Cento domeniche: il J’accuse durissimo di Antonio Albanese
Nel quinto film da attore-regista arriva una storia, purtroppo non isolata, di italiana disperazione
Non è inatteso che Antonio Albanese – uno dei comici più divertenti, capaci e popolari, non solo della sua generazione – da attore-regista decida di affrontare un tema che attanaglia lo spettatore. Si parla di lavoro e di fiducia, dei sogni infranti di un uomo normalissimo che vuole solo disperatamente pagare il matrimonio dell’unica figlia. Ma è la disperazione a prendere il sopravvento. Quando accantona le sue fortunate maschere che ci hanno fatto sorridere, arriva dritto al cuore, a commuovere e far indignare chi è comodamente seduto in poltrona.
La scelta stilistica precisa di non far ridere, neppure involontariamente, perché non c’è nulla da ridere quando la disperazione, la depressione, la menzogna, il tradimento della fiducia distruggono la vita della gente. Cento domeniche il quinto film di e con Antonio Albanese racconta una storia dolorosa e drammatica che esplode proprio queste sfaccettature della condizione umana. Un film delicato, ma crudo nel messaggio, dedicato a tutte le vittime delle frodi bancarie, non semplicemente contro le banche, a chi ha perso tutto per il raggiro del sistema, vittima, spesso di fiducia mal riposta. Di chi ha vissuto sempre onestamente, di chi si è costruito la casa da solo – ci sono volute appunto cento domeniche, da cui prende il titolo il film – dopo aver finito il proprio lavoro. Un soggetto scritto dallo stesso attore-regista che ha curato la sceneggiatura poi a quattro mani con Piero Guerrera.
Cento Domeniche: sinossi
Antonio è un ex operaio andato in pre-pensionamento da un cantiere nautico. Anche se non riesce a staccarsi dal suo lavoro conduce una vita mite e tranquilla. Gioca a bocce con gli amici: e qui va detto che la presenza di Bebo Storti e la breve risata ad una battuta inganna quelli spettatori che hanno sempre riso per i loro inimitabili personaggi. Ma questo per Albanese è proprio un altro film su cui incombe ogni secondo la cappa della voglia del regista di racconta l’angoscia che gli provoca questa storia. Che dovrebbe procurare a tutti noi.
La sua vita è dominata dalle donne che ha amato: la madre anziana che ancora assiste e con cui vive; la sua ex moglie e soprattutto la figlia Emilia. L’annuncio delle sue nozze è anche il coronamento del suo sogno di regalarle il ricevimento che insieme hanno sempre sognato. Sa di aver risparmiato per questo tutta la vita senza sprechi.
Ma la banca – di cui si fida cecamente – complica tutto. Incautamente converte, spinto da uno spregiudicato direttore, le sue obbligazioni in azioni dello stesso istituto. Ma ogni catena di Sant’Antonio ha una vittima finale e con i crack bancari sono i piccoli risparmiatori, il vero tessuto economico del nostro Paese. Le proteste collettive, le class action, la terapia di gruppo non bastano a salvare Antonio che concluderà da solo – in preda ad alcool ed ansiolitici, abbandonato dalla sua amante Adele – con indosso l’abito fatto su misura per le nozze, a suo modo in solitaria il suo destino.
Il cast del quinto film di Antonio Albanese
Il cast oltre al regista-protagonista vede Liliana Bottone, come detto Bebo Storti, Sandra Ceccarelli, Maurizio Donadoni, Elio De Capitani, Sandra Toffolatti, Martin Chishimba, con la partecipazione straordinaria di Giulia Lazzarini. Prodotto da Carlo Degli Esposti, Nicola Serra, Dario Fantoni, per PALOMAR, LEO, Vision Distribution, Prime Video e Sky. E come recita la locandina dal 23 novembre sarà #soloalcinema ed è l’occasione per vedere un bel film e ricordare quanto sia importante ricordare certe vicende. Denunciare certe ingiustizie, capire il peso della vergogna e le sue conseguenze disumane.