La guerra in Ucraina, sta rapidamente entrando in una nuova turbolenta e pericolosa fase. La controffensiva ucraina di primavera, realizzatasi questa estate, non procede affatto come sperato. E l’esercito ucraino ora affronta problematiche strutturali come il rifornimento di munizioni e gli armamenti.
Non a caso in questi giorni è arrivata la conferma del presidente Biden, dell’invio di bombe a grappolo a Kiev. Ordigni notoriamente molto pericolosi per la salute dei civili, e che molti alleati NATO avversano. Fra cui il nostro governo. Intanto l’11 e il 12 luglio si terrà a Vilnius un vertice NATO da cui, secondo le ultime informazioni trapelate, Kiev non ricaverà quanto sperato. C’è molta cautela difatti, sia da parte di Washington, che da parte di Berlino nella valutazione dell’ingresso dell’Ucraina nel Patto Atlantico.
Ucraina: la guerra di trincea e il problema delle munizioni
La controffensiva ucraina non procede ai ritmi sperati. In corso ormai da circa un mese, i progressi sul campo di battaglia sono stati deludenti, con pesanti perdite da entrambi i lati e raggiungendo risultati che lo stesso Zelensky ha giudicato “insufficienti”. Le forze ucraine hanno perso nella controffensiva diversi sistemi d’arma occidentali a fronte di guadagni territoriali molto limitati. L’avanzata dunque verso i territori occupati dai russi, è posta in stand-by e la guerra è di nuovo in una fase di logoramento. Ma le differenze strutturali tra l’esercito russo e quello ucraino iniziano a pesare fortemente. Dal numero di uomini, dagli armamenti a disposizione, dai ritmi di rifornimento delle munizioni. Essenziali per una guerra di trincea dalle connotazioni novecentesche. Per correre ai ripari e rafforzare l’offensiva ucraina il presidente Biden ha inviato a Kiev le bombe a grappolo. Vietate da una convenzione internazionale, firmata da decine di Paesi europei. A cui non hanno aderito però gli USA, l’Ucraina e Russia.
Una decisone che divide non di poco la compattezza del fronte occidentale e che solleva una questione, ancor prima che politica, soprattutto morale. Queste bombe infatti, disperdendo altre cariche in modo casuale prima di toccare il suolo, rappresentano un enorme pericolo per la popolazione civile. Senza contare che le bombe inesplose a causa del loro gigantesco raggio d’azione, hanno il potere di continuare ad infliggere per decenni dei drammatici danni al territorio e alla popolazione. Come avvenuto in Cambogia a seguito delle Guerre d’Indocina. La decisione disumana presa dagli USA, è determinata soprattutto da un fattore: la produzione occidentale di munizioni che non riesce a tenere il passo dei consumi dell’esercito ucraino. Le difficoltà incontrate dall’industria bellica statunitense ed europea riguardano tendenzialmente problemi con le forniture, con le catene di approvvigionamento e perfino la mancanza di manodopera.
Il costo politico ed economico della guerra: i Paesi occidentali e i loro arsenali
Riguardo ad esempio le munizioni per obici da 155mm, tra le più importanti nella guerra: l’Ucraina attualmente consuma in tre mesi quello che gli Stati Uniti e l’Europa messi assieme possono produrre in un anno. Dalla guerra in Ucraina i Paesi occidentali inoltre hanno gradualmente ridotto il livello delle proprie scorte di armamenti, ma gli arsenali statunitensi e soprattutto europei non sono profondi a sufficienza. Secondo alcune stime, in caso di un esplosione del conflitto con la Cina gli Stati Uniti oggi finirebbero i propri missili anti-nave a lunga gittata in meno di una settimana. La Polonia – solido alleato dell’Ucraina e della linea Washington in Europa in chiave anti-sovietica – finirebbe le proprie munizioni in un paio di settimane. Sia gli Stati Uniti sia l’Europa stanno cercando di aumentare la produzione di armi il più rapidamente possibile, ma il cambiamento di marcia ha bisogno di parecchio tempo.
Il costo politico ed economico della guerra in Ucraina inizia dunque a divenire sempre più cospicuo. L’urgenza di un cessate il fuoco non è mai stato così imperante in Occidente. L’11 e il 12 Luglio a Vilnius i paesi NATO si riuniranno per fare il punto della situazione. C’è molta cautela da parte degli USA e della Germania nei confronti dell’ingresso di Kiev. Probabilmente si studierà una soluzione ad hoc, ma difficilmente si realizzerà il progetto di una sua rapida adesione al Patto Atlantico. Che getterebbe inevitabilmente all’aria ogni speranza di compromesso con la Russia, dove a Washington Biden ha su di sé la spada di Damocle dell’elezioni USA 2024. I democratici comprensibilmente vogliono portare a casa il risultato della pace.