Come annunciato dalla premier Giorgia Meloni, Patrick Zaki, il ricercatore egiziano dell’Università di Bologna, dovrebbe rientrare in Italia. Probabilmente però non il 20 ma il 21 luglio. Dopo aver stretto la mano a un uomo della sicurezza, al limitare di una serie di transenne, Zaki è stato liberato dalla prigionia in Egitto al mattino dello stesso 20 luglio.
Ha abbracciato la madre Hala, che lo attendeva da ore fuori dall’edificio, poi la fidanzata Reny Iskander, la sorella Marise e il padre George. Dopo la grazia del presidente egiziano al-Sisi, concessa il 19 luglio, Zaki quindi lasciato definitivamente la prigionia in Egitto e si prepara a fare rotta verso l’Italia. Si trovava nell’edificio della Direzione di polizia di Nuova Mansura, come ha potuto constatare l’agenzia di stampa Ansa.
Le prime parole di Zaki
Il 18 luglio, il giorno prima della concessione della grazia presidenziale, il ricercatore aveva ricevuto una condanna a 3 anni di carcere dal tribunale di Mansura. L’accusa? “Diffusione di notizie false” a causa del fatto che aveva scritto articoli a difesa della minoranza dei cristiani copti e per l’applicazione dei diritti umani in Egitto.
“Ora sono libero, penso a tornare in Italia il prima possibile, speriamo che avvenga presto. Sono davvero contento: temevo di passare un altro anno e due mesi in carcere.” Queste le prime parole di Patrick Zaki dopo il rilascio. “Sto pensando a ritornare a Bologna, ad essere con i miei colleghi all’Università” ha detto ancora il neolaureato dell’Alma Mater.
Zaki rilasciato dopo la grazia presidenziale. Le prime immagini fuori dalla Direzione di polizia di Nuova Mansura, in Egitto #ANSA pic.twitter.com/PV7dRexn6X
— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) July 20, 2023
“Ora torno al Cairo” ha detto ancora incalzato dalle domande dei giornalisti. “Un grazie a Bologna, all’Università, al rettore e alla mia gente di Bologna. Io sono parte della comunità di Bologna, appartengono a loro sicuramente. Sono veramente contento per quello che hanno fatto per me, da anni. Hanno dimostrato un vero impegno nei confronti del mio caso e adesso sono libero” ha detto Zaki.
I rettori: “Ora soluzione caso Regeni“
Il mondo universitario e in particolare i rettori degli atenei italiani “applaudono l’epilogo atteso da anni per Patrick Zaki“. Al tempo stesso auspicano “risultati analoghi per il caso di Giulio Regeni, ancora in attesa di una risposta chiarificatrice.” La Conferenza dei rettori delle università italiane sollecita inoltre una soluzione per il ricercatore dell’Università del Piemonte Orientale, Ahmadreza Djalali, trattenuto nel braccio della morte in Iran. Djalali è sotto accusa per “spionaggio, nonostante l’assenza di prove” a suo carico.
Tajani: “Nessuna trattativa con al-Sisi“
È in questo contesto che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha tenuto a chiarire a Radio 24 che “non c’è nessun baratto, nessuna trattativa sottobanco. Il Governo è stato in grado di far tornare in Italia un giovane che rischiava di stare ancora un po’ di tempo in carcere.” “Siamo persone serie, non facciamo baratti di questo tipo” ha ribadito Tajani. E sul caso del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni al Cairo nel 2016? “Continueremo a chiedere che si faccia luce sulla vicenda, come abbiamo sempre fatto. Abbiamo sempre messo sullo stesso piano le due questioni.”
La soddisfazione degli Usa
Soddisfazione per la soluzione del caso Zaki anche dagli Usa. “Accogliamo con favore la grazia egiziana ai difensori dei diritti umani Patrick Zaki e Mohamed El-Baqer” ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Usa Matthew Miller. “Entrambi erano ingiustamente detenuti per aver esercitato le libertà fondamentali. Esortiamo l’Egitto a rilasciare tutti i prigionieri politici ingiustamente detenuti. I progressi in materia di diritti umani rafforzeranno le nostre relazioni bilaterali.“