“Vi devo ringraziare tutti e in particolare la premier Meloni per aver risposto immediatamente all’iniziativa della Tunisia di organizzare un vertice per tutti Paesi interessati. Perché la soluzione a questa situazione disumana non può che essere comune”.
Sono state le parole del presidente tunisino Kais Saied, durante la conferenza stampa successiva alla stipula del memorandum tra UE e Tunisia. Che inaugura una nuova importante stagione politica fra i due popoli su temi come: immigrazione, energia e circolazione di persone e merci. L’Italia, grazie al lavoro del governo Meloni, si è imposta al livello internazionale da protagonista, mantenendo fede al progetto in campo di politica estera di un “nuovo piano Mattei per l’Africa”.
Il ruolo del governo Meloni: salvare la Tunisia dal collasso e riportare l’Europa nel Nord Africa
Un’importante alleanza quella raggiunta ieri tra governo tunisino, Europa e con la posizione preminente dell’Italia. La presidente Meloni negli ultimi mesi si era recata varie volte a Tunisi, per poi tornarvi lo scorso 11 giugno in compagnia della presidente Von Der Leyen e di quello olandese Rutte. Il memorandum tra i vertici UE e quelli tunisini, riguarda cinque pilastri fondamentali. Dall’assistenza finanziaria dell’UE, al rafforzamento dei legami economici, fino alla cooperazione per la produzioni di energia verde, passando fino alla promozione di un maggiore scambio culturale. E naturalmente c’è la parte dell’immigrazione: Tunisi è alle prese da anni con un economia al collasso, ed è la rotta primaria per gli affari degli scafisti.
La situazione tunisina
Il patto raggiunto con i vertici tunisini, impegnerebbe l’UE a fornire fondi per circa 1 miliardo di euro, ed inoltre il suo sostegno politico nello sblocco di ulteriori finanziamenti dal Fondo Monetario Internazionale. Il pacchetto salverebbe la Tunisia da un default economico certo. Il Paese è difatti vincolato a rimborsi di prestiti esteri in scadenza entro la fine dell’anno, e senza le suddette risorse da parte del FMI, che prevedono l’erogazione di circa altri 2 miliardi di aiuti, per la Tunisia sarebbe impossibile reperire le risorse sul mercato. In cambio dell’impegno UE però Tunisi deve collaborare con la gestione dei flussi migratori. Che le fonti UE garantiscono “avverrà nel rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, una posizione che teniamo con tutti i partner”.
La presidente Meloni soddisfatta dell’accordo, afferma che l’intesa raggiunta con Tunisi va considerata come un modello per le relazioni tra l’UE e i Paesi del Nordafrica. Commentando che ”abbiamo raggiunto un obbiettivo molto importante che arriva dopo un grande lavoro diplomatico. L’accordo permetterà di affrontare in maniera integrata la crisi migratoria, proprio come la diplomazia italiana a lungo aveva posto come obbiettivo”.
L’Europa può rallentare la penetrazione economica cinese nel continente africano
Il piano Mattei per il Nordafrica dunque, inizia a prendere forma. L’Italia si ritaglia un ruolo da protagonista nell’UE sul fronte africano, ormai preda da decenni di massicci investimenti cinesi. La presidente Meloni da tempo aveva catalizzato l’attenzione mediatica sulla questione tunisina, cercando di prevenire l’inevitabile collasso sociale ed economico, di un Paese chiave a pochi km dall’Europa. Già l’11 Giugno scorso infatti la premier aveva avvertito quanto la Tunisia fosse “una priorità, perché la sua destabilizzazione avrebbe serie ripercussioni su tutto il Nordafrica e ovviamente anche sul nostro Paese”. Un monito accolto oggi anche in Europa, dove grazie anche al lavoro dietro le quinte della diplomazia di Parigi, Bruxelles con questo accordo evita che Tunisi possa disperatamente bussare alla porta di altri protagonisti come Pechino.
La Tunisia è inoltre per l’UE un’importante opportunità di investimento per la produzione dell’energia green. Dove l’Italia per la sua naturale posizione geografica di ponte nel Mediterraneo può giocare un ruolo fondamentale nel progetto. Che sia un trampolino di lancio dell’UE e dell’Italia nel Mediterraneo?