Ucraina, missile su Leopoli. Lukashenko: “Prigozhin è a San Pietroburgo”
Bombardata la città a 70 chilometri dalla Polonia, sarebbero almeno 4 le vittime. Zelensky attacca gli alleati: "Ci fate ritardare la controffensiva"
La guerra in Ucraina aggiunge morte su morte e distruzione a distruzione. Il 6 luglio un missile lanciato dai russi ha colpito un condominio a Leopoli, la città dell’ovest a soli 70 chilometri dal confine con la Polonia. Almeno 4 i morti.
Per il sindaco, Andrij Ivanovyč Sadovyj, si tratta del “più grande attacco alle infrastrutture civili della città dall’inizio dell’invasione russa.” Zelensky annuncia “una risposta tangibile.” Resta alta, inoltre, la tensione attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più maggiore d’Europa. Mosca e Kiev si rimpallano le accuse di un imminente attacco con conseguenze catastrofiche per il mondo. Momenti di tensione si sono avuti a Kiev il 5 luglio, quando un uomo si sarebbe fatto esplodere innescando ordigni che portava con sé all’interno del tribunale distrettuale di Shevchenkiv.
Mistero Prigozhin, dov’è realmente?
Dalla Bielorussia, intanto, si fa vivo il dittatore putiniano Alexander Lukashenko, citato da Belta, l’agenzia di stampa statale di Minsk. “Prigozhin si trova a San Pietroburgo. Non si trova sul territorio bielorusso” ha dichiarato riferendosi al capo delle milizie del gruppo dei mercenari russi Wagner. Come è noto, Yevgeny Prigozhin, dopo mesi di video messaggi di minacce e insulti ai vertici del Cremlino – ma non a Putin – ha innescato l’ammutinamento dello scorso 24 maggio.
Quel giorno le sue colonne armate hanno occupato senza colpo ferire la città di Rostov sul Don. E da Rostov i miliziani si sono mossi verso Mosca, fermandosi a 200 chilometri dalla capitale della Federazione russa. Dove intanto le forze armate preparavano la città alla difesa dal quello che aveva l’aria di essere un tentativo di colpo di Stato. In realtà non era così, ha poi asserito lo stesso Prigozhin, il quale avrebbe partecipato a una trattativa mediata da Lukashenko, in base alla quale avrebbe ottenuto un salvacondotto per rifugiarsi in Bielorussia. Ma la versione ufficiale della vicenda è tutt’altro che chiara. E adesso Lukashenko asserisce che il capo degli ammutinati si troverebbe nel suo ‘territorio’. Ovvero in Russia, a San Pietroburgo, la grande città di cui è originario, così come lo è Putin.
Zelensky: “Ucraina rallentata dall’Occidente“
Si innescano quindi altri misteri sulle conseguenze del conflitto in Ucraina. E da Kiev emerge una polemica che sembra destinata a lasciare il segno in Occidente. “La lentezza delle consegne di armi all’Ucraina ha ritardato la controffensiva di Kiev” ha dichiarato Volodymyr Zelensky alla Cnn. Così “permettendo alla Russia di rafforzare le proprie difese nelle aree occupate, anche con le mine“. “Speravo che la controffensiva potesse iniziare molto prima di giugno e ora è rallentata a causa di difficoltà sul campo. Tutto il territorio è pesantemente minato.”
Incubo nucleare sull’Ucraina
Da parte loro gli Stati Uniti continuano a monitorare con grande attenzione la situazione alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, in Ucraina. Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre. La funzionaria ha commentato il 5 luglio le recenti accuse da parte di Kiev in merito a un possibile attentato russo contro i reattori della struttura. “L’occupazione militare russa è pericolosa” ha dichiarato la portavoce. “Intorno a una centrale nucleare non possono esserci combattimenti.”