Spari in strada nella notte dell’11 settembre al quartiere Parco Verde di Caivano (Napoli). A raccontare l’ennesima situazione limite del quartiere, assurto alla cronaca per gli stupri subiti da due bambine, è don Maurizio Patriciello, parroco che da anni si batte contro la camorra. Si tratta della terza ‘stesa’ di spari per intimidire le persone in una sola settimana a Caivano.
“In sella alle loro moto, sono arrivati ancora una volta. Volti coperti. Armi pesanti in mano. Sfrecciano per i viali sparando all’impazzata. È il terrore…” è quanto si legge nel post su Facebook con cui il sacerdote ha raccontato il raid con colpi di arma da fuoco avvenuto nella notte. E poche ore dopo, lunedì mattina, ancora spari contro un’auto parcheggiata.
Caivano dopo Meloni
Gli spari in strada a Caivano secondo don Maurizio Pratriciello sono un segnale. “I topi – spiega il prete – si sentono stanati, dopo aver ballato per anni e anni senza il gatto“. Secondo il parroco, “la camorra ha capito che qualcosa di serio e di importante sta avvenendo” e gli ultimi episodi sarebbero una “reazione alla pressione dello Stato e all’attenzione delle istituzioni“. Nel quartiere, ha concluso, “ci vuole un esercito di insegnanti, ma anche un esercito con le pistole“. “Stanotte è accaduto qualcosa di orribile, ma non ci arrendiamo e non abbiamo paura“, afferma ancora don Patriciello. “Ci sono qui tanti poliziotti e carabinieri, e ci siamo anche noi“.
Mentre “quella gente sparava all’impazzata, ci volevano le forze dell’ordine“, prosegue il parroco. “Ci volevano i carabinieri, ci voleva la polizia. Se ci manderanno ancora altri carabinieri e altra polizia, ci faranno una grande cortesia. Se guerra deve essere… Questi signori arrivano con i Kalashnikov e noi cosa gli mandiamo, gli insegnati di scuola elementare?“. “Siamo sfiniti, gli uomini col mitra torneranno“.
Un’emergenza infinita
“Siamo stanchi, sfiniti“, dichiara ancora don Patriciello in una preghiera recitata su Facebook. “Ma dobbiamo raccogliere le forze. Signore, donaci la forza di non mollare. Di non arrenderci. Di non scappare. Allontana da noi la paura che ci paralizza. E moltiplica la speranza. Resta con noi, Signore. Resta con noi. Gli uomini con il mitra sono scappati, ma ritorneranno. È certo, nessuno sa dire quando ma ritorneranno. Intanto si vive nel terrore. Abbraccio tutti. I bambini e i vecchi. I giovani e i malati. Un abbraccio grande agli uomini e alle donne delle forze dell’ordine. Stamattina si ricomincia“.
Secondo il parroco campano, il problema di Caivano “non si risolve in un giorno. Il presidente De Luca ha ricordato giustamente che per anni lo Stato ha dimenticato Caivano, ed è chiaro che anni e anni di omissioni non si cancellano con un colpo di spugna“. Don Patriciello non ritiene tuttavia che gli spari all’impazzata dimostrino un insufficiente impegno delle forze dell’ordine. Rispondendo ai giornalisti, il sacerdote invita a “mettere al bando le polemiche inutili e strumentali“, a favore di un impegno unitario e bipartisan.
Serve lo sforzo di tutti
“Prima di invitare la presidente del consiglio Meloni (è stata a Caivano il 31 agosto, ndr.) avevo incontrato i premier Renzi e Conte, i colori politici non mi interessano. Chi si attacca a queste cose non rende un buon servizio al Parco Verde“, aggiunge il sacerdote. “Per me prete è più facile stare al di sopra delle parti. Ma serve uno sforzo unitario da parte di tutti. Altrimenti, pur senza volerlo, agendo e scrivendo in un certo modo possiamo renderci complici di qualcosa di doloroso. L’unico modo per tutelare i nostri bambini è lavorare tutti quanti insieme“. Lo scorso 5 settembre un’operazione interforze con centinaia di agenti aveva ottenuto qualche piccolo risultato. Ora è arrivata la ‘risposta’ della camorra.