Quest’anno 2023 si sta rivelando particolarmente pericoloso per l’isola asiatica di Taiwan. Non accenna a decrescere la tensione fra Taipei e Pechino. I taiwanesi hanno attivato i sistemi di difesa aerea in previsione di un possibile attacco dal cielo dopo che la Cina avrebbe inviato 37 caccia militari, l’8 giugno. Un’invasione non lascerebbe indifferenti gli Usa che potrebbero entrare in guerra.
Sono stati i dirigenti di Taiwan a segnalare che 37 aerei militari della Cina si sono mossi in volo nella sua zona di identificazione di difesa aerea. Il ministero della Difesa di Taipei, riferendo dell’ultima incursione di massa delle forze aeree di Pechino sui suoi cieli, ha affermato che dalle 5 del mattino dell’8 giugno ha rilevato caccia J-11 e J-16. Ma anche bombardieri H-6 con capacità nucleare, nell’angolo di sud-ovest della sua zona di difesa aerea.
La Cina ‘rivuole’ la ‘sua’ Taiwan
Per ciò che sta avvenendo, alcuni si chiedono se non sia un miracolo che non scoppi il casus belli. Un incidente militare, anche banale, tale da innescare una guerra con la Cina. Oggi infatti la questione di Taiwan è una delle più esplosive sulla scena internazionale, dopo il conflitto in Ucraina che dura ormai da quasi 16 mesi ininterrottamente. L’isola si ritrova stretta tra le minacce d’invasione della Cina e le promesse di difesa degli Stati Uniti. E il programma del rieletto presidente cinese Xi Jinping non comprende la rinuncia all’uso della forza, se necessario, per raggiungere l’obiettivo dell’annessione di Taiwan alla “madre patria“, cioè a Pechino.
Taipei rivendica indipendenza
Le tensioni tra Pechino e Taipei risalgono al 1949, l’anno in cui, con la vittoria di Mao Zedong e dei comunisti nella guerra civile, i nazionalisti sconfitti si rifugiarono a Taiwan. Da allora il Partito comunista cinese fondò la Repubblica Popolare (quella che c’è ancora oggi) e si è dato la missione di restituire alla Cina la sovranità sull’isola. Mentre i cinesi di Taiwan si considerano, al contrario, i veri eredi dell’antica Cina.
Taiwan, l’isola dei microchip
Taiwan, nel frattempo, è diventata uno stato democratico, di fatto sovrano, sebbene sul piano giuridico internazionale non sia riconosciuta come uno Stato indipendente vero e proprio. E ha ottenuto un grande successo economico e commerciale internazionale. Basti pensare che è uno dei paesi più importanti al mondo, se non il più importante, per la produzione dei semi-conduttori. Ovvero i chip e microchip senza i quali i nostri smartphone, i computer, le automobili, i frigoriferi e gli elettrodomestici in genere non funzionano.
“Guerra possibile nel 2025”
Ecco anche per quale motivo la Cina da un lato, e l’America dall’altro, si contendono l‘influenza sull’isola più importante del cosiddetto Indo Pacifico. E hanno già messo in conto la possibilità, tutt’altro che remota, di entrare in guerra. Alla fine dello scorso gennaio un memorandum del generale americano Michael A. Minihan, svelato dal Washington Post, preconizzava una possibile guerra fra Cina e Stati Uniti nel 2025.
Una previsione che aveva destato sconcerto. Non tanto perché ipotizzasse un conflitto aperto fra le due superpotenze ma perché ciò potesse avvenire nel giro di due anni appena. A capo del Comando della mobilità aerea, che supervisiona la flotta di aerei da trasporto e da rifornimento del servizio, il generale aveva avvisato i suoi uomini di accelerare i preparativi per una possibile guerra, citando le aspirazioni del presidente cinese Xi Jinping. E la possibilità che gli Usa si accorgano del rischio quando sarà troppo tardi. Il 2024 incombe come una scure: sarà l’anno delle elezioni a Taiwan ma anche, e soprattutto delle presidenziali in America.
Incidente sfiorato fra due navi
Ma un’invasione di Taiwan da parte della Cina avrebbe gravi conseguenze per tutta la comunità internazionale. Nei giorni scorsi sono state diffuse le immagini che ritraggono la collisione sfiorata tra il cacciatorpediniere americano Us Chung-Hoon, impegnato in un’attività congiunta Canada-Usa sulla “libertà di navigazione“, e una nave da guerra cinese nello Stretto di Taiwan. Le immagini risalgono al 3 giugno e mostrano le imbarcazioni a poco più di 100 metri di distanza. Praticamente attaccate. L’episodio è l’ultimo di una serie di ostilità – si pensi alla cosiddetta recente guerra dei palloni aerostatici – che ha visto gli Stati Uniti accusare la Cina “di aggressività e di non professionalità” nei mari e nei cieli.