Migranti, Meloni contro Scholz: “Finanziate le ong? Più partenze e tragedie in mare”
La premier scrive al cancelliere per stigmatizzare lo stanziamento di fondi statali tedeschi alle navi che salvano i profughi nel Mediterraneo
Giorgia Meloni e la sua maggioranza appaiono in difficoltà sul dossier migranti. A un anno esatto dal trionfo elettorale alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 e a quasi un anno dallo scontro con la Francia sull’accoglienza dei naufraghi tratti in salvo nel Mediterraneo. Negli ultimi giorni è esplosa una forte polemica con la Germania, che, in base a una risoluzione del Bundestag dello scorso novembre, finanzierà diverse ong che salvano i profughi nel Mar Mediterraneo e li assistono una volta sbarcati in Italia.
Su una ventina circa di navi delle ong presenti nel Mediterraneo per soccorrere i naufraghi, sono infatti circa la metà quelle battenti bandiera tedesca. Meloni ha perciò scritto una lettera al cancelliere tedesco Olaf Scholz, dicendosi “stupita” che “la Germania, in modo non coordinato con il Governo italiano, avrebbe deciso di sostenere con fondi rilevanti (si parla di cifre fra i 400mila e gli 800mila euro, ndr.) le ong impegnate nell’accoglienza di irregolari sul territorio italiano e in salvataggi nel Mediterraneo“.
Meloni contro Scholz
L’indignazione del Governo italiano è presto spiegata. Stando a Giorgia Meloni “è ampiamente noto che la presenza in mare delle imbarcazioni delle ong ha un effetto diretto di moltiplicazione delle partenze di imbarcazioni precarie“. Un fatto che “risulta non solo in ulteriore aggravio per l’Italia, ma allo stesso tempo incrementa il rischio di nuove tragedie in mare“. Insomma, afferma in sostanza la premier, se il Governo tedesco finanzia chi salva i migranti sul territorio italiano, compie un’indebita ingerenza. Crea problemi all’accoglienza di queste persone in Italia perché ne aumenta il numero. E si fa complice dei naufragi di uomini, donne e bambini.
Migranti, la ‘cauzione di Stato’
Si tratta di posizioni politiche che sono in linea con quanto stabilito in una normativa del ministero dell’Interno per dare attuazione al decreto Cutro dello scorso maggio. Ovvero la cosiddetta ‘cauzione dei 5mila euro‘. Una norma dal sapore punitivo che sta suscitando scandalo e indignazione nell’opinione pubblica italiana ed europea. Un migrante irregolare ma proveniente da ‘paese sicuro’, come Marocco, Tunisia, Costa d’Avorio, Nigeria, Senegal e Algeria – la maggior parte dei paesi di nazionalità dei migranti che sbarcano in Italia – vedendosi respinta la domanda d’asilo e dovendo attendere i tempi di un ricorso, deve sborsare 4.938 euro per non vedersi ristretto nei nuovi Centri di frontiera per le espulsioni accelerate.
Sulla cosiddetta cauzione o pizzo di Stato, come i suoi detrattori lo chiamano, è intervenuto il vicepremier Matteo Salvini alla trasmissione Diritto e Rovescio (Rete 4) il 24 aprile. Il leader della Lega ha giustificato la normativa affermando sarcasticamente che i migranti “hanno già pagato 5mila euro per arrivare qui…e poi molti hanno scarpe, telefonino, catenina, orologino…” e suscitando dure reazioni dei cittadini sui social media.
Strutture di concentramento
In base alla volontà del Governo Meloni è in costruzione a Pozzallo (Ragusa) il primo di questi Centri di frontiera per le espulsioni accelerate. Strutture che andranno ad affiancarsi in tutta Italia ai Cpr – Centri per l’identificazione e il rimpatrio, dove generalmente finiscono i migranti che hanno commesso reati in Italia. Ma anche ai cosiddetti Hotspot, i Centri di prima accoglienza come quello di Lampedusa, e ai Centri di accoglienza straordinaria.
Guerra ai trafficanti e Piano Mattei
A fronte di tutto questo il 20 settembre Giorgia Meloni ha parlato all’Assemblea Generale dell’ONU dove ha chiamato i paesi di tutto il mondo a una “guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani“. La premier ha detto più volte di voler “cambiare paradigma” nell'”approccio” alla questione migranti e di puntare sul blocco delle partenze. Al tempo stesso, però, all’ONU ha asserito che occorre offrire ai migranti “un’alternativa fatta di lavoro, formazione, opportunità nelle nazioni di provenienza“. Così come “percorsi di migrazione legale e concordata e dunque anche integrabile“. “Saremo i primi a dare il buon esempio – ha aggiunto – con il Piano Mattei per l’Africa“.
Più migranti in Germania?
L’attivismo di Meloni, consapevole che sulla gestione del dossier migranti si gioca la tenuta del suo Governo e del forte consenso di cui Fratelli d’Italia gode nel nostro Paese, secondo alcuni ha innervosito Berlino. Soprattutto dal momento in cui, lo scorso luglio, con Ursula von der Leyen e Mark Rutte, la premier italiana ha siglato il memorandum d’intesa con la Tunisia. Un progetto di blocco delle partenze dei migranti che al momento appare totalmente fallito.
Nella sua lettera a Olaf Scholz Meloni chiede se l’accoglienza ai migranti “non meriti di essere facilitata in particolare sul territorio tedesco piuttosto che in Italia“. E domanda al cancelliere di “concentrarsi su soluzioni strutturali” del fenomeno migratorio. “Ad esempio lavorando a un’iniziativa Ue con i paesi di transito della sponda sud del Mediterraneo, che peraltro necessiterebbe di risorse inferiori rispetto a quella da tempo in essere con la Turchia“. La Germania ha tuttavia accusato l’Italia di non rispettare le regole sul ricollocamento intraeuropeo dei profughi, in base al Trattato di Dublino. E comunque la Germania, il paese-locomotiva d’Europa, in base ai dati di Openpolis ha ricevuto 2,3 milioni di richiedenti asilo, fra il 2012 e il 2021 mentre l’Italia ne ha accolti 592mila.