Alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma è il tempo di Unfitting, il cortometraggio che vede l’esordio alla regia di Giovanna Mezzogiorno. L’attrice che ha già dato immensa prova del suo potenziale artistico davanti alla cinepresa, questa volta si pone dietro ad essa curando anche la sceneggiatura di un progetto che nasce da Silvia Grilli e che accende i riflettori sulla vita delle ‘donne del cinema’, ma forse sulle donne in generale.
Unfitting, che apre una nuova luce sul grande potenziale di Giovanna Mezzogiorno questa volta alla regia e alla sceneggiatura, nasce da un’idea della direttrice del settimanale Grazia, Silvia Grilli e prodotto da Manuela Cacciamani. Voluto da Grazia e Bulgari, il cortometraggio è una produzione One More Pictures. Nel cast Carolina Crescentini nei panni della protagonista e poi Ambra Angiolini, Massimiliano Caiazzo, Marco Bonini, Moira Mazzantini e con Fabio Volo.
“Inadeguato” per cosa?
Unfitting vuol dire “inadeguata“. Ed è proprio dal senso di inadeguatezza derivato dal bullismo ‘sul corpo’, sulle offese, o semplicemente i commenti, gli sguardi, le occhiate riferiti all’aspetto fisico che deriva questo breve ma intenso cortometraggio. Il corto nasce da un’idea di Silvia Grilli, dopo essere venuta a conoscenza delle diverse forme di bullismo mediatico alle quali Giovanna Mezzogiorno era stata sottoposta in seguito alla sua gravidanza. L’attrice ha subito body shaming quando era già una donna adulta e, nonostante questo, “Fa sempre male“. Ed è per questo che il corto vuole essere un modo per creare uno spunto di riflessione importante che possa essere declinato ad ogni generazione.
Una dedica ad ogni essere umano sottoposto a questa forma di violenza psicologica che è il continuo occhio sul suo corpo. Come se il talento, le capacità, la forza di volontà, l’animo stesso di una persona non fossero abbastanza rispetto al suo corpo. Giovanna Mezzogiorno parte dalla sua esperienza personale che propone al pubblico in una chiave ironica, ma non per questo meno potente e chiara.
“Il cinema può smuovere le persone…“
Nella conferenza stampa di presentazione durante la 18esima Festa del Cinema di Roma, la regista ha ammesso: “Io non sono forte. Ci vuole molta resistenza: affrontare, capire e poi, alla fine, saperne ridere“. Imparare a ridere di quegli sguardi e quelle parole che, tuttavia, possono distruggere. “Il body shaming è una forma di violenza che sfrutta l’insicurezza corporea (la sensazione di disagio o insoddisfazione riguardo al proprio aspetto fisico). E assume spesso le forme del bullismo/cyberbullismo o dell’hate speech legati all’aspetto fisico“. Così Save The Cildern descrive l’impatto di questa forma di bullismo che può essere tanto subdolo quanto devastante.
Nei sette minuti di Unfitting questi aspetti emergono in maniera sottile ma palese. Carolina Crescentini ha commentato: “Se questo cortometraggio può fare sentire a disagio le persone che ci hanno fatto sentire a disagio per molto più tempo, questo corto ha già vinto“. E forse possiamo dire che ha vinto, ha vinto per le donne che si sono sentite rappresentate dalla protagonista, ha vinto per chi ha trovato un secondo per riflettere (senza falsa retorica) sul potere contenuto nelle parole e ancora di più negli sguardi. Perché il body shamming è, in fondo, un pregiudizio che si nasconde sotto i tavoli e le sedie, ma che si lega a dei canoni creati in tempi remoti e davvero difficili da abbattere. Ma come ha detto Massimiliano Caiazzo: “Il cinema non può cambiare le cose, ma può smuovere le persone“. E probabilmente Unfitting sarà in grado di smuovere degli animi.
Sinossi di Unfitting
Storia di un’attrice rifiutata perché il suo aspetto fisico non è conforme ai canoni estetici, Unfitting introduce il tema del body shaming e dei pregiudizi sul corpo e sull’età delle donne nel cinema. La protagonista Giovanna subisce un susseguirsi di ordinaria crudeltà dalla regista, dal produttore, dall’ufficio stampa, dall’agente mentre una sola voce si erge in sua difesa: quella di un giovane attore. A restituire una cornice ideale a questo breve, ironico e inteso racconto la colonna sonora di Tiziano Ferro Il Paradiso dei Bugiardi. Il cantante, vittima per primo di bullismo, ha tenuto a chiarire in un’esclusiva clip per la Festa del Cinema di Roma: “Io pensavo di meritarmelo, ma bisogna volersi bene per non permettere agli altri di farci del male“.
Giovanna Mezzogiorno spiega la ‘dittatura estetica’ espressa in Unfitting
“Unfitting vuole evidenziare, in maniera ironica e non auto commiserativa, la faticosa e complessa strada che incontrano quotidianamente moltissime donne nel proprio ambito personale, professionale e psicologico. Nate e cresciute in una ‘dittatura estetica’, sono sottoposte ad un continuo giudizio critico e spietato, che ne mina le certezze e l’autostima – spiega Giovanna Mezzogiorno in una nota di regia – Ho cercato, in pochi minuti, di rendere l’idea di quanto sia difficile (ma al contempo importantissimo) lottare contro questo sistema di controllo e a questi criteri di scelta“.
“In questo senso fondamentali sono le basi culturali ed educative di ognuno, per questo ho suggerito l’importanza dei ricordi e delle suggestioni profonde e intime, strumenti per affrontare la ferocia e l’aggressività del mondo esterno. Dagli attori ho ricevuto la giusta sintesi che cercavo tra crudezza e intensità. In poche parole dovevano esprimere un mondo respingente e negativo, del quale non bisogna avere timore, ma bisogna riderne“.