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Marocco devastato dal terremoto: oltre 2mila vittime e 1400 feriti gravi

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Il terremoto che ha colpito il Marocco la sera del 9 settembre ha devastato la regione a sud-est di Marrakech. L’ultimo bollettino del ministero dell’Interno definisce la portata dell’ecatombe: 2.012 morti e 2.059 feriti, di cui oltre 1.400 gravi. Interi villaggi di montagna spazzati via. Centinaia di famiglie decimate e migliaia di persone sdraiate nelle piazze per la loro seconda notte fuori dalla propria casa. 

La maggior parte delle vittime viveva nella provincia di Al Haouz (1.293 persone) e, in misura minore, a Taroudant (452), entrambe a sud di Marrakech. Al Haouz è l’epicentro della scossa di magnitudo 6,8 gradi, a una profondità di 18,5 chilometri, secondo l’osservatorio geologico americano (Usgs). Il Centro nazionale marocchino per la ricerca scientifica e tecnica (Cnrst) ha indicato una magnitudo pari a 7 gradi della scala Richter a una profondità di 8,5 chilometri.

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Interi villaggi rasi al suolo sulle montagne del Marocco. Foto Twitter @DRusconi

Il Marocco devastato

In ogni caso si tratta della scossa più forte che si sia mai verificata nella storia del Marocco. L’ultima che si avvicina per portata – magnitudo 5,7 – risale al 1960 ad Agadir, non molto lontano dalla regione colpita. Allora fece 12mila morti: un terzo della popolazione locale dell’epoca. La più recente è del 2004, ad Al Hoceima, con 628 morti e 926 feriti (6,3 gradi). Tafeghaghte e Moulay Brahim sono tra le località più colpite dal terremoto. Piccoli villaggi di montagna a una cinquantina di chilometri dall’epicentro. “Sono stati completamente spazzati via. I crolli di montagna hanno interrotto le strade e reso difficile l’arrivo dei soccorsi“, ha raccontato il ministro della Giustizia, Abdelilah Wahbi, che è anche sindaco di Taroudant.

In questi villaggi del Marocco a scavare tra le macerie è arrivato l’esercito, con gli elicotteri per i soccorsi e le ruspe per farsi strada. Ma mentre i militari scavavano tra i resti, gli abitanti scavavano le prime tombe. Alcune famiglie sono decimate. È già un simbolo la signora avvolta in una coperta che hai microfoni della tv di Stato ha elencato i nomi del marito e dei 4 figli, tutti persi. E come lei tanti altri.

La disperazione di una donna sulle macerie della sua casa in Marocco. Foto Twitter @AngiKappa

Citando fonti mediche, il sito di notizie Médias24 ha segnalato inoltre un “afflusso massiccio” di feriti negli ospedali di Marrakech. Ma le disperate richieste di aiuto arrivano anche da Rabat, Casablanca, Agadir ed Essaouira. “Verso le 23, abbiamo sentito una scossa molto violenta, ho capito che era un terremoto. Ho visto edifici muoversi e sono uscito. La gente era sotto shock e nel panico. I bambini piangevano, i genitori erano sconvolti“, ha detto al telefono all’AFP Abdelhak El Amrani, 33 anni, residente a Marrakech.

Gli italiani a Marrakech

Erano circa 200 gli italiani che si trovavano a Marrakech quando è arrivato il terremoto: lo ha detto intervenendo alla trasmissione Omnibus de La7 il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Al momento – ha aggiunto – non abbiamo notizie di italiani feriti. Ora siamo impegnati con la nostra ambasciata a Rabat, il nostro consolato a Casablanca e il consolato onorario a Marrakech a contattare tutti i concittadini“. Papa Francesco apprendendo “con dolore del terremoto che ha colpito il Marocco” ha espresso “la sua comunione nella preghiera di fronte a questo disastro naturale“. Nel telegramma di cordoglio per le vittime inviato, a nome del Pontefice, dal Segretario di Stato il cardinale Pietro Parolin, Francesco è “triste per questo evento” e ha espresso la sua “profonda solidarietà a coloro che sono toccati nella carne e nel cuore da questa tragedia“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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