Tennis, Berrettini vs Sinner a Toronto: come sta il tennis italiano “in un abbraccio”
Un match teso, il primo, andato come era facile attendersi... ma siamo lontani sia da Medvedev che da Alcaraz
E primo derby Berrettini vs Sinner fu. Complice l’incolore prestazione di Zverev uscito di scena grazie a Davidovich Fokina – come Tsitsipas caduto per mano del redivivo Monfils – non è andato di scena neppure troppo tardi. E non durato neppure troppo, ma tanto ci ha raccontato dello stato di forma e dei progressi del tennis italiano.
Partiamo dalla cronaca spicciola: la vittoria di Jannik Sinner su Matteo Berrettini è stata abbastanza netta: con il punteggio di 6-4, 6-3 in un’ora e mezza di gioco. Quote della vigilia rispettate, ma soprattutto la classifica che nel tennis conta, eccome se conta. C’è una netta differenza tra il n.8 – il piazzamento del 21enne bolzanino oggi – e il n.38 del romano. Nei primi 8 giochi non si è vista per niente, anzi l’ex finalista di Wimblendon sembrava in ottima forma, quasi ai fasti del suo best ranking, ma alla prima difficoltà al servizio, le partite buone che quest’anno si contano sulle dita di una mano hanno pesato. Come il periodo nero che lui stesso ha confessato in una recente intervista.
Berrettini vs Sinner: il tennis italiano tutto in un abbraccio
La partita si divide netta in due: i primi 8 giochi un Berrettini aggressivo che ha giocato bene con i suoi fondamentali: quel bel gioco per cui tutti noi lo amiamo fatto di servizio, potenza, dritto devastante e quando serve anche qualche discesa a rete. Le occasioni non sono mancate: sette palle break non sfruttate nel primo e nel quinto gioco. Dall’altra parte i tratti del solito Sinner su cui sta lavorando, ma c’è ancora da fare: le difficoltà al servizio, l’attitudine naturale a giocare da fondo – anche per la profondità dei colpi del romano – ma un’innata capacità di soffrire e resistere. Il mantra di Djokovic: “resto qua fino a che l’avversario non cede”, spessissimo funziona. E in questo il bolzanino gli somiglia.
Detto fatto a Matteo nel decimo gioco si spegne il servizio da 40 a 0. Break e in fondo, partita e incontro. A Jannik non è rimasto che controllare e finalmente giocare un po’ più sciolto. 8 a 0 per lui nei derby: l’azzurro gli porta decisamente bene. Speriamo ci ripaghi in Davis.
La parte più bella della partita il “Mi dispiace…” nell’abbraccio finale di Sinner a Berrettini. Una frase semplice e delicata, comprensiva e rispettosa. Matteo risponde con un sorriso e un romanissimo: “E di che…“. Speriamo sia orientato a ricordare la prima parte di questa partita dove abbiamo rivisto il suo “martello”. Perché anche in chiave azzurra abbiamo bisogno di lui.
Cosa attende Sinner ora: Alcaraz e Medvedev
Archiviato il derby con Berrettini, non è facile neppure sulla carta il cammino di Sinner: agli ottavi lo scoglio dell’ex numero uno al mondo Andy Murray. Che non sai mai, sir Andy cosa tira fuori dal cilindro e appare in buona forma. Il match si giocherà oggi, nella notte italiana. In caso di vittoria Jannik si troverebbe un quarto potenziale sulla carta più che accessibile contro il vincente tra la nota sorpresa – classe ’86 – Monfils e Vukic. E poi ancora un doppio esame difficilissimo: come una delle sue care montagne da scalare, prima tappa la semifinale contro il n.1 Carlos Alcaraz. Praticamente un tritasassi in verde e senza troppi ostacoli umani che lo impensieriscono al nostro “baby Hulk“.
E se i pronostici restano quelli della vigilia in finale Daniil Medvedev. Quel russo che ieri ha avuto la meglio sul nostro Matteo Arnaldi e che solo sul cemento non mostra tutte le sue paturnie e si esprime al meglio, come dimostra l’unico slam vinto fino ad oggi. Dalle sue parti di tabellone ci sarà pure Lorenzo Musetti che ieri ha sconfitto Kokkinakis.
Insomma l’Atp di Toronto ci dice che il tennis italiano sta benone. Speriamo ricomincino a correre tutti sul campo come negli spot…