Israele: la guerra rompe i patti di Abramo e stravolge il Medioriente
I rapporti tra Israele e Arabia Saudita, mentre Iran e Libano vengono coinvolti nel conflitto
I precari equilibri della questione israelo-palestinese si sono frantumati, e il mondo ora è con il fiato sospeso dinanzi ad uno scenario globale sempre più instabile.
Un altro fronte infatti si apre con l’attacco a Israele. Stavolta siamo nella regione mediorientale, dopo quello europeo in Ucraina e quello nel Caucaso meridionale con la guerra in Armenia. Dando vita a quello scenario profetico che Papa Francesco già nel 2014 aveva definito “la terza guerra mondiale a pezzi”. Sempre di più, infatti, sono i pezzi di terra contesi, scenario di nuove violenze e di orribili immagini che speravamo tutti di non dover rivedere. Ma puntualmente la guerra si ripresenta come una brutta malattia da cui l’uomo da millenni non riesce a guarire mai del tutto. E ora l’Occidente teme gli effetti che provocherà nella regione la risposta sanguinosa di Israele.
La speranza di una pace in Medio Oriente sfuma con la guerra in Israele: falliscono i Patti di Abramo
Ci eravamo illusi negli ultimi decenni, grazie allo strapotere della deterrenza americana, che i confini nazionali si fossero fossilizzati. Che le mappe geografiche contemporanee fossero l’impalcatura definitiva del mondo. Oggi a seguito di ben 3 fronti aperti invece riprendiamo coscienza di come quei confini siano labili, fragili, nelle mani di un equilibrio precario che da un momento all’altro potrebbe precipitare. La questione israelo-palestinese è da decenni un focolaio di guerra, sempre acceso, che incontra solo momenti o forse attimi di apparente quiete. Eppure alcuni avevano iniziato a sperarci davvero in una pace vicina nella regione mediorientale, grazie all’avvicinamento dell’Arabia Saudita ad Israele che stava avvenendo per mano americana con i Patti di Abramo.
Ma questa fievole speranza oggi è andata in fumo con i razzi di Hamas partiti da Gaza, e la reazione israeliana sanguinosa e senza precedenti, che già sta facendo seguito agli attacchi. L’Arabia Saudita infatti si è schierata subito contro lo storico nemico numero uno, difendendo i diritti del popolo palestinese. “Il Regno dell’Arabia Saudita“, ha sentenziato il ministro degli Esteri di Riad, “considera Israele responsabile, per le sue ripetute provocazioni e la privazione di diritti inflitta ai palestinesi”. Da decenni in onore del vero in effetti va dichiarato, anche fonti occidentali raccontavano di una situazione a Gaza ormai per i palestinesi definita di “prigione all’aperto”. Dove l’esercito israeliano ripetutamente vessava e rendeva invivibile la vita quotidiana del popolo palestinese, privandolo dei più basilari diritti. E la violenza come sempre richiama altra violenza.
Il ruolo di Hamas e del Libano: il fronte della guerra si allargherà?
La guerra tra Hamas e Israele sta rapidamente assumendo i contorni di una strage. L’escalation si inasprisce di giorno in giorno. Stando ai primi conteggi approssimativi si stimano 1.000 morti israeliani, inclusi i 260 del massacro del rave, e almeno altri 500 corpi palestinesi senza vita. Con questo ingente attacco il Movimento di Resistenza Islamica guidato da Hamas, attaccando ben oltre la striscia di Gaza e arrivando a colpire il territorio israeliano, diventa il primo gruppo paramilitare a infliggere un tale danno alla potenza tecnologica israeliana. Era il 1973 difatti quando una Lega di nazioni panarabe aveva accerchiato Israele causando pesanti perdite.
Ma oggi Hamas riesce “da solo” a mostrare un potere strategico-militare importante. Beffando il Mossad, il celebre e temutissimo servizio segreto israeliano. Anche se secondo gli esperti dietro Hamas ci sarebbe l’appoggio militare dell’Iran, che forse non vedeva più di tutti di buon occhio un possibile accordo tra Arabia Saudita e Israele. Da mesi circolavano notizie sulle testate arabe di incontri tra Hamas-Hezbollah-Iran in Libano, che prevedibilmente sono serviti per pianificare un azione tanto esemplare. E per questo si teme che proprio il Libano si trasformi in un altro possibile nuovo fronte a nord di Israele. Notizie di bombe israeliane anche a sud del Libano e di miliziani di Hezbollah che attraversano il confine si stanno già susseguendo e preoccupano molto l’Occidente.
In primis gli USA, che nonostante i numerosi richiami alla moderazione al governo Netaniayu, che quest’anno ha collezionato un record di morti palestinesi, Washington non può abbandonare il proprio alleato, ben che mai alla vigilia di una tornata elettorale presidenziale. Anche in virtù del fatto che tra le vittime e gli ostaggi di Hamas ci sarebbero numerosi cittadini statunitensi. Netanyahu ha richiamato subito l’opposizione all’unità nazionale e avverte che “la risposta ad Hamas cambierà il Medioriente”. Tutto lascia pensare purtroppo ad un escalation fuori controllo.