Dopo le sue rivelazioni a Repubblica, il 2 settembre, sul caso Ustica, l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato torna a parlare di una delle vicende più oscure della storia d’Italia dell’ultimo mezzo secolo. E lo fa precisando il suo pensiero al quotidiano La Verità. Sul DC9 dell’Itavia e sul suo abbattimento da parte di un missile francese “io ho solo rimesso sul tavolo un’ipotesi, già fortemente ritenuta credibile” afferma Amato.
E questo “non perché avessi nuovi elementi, ma per sollecitare chi li ha a parlare, a dire la verità. Non altro“. Amato precisa il suo pensiero sulla tragedia del DC9 a seguito delle polemiche che la sua intervista a Repubblica ha suscitato. “Non ho raccontato nulla di nuovo” chiarisce l’ex premier. “Volevo riportare il tema all’attenzione, sollecitare chi potrebbe convalidare quell’ipotesi a parlare. Gli anni passano, le famiglie sono convinte che la verità non sia venuta fuori e i testimoni possono andarsene presto“.
Amato e la verità su Ustica
Al quotidiano La Verità, l’ex premier spiega quindi che “su chi informò Gheddafi (che gli avrebbero fatto un attentato, ndr.) è ben possibile che ci sia stata confusione di date, fra l’86 (quando fu Craxi, ndr.) e l’80, quando, secondo Luigi Zanda (ex portavoce di Cossiga, ndr) furono i servizi. Onestamente non riesco a dire se la confusione l’ho fatta io o se l’ha fatta chi mi parlò di Craxi come informatore di Gheddafi“. Amato nega infine di aver avuto con le sue parole il proposito di creare problemi al governo Meloni nei rapporti con la Francia. “No, davvero, nessuna intenzione di creare difficoltà al Governo. Perché mai?”
Per ricapitolare la situazione: secondo Giuliano Amato il DC9 dell’Itavia precipitato vicino a Ustica il 27 giugno 1980 è stato abbattuto da un missile francese. In un’intervista a Repubblica del 2 settembre, l’ex premier ha sostenuto che “era scattato un piano per colpire l’aereo sul quale volava Gheddafi. Ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi. Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi“.
Amato ha ipotizzato una ricostruzione dei fatti in base a informazioni personali, inchieste giornalistiche come quelle di Andrea Purgatori, recentemente scomparso, e il lavoro della magistratura già a fine Anni Novanta in particolare grazie al Rosario Priore. Il mig libico, sul quale Gheddafi non salì, avvisato in tempo, si trovò in un’azione di guerra sui cieli italiani. Secondo dichiarazioni del 2008 del defunto presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, per sfuggire al suo radar un caccia francese che lo inseguiva si posizionò sotto il DC9 dell’Itavia in volo da Bologna a Palermo e quando sparò il missile in direzione dell’aereo libico colpì per errore il velivolo italiano facendolo precipitare in mare all’altezza dell’isola di Ustica, in Sicilia, e uccidendo tutte le 81 persone che si trovavano a bordo.
Le replica della Francia
Dalla Francia è arrivato a stretto giro un secco no comment: “Non abbiamo dichiarazioni da fare“. E il ministero degli Esteri francese ha affermato che “abbiamo già fornito tutto ciò che è in nostro possesso. Ma restiamo a disposizione dell’Italia“. Non è mancata, naturalmente una dichiarazione di Giorgia Meloni in merito alle affermazioni di Giuliano Amato. Nell’intervista a Repubblica, infatti, il suo predecessore a Palazzo Chigi ha tirato in ballo il Governo italiano, spronandolo a fare un passo verso Parigi per ottenere verità su Ustica.
“Parole importanti quelle di Amato” ha replicato la premier Meloni. “Gli chiederò di mettere a disposizione eventuali elementi in suo possesso“. Ma l’ex braccio destro di Bettino Craxi, 85 anni, precisa ora alla Verità di non avere elementi ulteriori ma di aver fatto, in sostanza, un appello perché “chi sa parli“. E chi sa, secondo Amato, non sono tanto i politici ma i militari. I generali che nel 1980 erano ai vertici delle forze armate e a conoscenza – sempre secondo l’ex premier – del presunto piano di eliminazione di Gheddafi. Il tentativo di Amato, a mezzo stampa, potrebbe forse riaprire ancora una volta un procedimento giudiziario o politico, prima che la verità su Ustica cada nell’oblio.