Dopo Berlusconi, il futuro dell’impero e il fantasma del testamento
Il mantra dell'assoluta continuità, le speculazioni in Borsa, le presunte ultime volontà: come cambia il destino della famiglia e di un pezzo d'Italia
C’è una frase che in queste ore risuona come un mantra fra le mura degli uffici che furono di Silvio Berlusconi: “Assoluta continuità“. È contenuta in un comunicato Fininvest del 12 giugno, di poche ore successivo alla scomparsa del fondatore. E si riferisce al futuro prossimo di Fininvest, Mediaset e di tutte le altre società che costellano l’impero del Cavaliere: un tesoro da 6 miliardi euro, secondo Forbes.
“Adesso il nostro dovere è seguire la sua impronta indelebile: lavorare, lavorare, lavorare” ha chiosato successivamente Pier Silvio Berlusconi, 54 anni, amministratore delegato di Fininvest e di Mediaset in una lettera ai dipendenti del Gruppo. “Dobbiamo guardare avanti e impegnarci ancora di più. Dobbiamo costruire un gruppo ancora più forte“. Voci, dubbi, scenari, insieme alla crescita delle quotazioni dei titoli in Borsa, con i mercati che scommettono su novità negli assetti dopo l’addio al fondatore, richiedono polso fermo. E presenza pubblica.
Verso un polo europeo della Tv
Ecco dunque le precisazioni ufficiali dalla viva voce dei protagonisti. Occorre infatti freddare gli animi, è la linea di Casa Berlusconi, e tenere la barra dritta. Almeno per adesso, poi si vedrà. Gli eredi designati di Berlusconi – i figli di primo letto Marina e Pier Silvio su tutti qualunque sia il contenuto delle ultime volontà dell’ex premier non ancora rese note, mentre a Marta Fascina non dovrebbe toccare nulla delle aziende – non intendono vendere a nessuno. Anzi. Mediaset, di cui la famiglia Berlusconi controlla il 50% della proprietà e che da meno di due anni ha cambiato nome di Mfe-Mediafor Europe, ha rilevato il 30% dell’omologa tedesca ProsiebenSat1. E si lancia verso un polo europeo delle tv in chiaro.
Un impero economico e finanziario
Ma non c’è soltanto Mediaset. E se è vero che l’impero dei Berlusconi ‘possiede’ un esercito di 4.889 dipendenti solo nel comparto radio televisivo (i due terzi in Italia e il resto in Spagna) gli eredi dovranno fronteggiare molto di più. Oltre alle 7 holding finanziarie di cui consta Fininvest – che vale 4,9 miliardi di euro sui 6 complessivi di tutto l’impero Berlusconi – c’è appunto Mediaset, con Canale 5, Rete 4 e Italia 1, oltre a Radio 101, Radio 105 e Radio Monte Carlo.
Ma poi c’è il comparto della pubblicità e dell’editoria, come Publitalia 80, TaoDue produzioni e Mondadori. A tutto ciò si somma il calcio, con il Monza. Ma anche il Teatro Manzoni di Milano, una flotta di 3 aeroplani e un elicottero, e opere d’arte di grosso valore. Oltre alle società Dolcedrago e Idra. Che controllano parte delle ville, magioni e case in Italia e in varie regioni del mondo: da Arcore (Villa San Martino) e Sardegna (Villa Certosa su tutte) alla Costa Azzurra e alle isole caraibiche. C’è un altro asset fondamentale: Banca Mediolanum, di cui Fininvest possiede il 30% (una quota che vale 1,8 miliardi). Impossibile, infine, dimenticare Forza Italia, il partito-fan club di Berlusconi – gravato dai debiti – sul cui futuro si stanno addensando molte ombre.
Il rebus dell’eredità
In questo quadro, per gli osservatori l’eredità resta un rebus. Non si esclude neppure il possibile uso del golden power da parte del Governo Meloni per non lasciare in mani straniere asset strategici. “Ci aspettiamo che il gruppo operi in continuità” è il parere degli analisti di Banca Intermonte, secondo cui non si assisterà a cambiamenti neppure nell’azionariato di Mediolanum.
Non manca, in ogni caso, chi ritiene possibile una vendita di quote dell’impero di Berlusconi, alla luce di una minore esposizione della famiglia sulla scena politica e di una successione tutta da scrivere. Ossia quella tra i figli di Carla Dall’Oglio da un lato – Marina e Pier Silvio – e quelli di Veronica Lario (al secolo Miriam Bartolini) dall’altro – Barbara, Eleonora e Luigi. L’unica realtà, a oggi, sono le cifre: il 50% delle azioni Mediaset è nelle mani degli eredi di Silvio Berlusconi e il convitato di pietra, Vivendi – la holding del rider bretone Vincent Bolloré che nel 2016 tentò invano di conquistare l’impero – è al 23%.
Il resto è nelle ultime volontà del Cavaliere. E qui si entra nel mistero. Non c’è conferma ufficiale che esista davvero il testamento di Silvio Berlusconi, sebbene, sottolinea il Corriere della Sera, il documento possa trovarsi depositato presso lo studio milanese del notaio storico del Gruppo Fininvest: Arrigo Roveda. Sarà forse lui ad aprire i sigilli e a svelare segreti.