Migranti, il giudice ne libera 3 dal nuovo centro di Pozzallo: “Decreto illegittimo”
Sarebbero illegali le norme che hanno stabilito il trattenimento e la cauzione da quasi 5mila euro nei nuovi Centri di espulsione
È già attivo il nuovo Centro di frontiera per le espulsioni accelerate dei migranti a Pozzallo, in provincia di Ragusa. Si tratta della prima di queste nuove strutture – container o prefabbricati, chiusi all’esterno da reti e filo spinato – in cui sono ammassati profughi in attesa che si vagli la loro domanda d’asilo in Europa. Ma il tribunale di Catania ha già accolto il ricorso di tre migranti tunisini, dichiarando il recente decreto con cui il Governo Meloni ha istituito i Centri per le espulsioni “illegittimo in più parti“.
Il giudice ha dunque disposto la liberazione dei 3 migranti rinchiusi a Pozzallo. Sbarcati a metà settembre a Lampedusa, erano stati trasferiti nel nuovo Centro. Secondo fonti legali del tribunale di Catania, “il giudice contesta la nuova procedura di trattenimento e la cauzione di 5mila euro che le persone dovrebbero pagare per non vedersi ristrette nel centro per le espulsioni” in attesa di una risposta ai loro ricorsi.
Cos’è la cauzione dei 5mila euro
Il ministero dell’Interno impugnerà il provvedimento. Sulla fondatezza dei richiami giuridici contenuti nel provvedimento dovrà quindi pronunciarsi un altro giudice. Come è noto
la cosiddetta ‘cauzione dei 5mila euro‘ è una noma dal sapore punitivo che sta suscitando scandalo e indignazione nell’opinione pubblica. Un migrante irregolare ma proveniente da ‘paese sicuro’, come Marocco, Tunisia, Costa d’Avorio, Nigeria, Senegal e Algeria – la maggior parte dei paesi di nazionalità dei migranti che sbarcano in Italia – vedendosi respinta la domanda d’asilo e dovendo attendere i tempi di un ricorso, deve sborsare 4.938 euro per non vedersi ristretto nei nuovi Centri di frontiera per le espulsioni accelerate.
Perché il giudice ha liberato i migranti
Secondo il tribunale di Catania, un magistrato giudicante deve disapplicare “la normativa interna incompatibile con quella dell’Unione europea” e il provvedimento del questore non si “correda da idonea motivazione perché difetta ogni valutazione su base individuale delle esigenze di protezione manifestate. Nonché della necessità e proporzionalità della misura in relazione alla possibilità di applicare misure meno coercitive“.
Queste appunto alcune argomentazioni del provvedimento con cui il giudice civile di Catania, Iolanda Apostolico, non ha convalidato il trattenimento di tre cittadini tunisini. E lo ha ritenuto illegittimo. “Deve infatti escludersi – spiega il giudice – che la mera provenienza del richiedente asilo da paese di origine sicuro possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto a fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale“.
FdI: “Sentenza ideologica“
Due dei 3 provvedimenti riguardano due cittadini tunisini destinatari di provvedimenti di espulsione già eseguiti. E dunque rientrati in Italia nonostante l’espulsione. In un caso era stata chiesta la protezione per un caso di persecuzione per caratteristiche fisiche, nell’altro caso per dissidi con i familiari della ragazza di uno dei migranti. Il tribunale di Catania “ha assunto delle decisioni politiche e ideologiche“, ha affermato la deputata di FdI, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.
Le ordinanze, ha aggiunto, “appaiono poco ancorate al quadro normativo vigente e saranno impugnate dall’avvocatura dello Stato. Spiace dover constatare come ancora una volta si pieghi il diritto all’ideologia“. Sulla questione è intervenuto anche il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna. “Le sentenze si rispettano” ha dichiarato. “Ho manifestato sempre le perplessità sulla istituzione di questi Centri per le espulsioni. Il fenomeno dell’immigrazione non si può affrontare solo con queste modalità“.