Capolinea Malaussène: l’addio di Pennac e nostro all’amata famiglia
Sette romanzi che hanno regalato al mondo una splendida baraonda multietnica
Sono passati mesi dall’uscita di Capolinea Malaussène: ma per dire addio a qualcosa che abbiamo amato profondamente, come questa saga, avevamo bisogno del giusto tempo. Ho letto tutti i libri di un sorso come i piccoli della famiglia alla ricerca del “seguito” e questa volta che sapevo non ci sarebbe stato mi sono goduta un capitolo e basta per volta, per allungare al massimo la mia presenza a Belleville.
Erano i primi Anni ’90 del secolo scorso quando da adolescente comprai il mio primo Pennac: fu un colpo di fulmine quello con il Paradiso degli Orchi. Da allora lungo tutti e sette i romanzi del Ciclo Malaussène, mi sono appassionata pagina dopo pagina e amato tutti gli straordinari personaggi che hanno animato il quartiere di Belleville in quelle storie praticamente per più un trentennio (dalla prima apparizione in Italia). E a furia di “seguiti”, siamo arrivati al “capolinea” di quel mondo fantastico fatto di soprese e ritratti straordinari, che lo scrittore ha creato e deciso il momento e il modo in cui la storia della tribù più famosa della Francia contemporanea sarebbe finita. E noi siamo rimasti negli anni tutti quanti in attesa del agognato “seguito”: “Il coraggio è ascoltare il seguito. Sempre“.
Capolinea Malaussène: nella tribù irrompe Nonnino
L’ultimo atto della saga ha un personaggio maschile indiscusso e non è del tutto un Malaussène! Nonnino, è il demagogo super cattivo in una Belleville a tinte magicamente noir. Lui ha tirato su una generazione di malviventi insospettabili, infiltrati ovunque. Il libro riprende continuando Il caso Malaussène – in una sorta di dittico – con le amate cifre stilistiche di Pennac: un po’ spy story, un po’ giallo, ma sempre squisitamente divertente. Ma la famiglia c’è eccome in una sorta di cortocircuito generazionale: la mamma e i piccoli della tribù – Maracuja, È Un Angelo e Sigma – su tutti. Gli altri su cui erano incentrati i volumi precedenti sono sullo sfondo del racconto, nella folla colorata e multietnica a cui ci siamo abituati negli anni. Di cui abbiamo fatto parte negli anni.
Come sono arrivati i Malaussène … al capolinea
La storia come sempre rivela tutto di un’umanità priva di scrupoli, capace di rapire un ragazzo (di Maracuja) e suo padre, e volersi vendicare di tutta la tribù Malaussène. E poi tutto finisce semplicemente, perché spesso emerge “(TITUS): quel lato coglione che hanno tutti, il bisogno di lasciare una firma… VERDUN: Non hanno paura di niente se non dell’anonimato.”
I Malaussène sono invecchiati con me – con tutti noi – e Pennac ci lascia un monito sempre divertente, a tratti un po’ etico per la vita senza tutta la tribù attorno: “Ti trovo sempre più severo con le persone, stai invecchiando male“. Mentre i Malaussène ci permetteranno per sempre di non invecchiare!