Accordo Ita-Lufthansa: perché il dossier rappresenta un pericolo?
Le paure degli altri gruppi UE nei confronti dell'accordo, le esigenze del governo italiano.
Un vero e proprio caso politico è scoppiato attorno al matrimonio Lufthansa-Ita, tanto da portare la presidente Meloni ad esporsi durante il G20 in India.
Che nei confronti del rallentamento sull’accordo da parte del Commissario europeo per la concorrenza ha affermato: «È curioso che la Commissione blocchi la soluzione Lufthansa per Ita Airways». Bruxelles da parte sua, ha fatto subito sapere al governo italiano che la notifica dell’accordo tra il vettore tedesco e quello italiano non è ancora arrivata. Al momento vista la portata della fusione e soprattutto del mercato in questione, il deal Lufthansa-Ita sarebbe in una fase di pre-notifica. Ma dietro le affermazioni di Bruxelles in realtà si potrebbero nascondere anche questioni politiche ed economiche, ben più specifiche. Legate alle istituzioni UE e alla solidarietà tra i Paesi membri.
Il matrimonio Ita-Lufthansa: perché il governo ha interesse di chiuderlo in tempi brevi
In attesa della prossima Legge di Bilancio il governo Meloni possiede prevedibilmente un certo interesse ad alzare il livello dello scontro sull’accordo e a renderlo cosa pubblica. Ad agosto difatti il ministero ha versato a Ita l’ultima tranche (250 milioni di euro) degli 1,35 miliardi complessivi autorizzati dall’Antitrust UE. E ad oggi con le sue casse, la compagnia di bandiera secondo alcuni esperti potrà resistere massimo fino all’inverno. Senza l’ingresso del vettore tedesco, che investirà almeno 829 milioni, Ita vedrebbe dunque il suo futuro seriamente compromesso. E in una congiuntura economica globale tanto delicata, con il PIL italiano dato in calo e l’inflazione che rallenta meno del previsto, il governo vuole preservare quanto più possibile le risorse pubbliche a disposizione.
Il destino dell’ex Alitalia è stato più volte dopotutto oggetto di numerosi litigi fra Bruxelles e gli esecutivi italiani. Con la compagnia di bandiera che negli ultimi decenni ormai ingurgitava ingenti risorse pubbliche, e l’UE che numerose volte si è detta non più disposta “a chiudere un occhio”. Il fatto “curioso” oggi, è che proprio adesso che Ita stava per virare verso un altra strada maggiormente concorrenziale, il comportamento della Commissione UE si dimostra alquanto insolito. Come le oltre cento domande che la Commissione ha mandato alcuni giorni fa a Ita-Airways e a Lufthansa. Che secondo alcuni fonti, con accesso diretto alla trattativa, riguarderebbero persino il menu di bordo. Un dettaglio alquanto bizzarro da immaginare sui tavoli dei tecnici dell’Antitrust Ue che dovranno valutare l’operazione.
L’accordo sulla carta spaventa la concorrenza
Entrambe le compagnie difatti non esitano a definire le domande della Direzione generale della Concorrenza Ue come «inutili, ridicole, pretestuose» e inviate «con l’obiettivo di far perdere tempo». Ma “le anomalie” che oggi stanno causando il rallentamento del dossier, non finirebbero qui. A ciò si aggiunge l’assenza della commissaria che seguiva direttamente il caso, Margrethe Vestager. Che si è posta recentemente in aspettativa, in quanto in corsa per la Danimarca al vertice della Banca europea per gli investimenti. Ma cosa si potrebbe nascondere realmente dietro “l’ingorgo” della Commissione UE?
Non è difficile immaginare come le nozze Lufthansa-Ita Airways non siano molto gradite dagli altri gruppi della concorrenza in UE. Gruppi come Air France-Klm-Delta Airlines e la holding IAG di British Airways-Iberia-Vueling difatti, potrebbero vedersi strappare quote importanti di mercato in Italia. Per non parlare delle low cost come Ryanair, easyJet e Wizzair che si ritroverebbero a competere con una compagnia di bandiera, stavolta molto più solida economicamente e presente sul mercato. La posizione strategica degli slot della penisola italiana difatti, unite al rigore nonché al peso di mercato sulle rotte di lungo raggio di Lufthansa, sono i due fattori che almeno sulla carta potrebbero portare ad una combo vincente. E forse infondo è proprio questo il reale nocciolo della questione. Che non sorprende affatto, ma lascia sicuramente interdetti. Perché da una parte l’ex Alitalia da “fastidio” in UE, perché ingurgita aiuti di Stato, ma dall’altra oggi perché potrebbe essere “troppo competitiva”?