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Migranti, il giudice ne libera 3 dal nuovo centro di Pozzallo: “Decreto illegittimo”

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È già attivo il nuovo Centro di frontiera per le espulsioni accelerate dei migranti a Pozzallo, in provincia di Ragusa. Si tratta della prima di queste nuove strutture – container o prefabbricati, chiusi all’esterno da reti e filo spinato – in cui sono ammassati profughi in attesa che si vagli la loro domanda d’asilo in Europa. Ma il tribunale di Catania ha già accolto il ricorso di tre migranti tunisini, dichiarando il recente decreto con cui il Governo Meloni ha istituito i Centri per le espulsioni “illegittimo in più parti“.  

Il giudice ha dunque disposto la liberazione dei 3 migranti rinchiusi a Pozzallo. Sbarcati a metà settembre a Lampedusa, erano stati trasferiti nel nuovo Centro. Secondo fonti legali del tribunale di Catania, “il giudice contesta la nuova procedura di trattenimento e la cauzione di 5mila euro che le persone dovrebbero pagare per non vedersi ristrette nel centro per le espulsioni” in attesa di una risposta ai loro ricorsi.

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Il nuovo Centro per le espulsioni accelerate di Pozzallo (Ragusa). Foto Ansa/Francesco Ruta

Cos’è la cauzione dei 5mila euro

Il ministero dell’Interno impugnerà il provvedimento. Sulla fondatezza dei richiami giuridici contenuti nel provvedimento dovrà quindi pronunciarsi un altro giudice. Come è noto
la cosiddetta ‘cauzione dei 5mila euro‘ è una noma dal sapore punitivo che sta suscitando scandalo e indignazione nell’opinione pubblica. Un migrante irregolare ma proveniente da ‘paese sicuro’, come Marocco, Tunisia, Costa d’Avorio, Nigeria, Senegal e Algeria – la maggior parte dei paesi di nazionalità dei migranti che sbarcano in Italia – vedendosi respinta la domanda d’asilo e dovendo attendere i tempi di un ricorso, deve sborsare 4.938 euro per non vedersi ristretto nei nuovi Centri di frontiera per le espulsioni accelerate.

Perché il giudice ha liberato i migranti

Secondo il tribunale di Catania, un magistrato giudicante deve disapplicarela normativa interna incompatibile con quella dell’Unione europea” e il provvedimento del questore non si “correda da idonea motivazione perché difetta ogni valutazione su base individuale delle esigenze di protezione manifestate. Nonché della necessità e proporzionalità della misura in relazione alla possibilità di applicare misure meno coercitive“.

Queste appunto alcune argomentazioni del provvedimento con cui il giudice civile di Catania, Iolanda Apostolico, non ha convalidato il trattenimento di tre cittadini tunisini. E lo ha ritenuto illegittimo. “Deve infatti escludersi – spiega il giudice – che la mera provenienza del richiedente asilo da paese di origine sicuro possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto a fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale“.

Migranti al molo Favarolo a Lampedusa il 30 settembre 2023. Foto Ansa/Concetta Rizzo

FdI: “Sentenza ideologica

Due dei 3 provvedimenti riguardano due cittadini tunisini destinatari di provvedimenti di espulsione già eseguiti. E dunque rientrati in Italia nonostante l’espulsione. In un caso era stata chiesta la protezione per un caso di persecuzione per caratteristiche fisiche, nell’altro caso per dissidi con i familiari della ragazza di uno dei migranti. Il tribunale di Cataniaha assunto delle decisioni politiche e ideologiche“, ha affermato la deputata di FdI, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.

Le ordinanze, ha aggiunto, “appaiono poco ancorate al quadro normativo vigente e saranno impugnate dall’avvocatura dello Stato. Spiace dover constatare come ancora una volta si pieghi il diritto all’ideologia“. Sulla questione è intervenuto anche il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna. “Le sentenze si rispettano” ha dichiarato. “Ho manifestato sempre le perplessità sulla istituzione di questi Centri per le espulsioni. Il fenomeno dell’immigrazione non si può affrontare solo con queste modalità.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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