La Cina in crisi? Cosa sta succedendo all’economia del Dragone
La performance deludente di Pechino e le sfide per il futuro della sua economia.
La Cina ha vissuto decenni di crescita economica straordinaria, diventando una delle principali potenze economiche globali. Questa crescita ha portato a sviluppi significativi in vari settori, tra cui quello immobiliare, che è diventato un pilastro fondamentale dell’economia cinese. Tuttavia, le recenti turbolenze in questo settore stanno sollevando domande e preoccupazioni sul futuro economico del Paese.
Evergrande, il colosso immobiliare cinese super indebitato, è crollato alla Borsa di Hong Kong. Segnando un tonfo dell’87,88% e facendo scendere il suo valore di mercato, che nel 2017 era di oltre 50 miliardi di dollari, a circa 590 milioni. Diventando oggi il simbolo della crisi che sta investendo il Dragone. Ma cosa sta succedendo all’economia della Cina?
Il deludente quadro economico della Cina: disoccupazione, deflazione, e settore immobiliare in crisi
Tutto ha avuto “inizio” quando il colosso cinese Evergrande ha presentato istanza di fallimento il 18 Agosto e ha chiesto la protezione dai creditori in un tribunale a Manhattan. La società ha invocato il capitolo 15 del codice fallimentare USA, che protegge le società non statunitensi in fase di ristrutturazione dai creditori che sperano di farle causa o di bloccarle beni negli Stati Uniti. La crisi del colosso però oggi preoccupa l’economia nazionale di Pechino, dove il settore immobiliare rappresenta circa 1/4 del PIL, ma anche gli economisti internazionali. Si stima difatti che oggi Evergrande abbia passività internazionali per circa 19 miliardi. Rappresentando “una bomba a orologeria“, come l’ha definita il presidente americano Joe Biden preoccupato dall’effetto contagio.
Ma in realtà il settore immobiliare è oggi solo uno dei punti neri dell’economia della Cina, che sta deludendo le aspettative. Con le recenti tensioni internazionali difatti e il fenomeno della deflazione, il panorama economico cinese è più complesso che mai. Le esportazioni hanno segnato un meno 5% in questi sette mesi rispetto al 2022, i dati dal settore manifatturiero sono deludenti, e la disoccupazione è ai massimi storici. Un quadro che sembra allontanare sempre di più un rimbalzo dell’economia, ma avvicinare piuttosto una stagnazione per la Cina. L’indice azionario cinese Hang Seng mostra difatti un andamento in controtendenza rispetto alle altre potenze economiche, con la moneta cinese che ha perso valore rispetto al dollaro.
Le “città fantasma” e gli effetti dello scontro con gli USA
Il settore immobiliare cinese aveva rappresentato uno dei fiori all’occhiello dell’economia nazionale per decenni. La rapida urbanizzazione aveva portato a un boom immobiliare che ha visto città intere sorgere dal nulla in pochi anni. Tuttavia, dietro questa facciata di prosperità, si nascondono effetti distopici come le “città fantasma”. Aree urbane costruite in previsione di una futura domanda residenziale e commerciale, che sono rimaste in gran parte vuote. E che sottolineano l’urgente necessità di una pianificazione urbana da parte di Pechino che sia più attenta e sostenibile. Il governo ha recentemente introdotto difatti una serie di misure per raffreddare il mercato, come restrizioni sugli acquisti di case e requisiti di prestito più rigorosi. Che mirano a prevenire la formazione di bolle speculative e a garantire una crescita sostenibile a lungo termine.
Ma aldilà del dato economico, c’è anche un dato politico a pesare sulla prestazione dell’economia del Dragone. E sono gli effetti delle tensioni negli ultimi anni tra Cina e Stati Uniti. Che stanno perseguendo l’isolamento economico di Pechino adottando misure restrittive nei confronti di alcune delle sue società di punta. Queste tensioni inevitabilmente si stanno riflettendo anche sugli investimenti del settore immobiliare, che essendo strettamente legato agli investimenti esteri, sta risentendo delle ripercussioni di questa guerra geopolitica. Le attuali frizioni globali infatti generano un clima di grande incertezza per gli investitori e le imprese di tutto il mondo. La Cina sta oggi cercando di diversificare la sua economia, spostandosi da un modello basato sull’esportazione a uno più orientato verso l’innovazione e i servizi. Ma in questo cambiamento dovrà confrontarsi con molte sfide. Come continuare a sostenere i costi dell’iniziativa Belt and Road (la Via della Seta, n.d.r.), investire in ricerca e sviluppo, e gestire nel frattempo le sue relazioni commerciali con le potenze occidentali. In particolare gli Stati Uniti.