Elezioni in Liberia, George Weah potrebbe restare presidente
Pochissimi voti lo separano dallo sfidante, il 78enne Joseph Boakai, vicepresidente fino all'ascesa al potere del campione del Milan
L’ex calciatore ed ex campione del Milan, George Weah, può riconfermarsi presidente della Liberia, il suo paese di origine in Africa occidentale. Il presidente uscente e il suo rivale, Joseph Boakai, si sono ritrovati in un clamoroso testa a testa all’ultima scheda nello spoglio dei voti per il primo turno di ballottaggio e andranno al secondo turno.
Sei anni fa, alle elezioni presidenziali del 2017, Weah aveva trionfato al ballottaggio con il 61,5% contro il 38,5% di Boakai. Adesso, però, il suo antico sfidante gli ha dato molto filo da torcere. Fino a domenica 16 ottobre la Commissione elettorale nazionale della Liberia aveva conteggiato i risultati delle schede di 4.295 dei 5.890 seggi elettorali di tutto il paese, assegnando a entrambi i candidati il 43% dei suffragi.
Molti i giovani al voto
L’organismo ha circa due settimane di tempo dalla data delle elezioni (svoltesi il 10 ottobre) per annunciare i risultati definitivi. Se non ci sarà un vincitore al primo turno – ossia un candidato con più del 50% dei suffragi – il ballottaggio si svolgerà martedì 7 novembre. In questa tornata per eleggere il presidente si sono registrati al voto più di 2,4 milioni di liberiani.
Molti di essi, sottolinea la Bbc, si sono recati per la prima volta in vita loro alle urne. Si tratta dei nati dopo le guerre civili che hanno devastato il paese fra il 1989 e il 2003. In queste elezioni hanno potuto scegliere, oltre al candidato presidente, anche i membri della Camera dei Rappresentanti e di metà del Senato. Gli osservatori elettorali locali e regionali hanno riferito di un’elevata affluenza alle urne in tutta Liberia. Non sono mancati problemi, tuttavia, a cominciare da ritardi nelle votazioni in alcuni seggi elettorali.
L’intervento dell’Ecowas
A causa della lentezza nell’annuncio dei risultati, il blocco regionale dell’Africa occidentale guidato dalla Nigeria, la Ecowas, di cui la Liberia fa parte, ha chiesto pazienza ai liberiani. Ossia di “continuare a esercitare la massima moderazione in attesa dei risultati provvisori ufficiali“. L’Ecowas che, come è noto, ha posto sotto sanzioni il Niger dei generali golpisti (dopo il colpo di Stato dello scorso luglio) è però andato oltre.
E attraverso i suoi portavoce ha affermato di essere a conoscenza dei “tentativi di alcuni stakeholder liberiani di dichiarare vittorie premature“. O anche di “esercitare pressioni indebite sulla Commissione elettorale nazionale“. La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale ha inoltre avvertito che riterrà tali gruppi “responsabili di qualsiasi azione che possa portare alla violenza e all’instabilità“.
Liberia, un paese in ripresa
La Liberia, sottolinea la Bbc, è un paese si sta riprendendo dalle brutali guerre civili terminate vent’anni fa. Conflitti che hanno provocato circa 250mila vittime. Secondo gli analisti, questo potrebbe essere l’ultimo tentativo di ‘assalto’ alla presidenza del paese da parte di Boakai, lo sfidante di Weah. Il 78enne ex vicepresidente (2006-2018) ha condotto la sua campagna con lo slogan “Salvataggio“, sostenendo che Monrovia è in declino a causa dei primi 6 anni di mandato sprecato dal presidente uscente George Weah.
Weah, 57 anni, ha respinto le accuse affermando di aver fatto passi da gigante nel suo primo mandato, inclusa l’introduzione di lezioni gratuite per gli studenti universitari. Il segretario generale del partito al Governo, la Coalizione per il cambiamento democratico (CDC), Jefferson Koijee, la scorsa settimana ha escluso la possibilità che Weah perda, ma ha detto che il presidente accetterebbe ogni risultato perché “la pace di questo paese è al di sopra” delle sue ambizioni personali.