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Ecoansia, allarme degli psicologi sulle paure per il clima

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La crisi climatica si riflette sulle persone determinando stati di stress, ansia, tristezza. E, soprattutto, paura per il futuro. Tutti elementi che portano a rinviare importanti progetti di vita. È la cosiddetta ecoansia: un disturbo psicologico legato all’attuale condizione dell’ecosistema. L’ecoansia si sta diffondendo anche fra gli italiani, sempre più consapevoli dell’evidenza dei cambiamenti climatici.

A dare l’allarme è l’Ordine degli Psicologi delle Marche. L’ecoansia nasce dall’aumento di eventi meteorologici estremi che fino a pochi anni fa avevano un carattere di eccezionalità e che ora sono sempre più frequenti e tutt’altro che eccezionali.

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Nubifragi, inondazioni ma anche calura estrema sono fattori di crescente ansia nella popolazione. Foto Ansa

L’ecoansia ci fa sentire vulnerabili

I forti temporali che determinano nubifragi o vere e proprie alluvioni, così come l’intensa siccità che favorisce incendi diffusi, non sono solo situazioni critiche in chiave ambientale. Hanno ripercussioni evidenti sulla psicologia e lo stato d’animo delle persone, soprattutto fra i più giovani.

Oggi questi episodi irrompono nella vita quotidiana di ciascuno di noi – spiega Katia Marilungo, presidente dell’Ordine regionale degli psicologi delle Marche – portando a sentirsi vulnerabili e suscettibili.” E facendo sì che molti “avvertano di non avere il controllo della propria vita, con una generale tendenza alla tristezza.” Il disturbo dell’ecoansia è ancora poco conosciuto, ma è un malessere che colpisce molte persone, soprattutto se vivono in aree tendenti al dissesto idrogeologico.

Siccità, nubifragi e allerte meteo

Ovvero in zone del nostro Paese nelle quali ci si può trovare a dover fronteggiare, più facilmente che in altre, una prolungata siccità come intensi nubifragi. Anche nell’arco di una stessa stagione dell’anno. Perfino una semplice allerta meteo – e in un anno nelle Marche se ne sono avute anche più di una a settimana – può generare in alcuni individui un vero e proprio stress, innescando stati di ecoansia e di timore. La paura non riguarda solo l’immediata possibile ripercussione per la propria incolumità o per la perdita dei propri beni, ma porta a mettere in discussione anche il futuro.

Il segretario dell’ONU, Antonio Guterres. Foto Twitter @antonioguterres

Ci sono giovani che tendono a sospendere varie progettualità di vita” afferma ancora la presidente degli psicologi marchigiani. Ad esempio se si tratta di “trasferirsi per motivi di lavoro, acquistare una casa, programmare vacanze e addirittura mettere al mondo figli.” E questo perché, sostiene Katia Marilungo, in tanti sono in balia dell’ecoansia. “Pensare al futuro per alcuni rischia di diventare una vera sfida” continua. Tra i rimedi consigliati ci sono la ricerca di sostegno da amici, familiari o da psicologi per consulenze ad hoc. Ma in aiuto di chi soffre di ecoansia possono venire anche la meditazione, l’esercizio fisico, la riduzione dell’accesso a notizie negative o persino la partecipazione ad azioni di attivismo climatico.

Dal riscaldamento all’ebollizione globale

Una cosa è certa: i cambiamenti climatici – intesi come aumento della frequenza dei cosiddetti eventi estremi, che finora erano più rari – sono una realtà con cui tutti dobbiamo fare i conti. In Italia come nel resto del mondo. È del 27 luglio la notizia che questo mese che sta per finire è destinato a ribaltare i precedenti parametri di riferimento per il calore. Lo ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, dopo che gli scienziati hanno affermato che il luglio 2023 entrerà nella storia come il mese più caldo mai registrato al mondo. “Il cambiamento climatico è qui. È terrificante. Ed è solo l’inizio“, ha detto Guterres ai giornalisti. E ha aggiunto che “l’era dell’ebollizione globale è arrivata.” Non più riscaldamento globale, dunque: una denominazione da considerarsi ormai superata.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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