Chi era Milan Kundera: candidato più volte al Premio Nobel
Scrittore di tante opere tra cui il best seller internazionale "L'insostenibile leggerezza dell'essere"
È morto, all’età di 94 anni, il romanziere ceco Milan Kundera. Autore di moltissime opere di successo tra i suoi scritti il best seller internazionale L’insostenibile leggerezza dell’essere. Stabilitosi in Francia negli Anni ’70, visse insieme alla moglie una vita piuttosto riservata, ma le sue opere cambiarono la letteratura del Novecento.
La televisione ceca ha dato l’annuncio della scomparsa di Milan Kundera la mattina del 12 luglio 2023. Lo scrittore autore di romanzi che hanno avuto la capacità di lasciare un’impronta importante e a tratti ‘stravolgente’ nella letteratura del Novecento. Autore di moltissimi romanzi di successo tra i suoi scritti è impossibile non ricordare il capolavoro, di fama internazionale, L’insostenibile leggerezza dell’essere. Visse una vita riservata, poco avvezza all’interviste eppure le sue opere furono in grado di cambiare tante prospettive letterarie. Tanto da essere candidato in più momenti al Premio Nobel per la letteratura, riconoscimento che tuttavia non ottenne mai.
Lontano dalla vita pubblica, ma comunque ‘presente’
Una vita riservata che conta la sua ultima apparizione pubblica nel 1984 quando prese parte come ospite alla trasmissione di Bernard Pivot, Apostrophes, programma culturale più seguito dell’epoca. Da quel momento, con la moglie Vera Hrabanková ha scelto di ritirarsi a vita privata e rimanere nel silenzio. Come scrisse France Culture, ispirandosi ad uno dei testi più noti di Milan Kunder, lo scrittore inizio a vivere ne: “L’insostenibile potenza del silenzio“. E del resto proprio nel best seller sopracitato lo scrittore aveva annunciato in qualche modo il suo modo di vedere la vita fuori dai riflettori: “Vivere nella verità, non mentire né a sé stessi né agli altri, è possibile soltanto a condizione di vivere senza pubblico“.
Figlio di pianista, da giovane Milan Kundera si era avvicinato anche al jazz, ma la scrittura era comunque la sua ‘arma vincente’. Nel 1948, ancora studente, si iscrisse al Partito Comunista che ben presto lo espulse per via delle sue idee non affini al partito. Riammesso si trasformò nel punto di riferimento per i dibattiti politici di quegli anni. La sua carriera da scrittore si apre con la poesia e la prosa, ma la vera vena artistica si rivelò con i romanzi che, inizialmente, erano proibiti in Cecoslovacchia. Basti pensare che L’insostenibile leggerezza dell’essere fu pubblicato nel suo paese natale nel 2006. Il suo primo romanzo è, invece, del 1967 e si intitola Lo scherzo. Qui Kundera si era cimentato nella ricostruzione amara del suo paese nel secondo dopoguerra e proprio con questo testo vinse il premio dell’Unione degli Scrittori Cechi.
Louis Aragon scrisse la prefazione a Lo scherzo quando arrivò la pubblicazione in Francia nel 1968. Descritta come un’opera potente e dallo stile barocco che esplora il destino dell’uomo e il confronto tra la sua vita intima, il suo carattere sfuggente e l’ideologia collettiva. Tema questo che attraversa la maggior parte delle opere letterarie di Milan Kundera. Schieratosi con la Primavera di Praga negli Anni ’70 il Partito Comunista lo cacciò nuovamente e in quegli anni lo scrittore decise di trasferirsi in Francia. Ed è proprio nel periodo francese che lo scrittore sviluppa il suo stile personale di ‘romanzo-saggio‘. Testi nei quali si trovano alternati, cioè, elementi narrativi e riflessioni saggistiche.
Milan Kundera lo scrittore dell’essere
Dopo aver pubblicato Risibles amours (1971) La valse au adieux (1976) e La vita è altrove (1973) che gli valgono il premio Prix Médicis, Milan Kundera si disse convinto del fatto di non voler più scrivere. Ma le persone a lui più intime e i suoi sostenitori lo convinsero a non fermarsi. Nel 1975 in Francia insegnò all’Università di Rennes. Nel ‘79 perse la cittadinanza cecoslovacca e nell’81 François Mitterrand gli concesse quella francese, contemporaneamente a Julio Cortazar. La sua città divenne ben presto Parigi e proprio da lì, nel 1984, ottenne uno dei suoi più grandi successi con L’insostenibile leggerezza dell’essere. Sostenuto anche dall’adattamento cinematografico di Philippe Kaufman e Jean-Claude Carrière con Daniel Day-Lewis nei panni di Tomáš e Juliette Binoche nel ruolo di Tereza. Un’opera dal successo incondizionato nella quale si torva autobiografia, storia, sentimenti e l’inconfondibile arte narrativa di Milan Kundera.
Tanti i romanzi che hanno concesso allo scrittore una fama a livello internazionale tra questi L’immortalità del 1990. Testi in cui l’autore interseca la complicata condizione politica e sociale del suo paese alla vita dell’uomo moderno non priva anch’essa di continue complicazioni. Del 1993 è La Lenteur, scritto in francese, qui Milan Kundera affronta con ironia la frenesia dell’uomo contemporaneo affogato in una novità che si trova fine a sé stessa. L’uomo e la sua esistenza restano sempre al centro delle opere di Kundera e così si ritrovano nell’ultimo romanzo di Kundera del 2013 La festa dell’insignificanza.
Qui lo scrittore propone un romanzo mentale prima che di trama. Milan Kundera mette il lettore, con leggerezza, davanti ai misteri irrisolti della vita, tra azioni e aspetti drammatici e vivere quotidiano. Un irrisolto che appartiene ad ognuno di noi, tanto pesante ed individuale, da trasformarsi in insignificante a livello universale. Uno scrittore intenso, che con la sua intensità ha trasmesso e trasferito punti di vista focali che lasciano una separazione sottile e imprescindibile tra vivere ed essere. “Vivere: nel vivere non c’è alcuna felicità. Vivere: portare il proprio io dolente per il mondo. Ma essere, essere è felicità” così scriveva Milan Kundera ne L’immortalità e così lo ricordiamo attraverso una delle sue riflessioni più spiazzanti. Che forse non gli concessero di raggiungere il Premio Nobel per la letteratura al quale fu più volte candidato, ma che sicuramente hanno lasciato un’impronta indelebile in tanti lettori.