Tunisia, il nuovo cane da guardia della Ue per scacciare i migranti
L'Europa sigla un patto da 1 miliardo con Tunisi. Che intanto abbandona in pieno deserto un numero crescente di persone in fuga dalla miseria
Dopo diversi tentativi Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni e Mark Rutte hanno strappato il sì del presidente della Tunisia, Kais Saied, a un Memorandum d’intesa con la Ue. Obiettivo: fare in modo che lo Stato nordafricano diventi un argine invalicabile ai flussi migratori dai paesi subsahariani verso l’Italia e quindi l’Europa. In cambio il regime dell’uomo forte di Tunisi otterrà protezione e un fiume di denaro.
L’accordo Ue-Tunisia del 16 luglio a Tunisi – che però dovrà essere approvato da tutti e 27 gli Stati membri dell’Unione – si fonda su cinque pilastri. Non presentati ai giornalisti in un normale contraddittorio in conferenza. Solo dichiarazioni ufficiali unilaterali senza accesso per la stampa.
Migranti, i punti del Memorandum
Ecco i 5 punti dell’intesa fra Ue e Tunisia. 1) Assistenza finanziaria, 2) Relazioni economiche, 3) Cooperazione energetica, 4) Migrazione, 5) Contatti tra le persone. L’Unione europea vuole in sostanza che alla cooperazione sul contrasto ai trafficanti di migranti si accompagni una forte accelerazione nei rapporti economici e nelle politiche di approvvigionamento di energia sostenibile.
Von der Leyen esulta
L’accordo “è un investimento nella nostra prosperità condivisa, nella stabilità e nelle generazioni future” ha detto in Tunisia la presidente della Commissione, von der Leyen. Certo, Bruxelles ha ribadito che, oltre ai 150 milioni di euro di fondi per sostenere il disastrato bilancio della Tunisia, per ora non arriverà nulla in più. I restanti 900 milioni giungeranno a Tunisi “quando ci saranno le condizioni“, ha spiegato von der Leyen. Affrettandosi però a sottolineare come, allo stesso tempo, ci sia l’urgenza, “oggi più che mai, di un’efficace cooperazione sulla migrazione.”
Giorgia Meloni ha sottolineato il ruolo dell’Italia nel raggiungere “un obiettivo molto importante“, che permette “di affrontare in maniera integrata” il dossier migranti. Con una priorità, cara alla premier. Ossia quella di impedire le partenze prima ancora di ottenere una re-distribuzione obbligatoria di chi sbarca. Domenica 23 luglio, a Roma, si volgerà una conferenza internazionale sulla migrazione alla presenza di diversi capi di Stato e di Governo dei paesi del Mediterraneo.
Tunisia ‘scarica’ migranti nel deserto
I rapporti con la Tunisia del presidente Saied sono però tutt’altro che facili. Ursula von der Leyen ha ribadito la necessità che Tunisi rispetti i diritti umani dei migranti subsahariani. Uomini, donne e bambini che, dopo la rotta nel deserto per migliaia di chilometri, giungono stremati al porto tunisino di Sfax per imbarcarsi sulle carrette del mare alla volta dell’Italia. In Tunisia subiscono vessazioni, ruberie e violenze molto gravi non soltanto dai trafficanti di esseri umani ma talvolta anche dalle forze dell’ordine locali.
“Dalle Ong arrivano fake news con l’obiettivo di danneggiare la Tunisia e il suo popolo” ha scandito, offeso, Saied, rispondendo a von der Leyen che chiedeva rispetto per i migranti. E invece, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Reuters, “le guardie di frontiera libiche hanno salvato dozzine di migranti che sono stati lasciati nel deserto dalle autorità tunisine senza acqua e cibo. E il loro numero è in aumento.” In pratica, secondo le accuse, la Tunisia sta deliberatamente ‘liberandosi’ di migranti subsahariani condannandoli a morte nel deserto. Nell’ultima settimana la polizia tunisina avrebbe trasferito con la forza, di fatto deportato, oltre 1000 persone, abbandonandole nel deserto al confine con la Libia e con l’Algeria.
Un’intesa molto ‘elastica’
Adesso, in ogni caso, dovranno essere i 27 Paesi dell’Unione europea a dare via libera all’intesa. “Sono fiducioso in un ampio supporto“, ha sottolineato il premier olandese Mark Rutte, che però conta poco perché il suo Governo è dimissionario. Ma con Ungheria e Polonia, in trincea sul dossier migranti, il cammino della ratifica non sarà facile. Come sottolinea Annalisa Camilli su Internazionale, il testo del Memorandum con la Tunisia è molto generico. Si parla di “una cooperazione economica e commerciale“, di “un approccio olistico alla migrazione” e di “porre rimedio alle cause profonde dell’immigrazione irregolare.”
“In Tunisia niente campi profughi”
L’Unione europea s’impegna a fornire un sostegno finanziario a Tunisi per migliorare il suo sistema di ricerca e soccorso in mare: ma non ci sarà una SAR di competenza del paese nordafricano. Il pattugliamento delle acque territoriali e il controllo delle frontiere saranno rafforzati. La Tunisia dal canto suo afferma di essere disposta a favorire il rimpatrio dei cittadini tunisini che sono arrivati irregolarmente in Europa. Ribadisce però, in maniera categorica, di non volere essere un paese in cui “risiedano gli irregolari.” Vuol dire che lo Stato nordafricano, sottolinea Internazionale, non aprirà campi profughi o centri in cui riportare i migranti non tunisini. Come avviene in Libia. E come Italia, Olanda e Commissione europea avevano proposto al presidente della Tunisia, Saied, durante i negoziati.