La dieta vegana fa bene all’ambiente?
Scopriamo i pro e i contro di un tipo di alimentazione che si basa solo su vegetali e cereali
Secondo un’idea diffusa, la dieta vegana dovrebbe essere tra le più sostenibili e amiche dell’ambiente. Ma siamo sicuri sia così al 100%? Proviamo a scoprirlo insieme, valutando quali possono essere i possibili pro e i possibili contro di questo specifico stile di alimentazione.
Tra le abitudini alimentari più diffuse nella nostra epoca c’è, senza dubbio, la dieta vegana. Si tratta di un tipo di alimentazione che esclude qualsiasi prodotto di derivazione animale e che si basa, principalmente, su vegetali e cereali. Per molti punti di vista si può definire un’alimentazione sostenibile. Tuttavia, potrebbe sorgere il dubbio se il ‘veganismo’ sia totalmente amico dell’ambiente. E tal proposito, potrebbe risultare interessante valutare tutti i pro e contro relativi a questo tipo di regime alimentare e il suo impatto sull’ambiente.
La dieta vegana e il suo impatto nell’ambiente
Sebbene la dieta vegana potrebbe risultare più sostenibile rispetto ad una dieta che si basa sul consumo intensivo di carne e pesce, è bene precisare che esistono dei fattori da non sottovalutare. Il primo aspetto è relativo alle considerazioni sugli animali da pascolo, il secondo alle agricolture industriali e il terzo ai sostituti della carne. Innanzitutto, è bene tenere presente che i pascoli rappresentano un aspetto fondamentale per la sostenibilità ambientale, infatti, sostengono la salute del suolo e assicurano acqua pulita all’ecosistema. Un pascolo, praticato in maniera sostenibile, aiuta a gestire il territorio, offre colture coperte (che al contrario potrebbero comportare delle spese) e recupera i nutrienti essenziali e il carbonio dalla vegetazione ridonandolo al terreno, in modo da nutrire il suolo e favorire raccolti di maggiore qualità.
Per quanto riguarda il consumo di acqua, poi, è fondamentale precisare che per allevare con successo animali da carne sono necessari quantità di acqua, energia, terreni e mangimi di grandi proporzioni. Tuttavia, anche una dieta vegana comporta inevitabilmente dei consumi. Se si parla di coltivazioni industriali, è bene considerare che alcune piante come l’avocado, per esempio, richiedono un determinato sistema di irrigazione e un clima preciso. Di conseguenza, potrebbe essere necessario un trasporto d’acqua consistente per far sì che la pianta cresca rigogliosa, il che andrebbe a comportare, oltretutto, anche inquinamento da trasporto.
Dieta flexitariana?
In un’ultima istanza una considerazione è relativa ai sostituti della carne. Dunque, è necessario valutare che prodotti vegetali, ‘carni senza carne‘ e alimenti altamente trasformati necessitano una lavorazione supplementare. Lavorazione che potrebbe implicare emissioni e consumo di energia, terra e acqua. In conclusione, se è giusto affermare che la dieta vegana ha un’impronta di carbonio minore rispetto alle diete a base animale, è anche bene valutare le modalità di produzione di frutta, verdura e cereali.
Una dieta vegana è realmente sostenibile, solo se deriva da coltivazioni sostenibili. Viceversa, il suo impatto sull’ambiente avrà sempre e comunque una percentuale negativa. Una precisare finale, riguarda il consiglio di molti nutrizionisti, i quali sostengono che una dieta flexitariana, basata principalmente sulle piante ma con un consumo di carne e derivati animali in piccole parti, sia probabilmente l’alternativa migliore per la salute e per l’ambiente.