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NATO: Svezia sì, Ucraina forse, ma di sicuro non ora

Gli USA rallentano sull'adesione dell'Ucraina mentre è in guerra. Erdogan cede sul fronte svedese

In questi giorni a Vilnius si sta tenendo il vertice NATO, dove ovviamente i temi centrali sul tavolo riguardano: il sostegno militare a Kiev e la sua possibile adesione al Patto Atlantico. Ma se i Paesi del Baltico spingono per un’accelerazione del processo, sottoscrivendo una dichiarazione congiunta. Quelli del Mediterraneo e la stessa Washington prendono tempo. Attirando il malcontento del presidente Zelensky e dei vertici del suo governo, che non hanno risparmiato critiche ai paesi dell’Alleanza.     

Ma il vertice ha riservato anche una “sorpresa”: l’ok di Erdogan sull’ingresso della Svezia nella NATO, dopo mesi di veti e chiusure.  Quali concessioni sono state fatte alla Turchia in cambio? Si rumoreggia di mesi di contrattazioni e trattative con al centro la Svezia, tra USA e Unione Europea e naturalmente il neo eletto presidente turco.

Vertice NATO a Vilnius/ FOTO ANSA/ VALDA KALNINA

Gli USA prendono tempo e rallentano sull’Ucraina nella NATO  

Già da qualche settimana in vista del vertice di Vilnius, era palpabile la maggiore cautela nelle dichiarazioni dei vertici USA verso l’ingresso dell’Ucraina nella NATO. Biden coscienziosamente aveva infatti dichiarato: “Non credo ci sia unanimità nella NATO se si debba o non si debba portare l’Ucraina all’interno della famiglia in questo momento, mentre è in corso una guerra. Se si facesse una cosa del genere, saremmo tutti in guerra con la Russia”. Trattare e delineare dunque un percorso definito, come richiede Zelensky, per l’adesione dell’Ucraina, con una guerra in corso, non è il piano di Biden. Almeno nel breve termine. I vertici del governo ucraino non hanno risparmiato critiche all’atteggiamento prudente dell’alleanza militare. Invitando i governi a prendersi le proprie responsabilità. Come confermano le parole del consigliere ucraino Mykhailo Podolyak: “La Nato collettiva deve smettere di avere paura della responsabilità”. Aggiungendosi all’attacco del presidente Zelensky che ha definito “assurdo” il fatto che non ci sia una data certa per l’ingresso dell’Ucraina. 

Ministro degli Esteri svedese/ FOTO ANSA/ VALDA KALNINA

Ma non si è fatta attendere la risposta del segretario di Stato USA, Antony Blinken: “credo a tutti sia chiaro, anche al presidente Zelensky, che nel mezzo di una guerra non ci può essere l’adesione, ma hanno fatto dei reali progressi e l’Alleanza fisserà le altre riforme, riguardo alla loro sicurezza e la loro democrazia, che sono necessarie per proseguire il cammino” verso la NATO. Gli USA vogliono prendere tempo, senza negare nel frattempo il sostegno militare a Kiev; per il conseguimento di una pace con Mosca. Dove la clausola dell’Ucraina nel Patto Atlantico potrebbe divenire chiave nei negoziati. Alcuni esperti sostengono che questo sia un fronte delle trattative e dei negoziati segreti in corso con Pechino, che con la Casa Bianca sta mediando per una de-esclation, tenendo presente anche le esigenze di Mosca. 

Lo stand by all’Ucraina e il sì alla Svezia

Un ingresso effettivo o una data definitiva per l’Ucraina nella NATO perciò oggi è altamente improbabile, e controproducente per l’agognata pace globale. Nel medio-termine l’Alleanza atlantica potrebbe molto probabilmente lavorare a un patto di cooperazione in materia di sicurezza modello Stati Uniti-Israele. Che si configura attraverso la stipulazione di importanti accordi di cooperazione bilaterale in materia di Difesa, ma che non obbliga Washington a intervenire militarmente in caso di attacco. Lo stesso potrebbe applicarsi per l’Ucraina, senza dunque l’entrata in vigore dell’art.5 della NATO, che impegnerebbe tutti i Paesi del Patto a rispondere ad un eventuale attacco militare.

Presidente Turchia e Germania al vertice NATO/ FOTO ANSA

L’adesione certa – in via di formalizzazione – è quella della Svezia. Cade il veto di Erdogan e dell’Ungheria di Orban. Gli analisti avanzano ipotesi sulle possibili concessioni ottenute dal presidente turco, e si parla di alcuni “nodi” sciolti nella triangolazione Svezia, USA e l’UE. Il governo svedese ha approvato una nuova legge antiterrorismo, nella direzione richiesta dal governo turco per contrastare i gruppi terroristici appartenenti al PKK curdo. Stoccolma ha revocato, inoltre, il divieto di esportazione di armi alla Turchia. L’altra potrebbe essere arrivata dagli Stati Uniti: dopo anni di richieste 40 nuovi caccia F-16 – più alcuni kit per modernizzare i caccia già a disposizione dell’aviazione turca – potrebbero arrivare dall’America.

Il ruolo e le richieste di Erdogan… anche all’UE

Alcuni analisti su Bloomberg hanno scritto che l’Unione Europea si sarebbe impegnata per riaprire i negoziati su due richieste che la Turchia fa da decenni: la liberalizzazione dei visti per viaggiare nell’area Schengen e l’unione doganale. Erdogan desidera che i cittadini turchi possano ottenere facilitazioni perché attualmente, i cittadini dell’Unione che entrano in Turchia non hanno bisogno del visto, ma non è così al contrario. L’export turco si gioverebbe non poco da una riduzione degli oneri doganali delle merci turche verso l’Unione Europea. Quest’ultimo punto particolarmente spinoso per i Paesi produttori agricoli in UE – come il nostro – con il presidente turco che sogna di invadere da tempo il mercato europeo dei prodotti agricoli turchi a basso costo. Sarà stato davvero questo il prezzo dell’UE per l’adesione della Svezia nella NATO?

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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