Talk to Me, il fenomeno horror vietato ai minori in Italia: il motivo fa discutere
A distanza di pochi giorni dal debutto in sala, il film è al centro di una nuova polemica
Talk to Me ha fatto il suo debutto nelle sale cinematografiche italiane lo scorso 28 settembre ed è al centro di una nuova polemica. Il nuovo fenomeno horror dell’anno è stato difatti vietato ai minori di 18 anni per un motivo che in molti avrebbero chiosato come assurdo.
Lo scorso 28 settembre è approdato nelle sale italiane Talk to Me, esordio alla regia del duo di Youtuber australiani Danny e Michael Philippou. Grazie a un ottimo passaparola, il film ha avuto il via libera a una distribuzione a più larga scala, ottenendo un successo inaspettato. Ciononostante, la sua corsa al botteghino italiano potrebbe essere compromessa per una recente decisione, presa dalla Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche.
Distribuito in Italia dall’etichetta di Plaion Pictures Midnight Factory, Talk to Me ha ricevuto il divieto di visione per i minori di 18 anni. Una notizia inaspettata, soprattutto dopo un buon weekend in cui il film era approdato in 250 copie. A destare maggiori perplessità, tuttavia, sono le motivazioni addotte dalla Commissione, incaricata dalla Direzione generale Cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura. Ecco infatti in cosa consisterebbe il motivo dietro il divieto.
Perché Talk to Me è stato vietato ai minori di 18 anni in Italia: svelato il motivo
Ad alcuni giorni di distanza dal suo debutto nelle sale italiane, per Talk to Me la corsa al box office nostrano potrebbe già essere irrimediabilmente compromessa. La Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche ha difatti catalogato il film come vietato ai minori adducendo una motivazione che potrebbe suonare “controversa”.
“La violenza è mostrata in maniera esplicita e insistita in numerose scene e può essere pericolosa per gli individui; inoltre, essendo mostrata e contestualizzata nell’ambito di un gruppo di amici che si divertono di fronte al pericolo che corrono alcuni di essi, tale violenza può generare emulazione ed apparire come desiderabile“, ha difatti annunciato la Commissione. Ed è proprio quel “generare emulazione” al centro del dibattito pubblico, dal momento che, rimanendo strettamente sul significato letterale, il film ruota attorno al concetto di “possessione demoniaca”, la cui effettiva emulazione risulta ancora non chiara.
La vicenda vede infatti Mia (Sophie Wilde) e i suoi amici intenti a cimentarsi in una prova di coraggio, aprendo il varco che collega i due mondi attraverso il contatto con una misteriosa mano imbalsamata, a una sola condizione: non superare i 90 secondi di durata massima di evocazione degli spiriti. Il gruppo, tuttavia, contravverrà alla regola principale, trovandosi ben presto a pagarne le conseguenze.
Dopo aver appreso la decisione della Commissione, la Plaion Pictures, che distribuisce Talk to Me in Italia attraverso Midnight Factory, ha annunciato di voler fare ricorso, mentre la direttrice marketing Frida Romano ha precisato: “Ci dispiace che al pubblico più giovane venga in questo modo negata la possibilità, attraverso un film di intrattenimento horror, di fruire di temi importanti e di crescita, che sono indirizzati invece proprio agli adolescenti“.