Carlo Verdone: “La mia vita da Carlo tra set e realtà”
Intervista esclusiva VelvetMAG in occasione dell'uscita della seconda stagione di "Vita da Carlo"
Tra i mostri sacri del cinema italiano, artista trasversale amato da tutte le generazioni, torna con la seconda stagione di una serie che ha riscosso enorme successo. Carlo Verdone ci affascinerà ancora una volta con VITA DA CARLO 2, diretta e interpretata dallo stesso attore e prodotta da Aurelio e Luigi De Laurentiis. Sarà disponibile in esclusiva su Paramount+ a partire dal 15 settembre 2023.
Incontriamo Verdone sul set, nella barocca e settecentesca Coffee House di Palazzo Colonna, che nella fiction diviene teatro di presentazione del suo libro La carezza della memoria.
Carlo Verdone in esclusiva a VelvetMAG
Lei si è sempre caratterizzato per questo suo contatto diretto e autentico con i fan, a differenza di altri suoi colleghi molto meno famosi di lei. Da queste sue interazioni quotidiane prendono vita i suoi personaggi?
In realtà non proprio, non solo con i fan, ma dal contatto con le persone comuni in generale. Io credo che un autore, un regista debba essere interessato alla gente per capirne il lato più umano e saper cogliere le loro nevrosi e fragilità. A differenza di molti miei colleghi io conduco una vita normale, vado a fare la spesa, nel mio quartiere, Monteverde Vecchio, sono abituati a vedermi e nessuno mi ferma. Questo mi dà la possibilità di parlare ed entrare in contatto diretto con gli altri.
Quali sono i luoghi iconici di Roma che ama?
La strada che mi è rimasta nel cuore era quella della mia scuola a via Giulia. Per me è stata la via più importante della mia vita. Mi rammarica molto vedere come viene trattata male la mia città, le buche, tutte quelle scritte sui muri. Ci sono associazioni e privati che con fatica li ripuliscono, ma questi interventi durano quarantotto ore e poi di nuovo è peggio di prima. Purtroppo, manca l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole da troppi anni e se a questo aggiungiamo la superficialità ed il cattivo esempio dato da tanti politici del non organizzare manutenzioni periodiche, nel lasciare tutto come sta, sarà difficile uscirne. Se la politica desse esempi di maggiore serietà ed attenzione per il bene comune allora le cose sarebbero diverse. Dal terrazzo della mia casa, Roma la vedo dall’alto e per fortuna mi appare più bella di quello che è realmente.
Ha scelto per alcune scene di Vita da Carlo 2 la Coffee House di Palazzo Colonna. Cosa l’ha affascinata?
La bellezza architettonica del salone, il panorama che si scorge dalla finestra, il terrazzo mi davano l’idea di essere in un luogo iconico. Un posto elegante, molto luminoso.
Torna nella seconda stagione un personaggio esilarante quello di Antonio Bannò, il giovane attore che veste i panni dell’ex fidanzato di sua figlia, un segugio in tutto il suo quotidiano, sembra che non la lasci nemmeno respirare. Nella realtà invece come sono le cose?
Pensi che i miei figli nel vedere la serie si sono arrabbiati e mi hanno detto: “Papà ci potevi trattare un po’ meglio!” I primi giorni ci sono state delle discussioni a casa, ma chiaramente sono personaggi romanzati. In questa seconda stagione racconterò, sempre in maniera romanzata, il privato di mia figlia, della mia badante, della mia ex moglie.
Nel suo libro La carezza della memoria traspare un passaggio molto emozionante: lei aiuta suo figlio Paolo a trovare la sua strada anche grazie alla chitarra. Da cosa nasce questa idea?
La chitarra richiede un’attenzione particolare: è una sorta di ansiolitico naturale, è terapeutica. Avendo capito che mio figlio aveva un’attitudine verso il rock ed il blues ho pensato di spingerlo in questa direzione. Paolo è diventato molto bravo, lo strumento ci ha avvicinato e ci ha fatto diventare come due grandi amici che si ritagliano del tempo insieme per scoprire cose nuove, canzoni particolari, andiamo persino ai concerti insieme.
Lei è sicuramente una delle personalità più poliedriche del nostro panorama culturale, spazia dal cinema alla letteratura. Ha attraversato momenti ed epoche molto differenti tra loro. Come ritiene che siano cambiati i rapporti umani e la cultura nel corso di questi diversi periodi storici?
Sono nato negli Anni Sessanta, ho vissuto nei Settanta un periodo meraviglioso di aggregazione, poi è arrivato l’avvento dei social che ha allontanato gli altri, anche se pensiamo di essere sempre connessi. In realtà viviamo in una profonda solitudine, c’è poco scambio. Ci sono sicuramente ragazzi che condividono delle loro passioni, discutono dei propri ideali, ma la maggior parte di loro ha il culto di sé e dell’apparire in un selfie. C’è una grave forma di megalomania, di condivisione nulla, purtroppo.
Che rapporto ha Carlo Verdone con la tecnologia?
Mi servo del computer come tutti, ma l’uso dei social è ridotto al minimo, perché ritengo che per ottenere attenzione occorra avere una storia da raccontare. Mi piace pubblicare poco, mostrare troppo non serve a nulla.
Ha mai pensato di fare un film sugli argomenti trattati nel suo nuovo romanzo?
Fare un film d’autore tratto dal racconto su Maria F, la giovane prostituta, di cui racconto ne La carezza della memoria, significherebbe portare in scena una storia in cui non si ride mai. Ma questa vicenda, e il desiderio di trarne un film d’autore, diventa lo spunto da cui parte il via la seconda stagione di Vita da Carlo.
Tra i giovani della sua epoca e quelli attuali quali analogie ed incompatibilità evince?
Ci sono ragazzi che lavorano con me estremamente seri perché hanno una passione che vivono con impegno. La maggior parte di loro è così, ed è un bene perché questa generazione dovrà prendere il nostro posto. Ogni volta che posso, aiuto qualche giovane facendogli fare esperienza sui miei set.
Tra la nuova generazione riscontra dei valori diversi rispetto a quelli del denaro e del successo?
Un po’ li capisco questi ragazzi. La vita oggi ha livelli di costo altissimi a causa delle tasse insostenibili. Non è vero che non c’è più amore e per questo scarsa natalità. Il fatto è con non ci sono soldi: ci sono le bollette da pagare, la benzina, tanti pensieri che incidono e che non permettono di pensare ad una famiglia con serenità.
I produttori dei due capitoli di Vita da Carlo sono Luigi ed Aurelio De Laurentiis, che rapporto vi lega?
Sono vent’anni che lavoro con loro, a volte capita di discutere, ma la fiducia è reciproca.
Potrebbe fare politica?
Mai al mondo, per fare certe cose bisogna avere una preparazione, mi trovo bene nel mio lavoro. Non ho una vocazione politica.
Si potrebbe definire come focus, essenza dei suoi libri, quello che i latini chiamavano il valore dell’humanitas intesa come solidarietà, empatia, ma anche ironia. C’è una possibilità di recupero di questi valori?
Siamo un po’ persi perché abbiamo avuto delle batoste come il Covid, la guerra tra Russia e Ucraina, le conseguenze dei cambiamenti climatici che ci mettono a dura prova. Abbiamo una classe politica che non è all’altezza, non ci sono più personalità come quella di Kissinger, che era l’unico Segretario di Stato ricevuto con onori nel mondo, la gente come lui non esiste più. Oggi viviamo di scandali, chiunque ha scheletri nell’armadio, non c’è autorevolezza e preparazione.
Che cos’è per Carlo Verdone la felicità?
Avere un’ora di tempo anche per annoiarsi non ha prezzo. La mia vita è come quella che vedete nella serie, sempre frenetica. Purtroppo non so dire di no, ma dal prossimo anno non accetterò più troppi impegni.
Il suo più grande dolore e rimpianto?
Il dolore più grande sicuramente la morte dei miei genitori. Il rimpianto è quello di non aver potuto dare un appuntamento ad una persona che mi doveva parlare perché avevo una serata di lavoro importante, la notte stessa si è suicidata.
La domanda che non le hanno mai fatto e che vorrebbero che le facessero?
Quanto hai dato a te stesso? Molto poco. Agli altri? Quasi tutto.