L’organizzazione per i diritti umani Amnesty International denuncia un blitz della polizia a Piacenza in una struttura ricettiva all’interno della quale si trovava Mohamed Dihani, 37 anni, attivista per i diritti umani dei saharawi. Quest’ultimi sono una popolazione del Sahara occidentale, perseguitati dallo Stato del Marocco che non concede loro l’indipendenza, anche per mantenere il controllo del loro territorio, ricco di fosfati, gas e petrolio.
Dall’Italia, dove si trova dallo scorso anno, Dihani ha chiesto protezione internazionale a causa delle persecuzioni che ha subito, fra cui anni di carcere in Marocco, anche in isolamento in una cella di un metro e mezzo per due. Le Nazioni Unite hanno riconosciuto la gravità del suo caso. Si trovava a Piacenza per partecipare a un’assemblea della locale sezione di Amnesty International quando, la notte del 4 ottobre, alcuni poliziotti sarebbero andati a controllarlo nel bed and breakfast in cui alloggiava in vista della partecipazione all’incontro pubblico.
Cosa è successo a perché
“Alle una di notte del 4 ottobre 2023 – denuncia Amnesty International con un post sui social media – 7 agenti di polizia hanno fatto irruzione nel bed and breakfast dove era alloggiato l’attivista per i diritti del popolo saharawi Mohamed Dihani.” L’attivista saharawi “si trovava a Piacenza su invito di Amnesty International Emilia-Romagna per partecipare a un ciclo di incontri di sensibilizzazione sui diritti umani“. A far scattare l’operazione di polizia nel cuore della notte “la segnalazione di Dihani all’interno della Banca Dati SIS II (Sistema di Informazione Schengen, ndr.) che raccoglie dati inerenti alla tutela della sicurezza pubblica (a livello europeo, ndr.)”.
In realtà dal luglio 2022 una sentenza del tribunale di Roma ha definito “illegittimo” l’inserimento del nominativo dell’attivista, su spinta delle autorità marocchine, nella blacklist di potenziali terroristi a cui fa riferimento la Banca Dati SIS. E ha consentito comunque il rilascio di un visto per l’Italia a Dihani.
“Siamo sconcertati da quanto accaduto a Mohamed Dihani” ha commentato Ilaria Masinara, direttrice dell’ufficio Campagne per Amnesty International Italia. Il difensore dei diritti umani del popolo saharawi “è vittima di gravi persecuzioni e torture nel proprio paese di origine. Lo hanno denunciato diverse organizzazioni internazionali, tra cui appunto Amnesty International, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate”.
Dihani: “Ho di nuovo paura“
Sulla vicenda dell’inattesa ‘visita’ notturna della polizia è intervenuto lo stesso Mohamed Dihani. “Dal 22 luglio 2022, giorno in cui sono atterrato all’aeroporto di Fiumicino scappando dall’orrore in cui mi trovavo grazie al supporto e alla protezione di Amnesty International e a due sentenze del tribunale di Roma, per la prima volta non sento più quella sicurezza che pensavo di avere in Italia” ha affermato. “L’incursione di 7 agenti della polizia nel cuore della notte mi ha spaventato e mi ha ricordato gli abusi subiti nel Sahara occidentale occupato. Quella notte ho pensato che sarei tornato in cella e ancora lo penso. È una sensazione devastante e spero vivamente che queste violazioni finiscano, voglio vivere normalmente senza la paura che mi segue ovunque vado“.
Il Marocco e il Qatargate
In un’intervista al Messaggero dello scorso dicembre Mohamed Dihani ha parlato anche delle attività del Marocco nell’ambito dello scandalo Qatargate a Bruxelles. Ovvero della cosiddetta tangentopoli al Parlamento europeo, quando i magistrati belgi hanno scoperchiato un vasto giro di mazzette che Marocco e Qatar avrebbero pagato per corrompere diversi europarlamentari, fino all’allora vicepresidente Eva Kaili, affinché affermassero che in quei paesi i diritti umani sono tutelati.
Dihani ha ricordato come “nel 2019 è stato pubblicato un primo documento dalla Commissione europea, e quest’anno (2022, ndr.) un secondo, che invita tutti i politici a prestare attenzione. E denuncia il fatto che ci sono più di 500 agenti segreti marocchini infiltrati nelle istituzioni dell’Ue. Gli eurodeputati vengono controllati a loro insaputa dagli 007″.
Sempre nell’intervista al Messaggero, Dihani aggiungeva altre accuse al Marocco spiegando come “Rabat non può sopravvivere con il Sahara occidentale indipendente (dove vive il popolo saharawi, ndr.). Per questo è disposto a corrompere tutti“.