Elisa Claps: 30 anni di misteri, depistaggi e verità incomplete
Il caso della ragazza uccisa a Potenza nel 1993. Riaperta al culto la chiesa dove fu assassinata da Danilo Restivo. Gildo Claps: "Non entrate lì dentro"
Ricorrono il 12 settembre i 30 anni dall’omicidio di Elisa Claps, l’adolescente di 16 anni uccisa nel 1993 a Potenza dall’allora 21enne Danilo Restivo. La città ha ricordato la ragazza con un corteo a cui hanno partecipato i familiari, fra cui il fratello Gildo, assieme a centinaia di persone. Il corpo di Elisa fu ritrovato nel sottotetto della canonica della chiesa della Santissima Trinità di Potenza 17 anni dopo: il 17 marzo del 2010.
Un periodo lunghissimo che è stato un calvario per mamma Filomena e per i fratelli di Elisa Claps, i quali ancora oggi lottano nelle aule di giustizia per ottenere piena verità. Sia per ciò che riguarda l’omicidio che per quello che concerne i depistaggi. E i misteri che hanno accompagnato un ventennio di indagini.
Lo scorso 24 agosto le autorità ecclesiastiche hanno provveduto alla riapertura, dopo anni, della chiesa dove Elisa fu trovata cadavere, fra le polemiche della famiglia. Al corteo odierno, cominciato davanti a casa Claps e conclusosi di fronte all’ingresso della Santissima Trinità dove la ragazza fu uccisa e rimase per 17 anni, Gildo Claps ha chiesto a tutti di non entrare in chiesa “come segno di solidarietà alla famiglia”.
Caso Claps, le prime indagini
L’assassino uccise Elisa Claps dopo un tentativo di approccio sessuale respinto. Le inflisse 13 fendenti con un coltellino o altro oggetto tagliente e appuntito, fra le 11.30 e le 13.10 del 12 settembre 1993. Sin dal primo momento i sospetti caddero su Danilo Restivo, un ragazzo che frequentava la parrocchia e conosceva Elisa. E che le aveva dato un appuntamento davanti alla chiesa quella domenica mattina.
Quel giorno Elisa uscì di casa insieme ad un’amica, Eliana De Cillis. Lo stesso Restivo confermò di avere incontrato Elisa ma disse che rimasero 10 minuti a parlare dietro l’altare e che poi la ragazza andò via. Nel 1995 i giudici del Tribunale di Potenza non gli credettero del tutto. Nella sua ricostruzione c’era un buco di un’ora e mezza e così lo condannarono a due anni e 8 mesi di reclusione.
Omicidio in Inghilterra
Restivo lasciò Potenza. Il suo nome è poi tornato alla ribalta perché sospettato in Inghilterra dell’omicidio di Heather Barnett, una sarta che abitava di fronte a casa sua a Bournemouth, nel Dorset, assassinata il 12 novembre del 2002. Anche in questo caso Restivo si è sempre proclamato innocente.
La svolta giunse col ritrovamento dei resti della studentessa potentina nella chiesa della Trinità, nel 2010. L’assassino uccise Elisa nel sottotetto dell’edificio, ha stabilito l’autopsia. La ragazza morì dissanguata per le ferite riportate. Dalla chioma alcuni tagli netti di ciocche di capelli.
Un particolare analogo apparve sul corpo senza vita della sarta inglese Heather Barnett che teneva una ciocca di capelli non suoi nelle mani. Queste sinistre analogie concentrarono ancora di più i sospetti su Danilo Restivo. E fecero ripartire le inchieste, sia quella inglese che quella italiana. Nel 2010 la polizia inglese arrestò Restivo che al processo ricevette una pena definitiva di 40 anni di carcere.
Restivo, la condanna in Italia
Analoga evoluzione ci fu sul fronte italiano con l’inchiesta della Procura di Salerno, fino ad arrivare alla prova del Dna. Un elemento che è andato ad aggiungersi a una serie di elementi investigativi tra cui i fatti di quella mattina e il dettaglio delle ciocche, ritenute la firma dell’assassino. Nel 2011 Restivo ricevette una condanna di primo grado a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Elisa Claps dal Gup del Tribunale di Salerno. Due anni più tardi il processo di appello a Salerno si è concluso con la conferma della condanna.
Claps, il giallo del ritrovamento
Il caso Claps ha continuato a impegnare le aule della giustizia per i filoni paralleli d’inchiesta. In particolare, con la vicenda che riguarda il presunto ritrovamento dei resti della ragazza avvenuto prima del 17 marzo 2010. Due donne delle pulizie della chiesa sono state accusate di aver trovato i resti di Elisa Claps nel sottotetto prima di quella data e di non averlo comunicato alle autorità. Nel 2015 i giudici le hanno condannate a 8 mesi di reclusione per false dichiarazioni al pm. Nel settembre 2018 il processo di appello si è chiuso con una dichiarazione di prescrizione.
Il presunto ruolo di don Mimì
Arrivando ad anni recenti, i fari si sono accesi sulla riapertura al culto della chiesa della Santissima Trinità a cui la famiglia si è sempre dichiarata contraria. In quell’edificio ha affermato, “ci sono ancora verità sepolte“. Dopo i lavori di ristrutturazione e a distanza di 13 anni dal ritrovamento del corpo di Elisa Claps, la chiesa in via Pretoria nel centro storico di Potenza ha riaperto al culto il 24 agosto 2023. Il sindaco Mario Guarente ha polemizzato per il mancato avviso della riapertura da parte della curia.
Fra i vari aspetti dell’assassinio di Elisa Claps che restano da svelare c’è il ruolo dell’allora parroco della Santissima Trinità: don Domenico Sabia, in città conosciuto col diminutivo di don Mimì. Sebbene gli inquirenti non abbiamo provato nulla di penalmente rilevante a suo carico, il sospetto che ancora oggi non si è dissipato è che il sacerdote – morto nel 2008 – conoscesse la verità sulla morte di Elisa Claps. Ma abbia coperto l’assassino, per motivi che restano misteriosi.