Nicola Gratteri, 65 anni. Foto Ansa/Fabio Frustaci
Il capo dei pm e della Dda di Catanzaro, veterano ‘cacciatore’ di mafiosi e ‘ndranghetisti, Nicola Gratteri, è il nuovo Procuratore di Napoli. Si tratta della procura più grande d’Italia. Nel capoluogo partenopeo il posto di procuratore capo era scoperto da quasi un anno e mezzo. A maggio 2022, infatti, Giovanni Melillo aveva lasciato l’incarico per assumere quello di capo della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
Il Consiglio superiore della magistratura (Csm) ha votato a grande maggioranza per Gratteri, calabrese, 65 anni, che ha ottenuto 19 voti. Otto suffragi sono andati alla procuratrice aggiunta di Napoli, Rosa Volpe, che è stata per un anno “reggente” della procura partenopea. Il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, ha ricevuto 5 voti.
A favore di Gratteri hanno votato il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli e il Procuratore generale della Cassazione, Luigi Salvato. Ma anche i componenti laici di Centrodestra, quello laico di Italia Viva, Ernesto Carbone, i consiglieri di Magistratura Indipendente. E inoltre l’indipendente Andrea Mirenda e il togato di Unicost, Antonino Laganà.
Per la maggioranza che lo ha sostenuto è stata determinante l’ampia e profonda esperienza che Nicola Gratteri ha maturato nel contrasto ai fenomeni di criminalità organizzata, nella sua dimensione nazionale e transnazionale. Nel corso della sua carriera e delle sue inchieste su omicidi e traffici di stupefacenti il nuovo procuratore di Napoli ha effettuato centinaia di rogatorie internazionali che lo hanno portato a instaurare rapporti con procure di tutto il mondo. Un impegno che ha portato alla cattura di circa 140 latitanti, alcuni dei quali inseriti nella lista dei 30 più pericolosi al mondo.
Gratteri, una delle figure di spicco nella lotta contro la ‘ndrangheta, vive sotto scorta dal 1989. La sua prima indagine fece cadere la giunta regionale calabrese. Da sostituto procuratore a Locri, negli Anni Novanta, si è occupato di scottanti inchieste sui legami tra ‘ndrangheta, politica, massoneria e sul traffico di droga e armi. Nel 1993 è sfuggito a tre attentati organizzati nel giro di tre settimane.
Nel giugno 2005, il Ros dei Carabinieri ha scoperto nella piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) un arsenale di armi forse predisposto per un attentato a Gratteri. Quattro anni più tardi è diventato procuratore aggiunto a Reggio Calabria, la sua città. A giugno 2013, l’allora presidente del Consiglio, Enrico Letta, lo aveva nominato fra gli esperti per l’elaborazione di proposte in tema di lotta alla criminalità organizzata.
Meno di un anno dopo, il premier Matteo Renzi lo volle come ministro della Giustizia, ma alla fine prevalse Andrea Orlando, forse a seguito di una mai smentita opposizione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. In quello stesso anno Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, annunciò la nomina di Gratteri a consigliere della Commissione. Nell’agosto 2014 Matteo Renzi lo aveva infine nominato presidente della commissione per l’elaborazione di proposte normative in tema di lotta alle mafie. Adesso, quasi 10 anni più tardi, la promozione dal parte del Consiglio superiore della magistratura a procuratore capo di Napoli, negli stessi giorni in cui le vicende della difficile periferia di Caivano sono sotto l’occhio dei riflettori.
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