Gaza, l’esodo della popolazione verso il sud della Striscia: quasi mezzo milione di sfollati
Dopo l'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre la guerra infuria. Le forze di Tel Aviv hanno sganciato 6mila bombe e dato l'ultimatum agli abitanti del Nord della Striscia: "Avete 24 ore per andarvene"
Al settimo giorno di guerra tra Israele e Hamas molte migliaia di persone hanno già lasciato le proprie abitazioni a Gaza City e si stanno dirigendo a sud. L’esercito israeliano, che non ha ancora avviato l’invasione, ha però imposto un ultimatum ai palestinesi, avvisando che il nord della Striscia di Gaza diventerà zona di operazioni militari.
Dal mattino del 13 ottobre è in corso una marcia di almeno 10 chilometri, intrapresa da famiglie intere. C’è chi viaggia a bordo di veicoli, chi di carretti trainati da asini e cavalli. Coloro che non dispongono di mezzi di trasporto procedono a piedi con i bagagli in mano.
Medici e pazienti resteranno nella zona di pericolo: mancano completamente ambulanze e soluzioni adeguate per il ricovero dei malati più gravi. Hamas aveva invitato la popolazione a non muoversi, definendo l’annuncio dell’esercito di Israele “propaganda“. L’ONU ha chiesto di revocare l’ordine di evacuazione. “Il trasferimento forzato” della popolazione di Gaza “è un crimine“, ha commentato la Lega Araba.
Guerra senza limiti
Hamas continua a lanciare razzi sulle città israeliane. Due ordigni sono caduti a Sderot, la cittadina a ridosso della Striscia, nonché uno dei luoghi in cui i miliziani fondamentalisti islamisti hanno compiuto uccisioni durante l’attacco del 7 ottobre. Un attacco che, sommato a circa 5mila razzi, ha causato più di 1300 vittime e 3.300 feriti, oltre a più di 100 ostaggi.
Hamas ha poi rivendicato il lancio di almeno 150 razzi sulla città di Ashkelon, più a nord. Pesanti bombardamenti israeliani hanno colpito la Striscia di Gaza anche nella notte del 13 ottobre. Le forze israeliane hanno colpito “750 obiettivi militari“.
Israele accusa Hamas di usare i tetti delle case di Gaza come siti di lancio di droni ostili. Ma al tempo stesso afferma di aver sganciato in 6 giorni 6.000 bombe, per un peso di 4.000 tonnellate. Ordigni mirati su quelli che Tel Aviv chiama “obiettivi di Hamas” a Gaza: oltre 3.600. In realtà, come documentano le cronache di questi giorni, sono oltre 1200 le persone uccise, incusi bambini anche neonati, a Gaza, e circa 6.000 i feriti. Parti di Gaza City sono rase al suolo. Nella Striscia non ci sono quasi più acqua, luce e carburante perché Israele ha deciso di tagliare le forniture. E sarebbero 13 gli ostaggi, inclusi alcuni stranieri, uccisi negli attacchi israeliani a Gaza, secondo fonti di Hamas.
Un esodo biblico
L’ONU ha saputo da Israele dell’ordine di “ricollocare” circa 1,1 milioni di palestinesi dal nord al sud della Striscia di Gaza entro 24 ore. Le Nazioni Unite chiedono di annullare l’ordine di evacuazione. Secondo i funzionari dell’ONU più di 423mila persone hanno dovuto fuggire dalle proprie case a Gaza City e non solo. Il numero di sfollati in questo territorio densamente popolato da 2,3 milioni di abitanti è salito in pochi giorni da 84.444 persone a 423.378.
“Israele usa bombe al fosforo”
Dagli Usa, intanto, il Washington Post fa sapere di aver verificato un video apparso in rete l’11 ottobre su uno degli attacchi di Israele a Gaza. Il filmato sembra mostrare l’uso di fosforo bianco: un armamento che può causare gravi danni ai civili e che è vietato dalle convenzioni internazionali. Nel video si mostrano due colpi di artiglieria sparati in rapida successione verso i target che, una volta esplosi, rilasciano automaticamente il fosforo bianco.
In questo contesto la guerra di Israele a Gaza rischia di scatenare il caos in Medio Oriente, una ‘polveriera’ sempre estremamente pericolosa. Il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahia, si è recato in Libano e durante il suo incontro con i leader degli Hezbollah, il partito-esercito alleato di Hamas, ha affermato che “bisogna rompere l’assedio imposto sulla Striscia di Gaza“. Amir-Abdollahian ha ribadito che l‘Iran è “solidale con i fratelli palestinesi“ e che “bisogna fare di tutto per portare aiuti umanitari” alla popolazione della Striscia.