoli con tanti turisti. Abbiamo utilizzato i vari mezzi di trasporto: battelli, auto, metro, elicotteri, ecc. New York è un set a cielo aperto, l’adrenalina che ti offre questa metropoli non te la trovi in nessun’altra città al mondo.
Dopo Il mio viaggio a New York cosa bolle in pentola?
Ho in uscita, insieme a Marina Loi, il documentario su Moana Pozzi Essere Moana, intrighi e misteri, due puntate su Warner Bros Discovery scritto e diretto da noi e una spy story sul rapimento dell’Imam Abu Omar Ghost Detainee dove racconteremo i rapporti tra i servizi segreti italiani e americani, che andrà in onda su un primario canale italiano e in Spagna, Francia, Germania e Inghilterra. Inoltre stiamo lavorando su due progetti per Netflix. Mi piace dire che io e Marina non siamo solo le signore del crime, ma anche di tanto altro e questa volta anche le signore dei viaggi!
Il Mio viaggio a New York intervista esclusiva di VelvetMAG a Marina Loi
Marina Loi dal crime ai viaggi, come è stato il cambio di rotta?
Per un momento ci siamo cimentate in questa nuova avventura, ma non abbandono il mio primo amore, il crime è una passione.
Come nasce?
Dalla lettura, tra i tanti classici, i gialli, quelli di Agatha Christie, Edgar Allan Poe. Queste letture mi hanno affascinato e già quindicenne andavo a scovare la parte oscura della vicenda. Fin da bambina il mio sogno era quello di fare la documentarista, crescendo ho sviluppato un interesse verso i casi di cronaca nera, come la trasmissione tv Chi l’ha visto. Mi seduce scoprire il momento in cui tutto va in rovina, cosa ha danneggiato la mente di un individuo facendogli compiere degli atti atroci.
Lei e Flavia Triggiani vi compensate molto, quali sono le caratteristiche che ammira di Flavia?
Flavia è una forza della natura, la generosità fatta persona, proviene da un percorso giornalistico lineare, ha il fuoco sacro del lavoro. Io cerco più il dettaglio delle cose, sono una docente universitaria. Flavia è l’altra mia faccia della mela. Siamo due caratteri opposti, il nostro è un incastro perfetto, è difficile trovare due donne che fanno coppia, ma le donne intelligenti sanno lavorare insieme. Io adoro collaborare con le donne, se tutte noi capissimo che fare squadra con le altre fosse un vantaggio sarebbe un goal perfetto. Gli uomini spesso ci mettono contro.
Cosa le è rimasto più nel cuore di New York?
Ho conosciuto parti della città mai viste, come Roosevelt Island con le papere che camminano nei giardini. In questo luogo magico si arriva grazie ad una funivia direttamente da Manhattan. Ho visitato inoltre un parco meraviglioso con una vista pazzesca sull’Hudson, nel New Jersey.
Cosa l’ha affascinata di Piero Armenti?
Il fatto di essere molto televisivo, perchè un conto è la bravura sui social poi c’è quella del set. Con lui è sempre stata “buona la prima”. E’ naturale, non sembra che finge e questa sua freschezza arriverà sicuramente al pubblico. Piero ha empatia e sa gestire la situazione, si avvale di uno staff super efficiente. La sua apparente semplicità nasconde una grande cultura, curiosità. E’ davvero friendly, ma con un background notevole. Armenti è un a star a New York, i turisti italiani appena lo vedevano non potevano esimersi dal chiedergli un selfie. Lui rappresenta il sogno americano, il self made man. Un uomo che è riuscito ad esaudire ogni suo desiderio. Arrivato negli Stati Uniti per studiare, ha creato dal nulla un piccolo impero aiutando gli italiani a conoscere New York in ogni sfaccettatura.
La pandemia come ha inciso su New York?
Tutti mi hanno detto che la metropoli ora è meno sicura, tante persone hanno perso il lavoro, ma la città è super viva, è la stessa di prima. Si nota qualche mascherina in giro, come in Italia, chi vive però lì ha evidenziato un peggioramento. Non ho comunque avuto nessuna sensazione di paura.
Ci sono dei momenti commuoventi durante Il mio viaggio a New York?
Alla vista del Word Trade Center e del Ground Zero ho percepito dentro di me un forte dolore, ma anche la voglia di rinascere, di risorgere da tutto. Il silenzio che si respira in quel luogo, le rose lasciate vicino al nome dei defunti è qualcosa che cattura l’anima.