Una diva straordinariamente moderna, capace fin dagli Anni Trenta, di districarsi abilmente tra maschile-femminile. È la Dietrich dei celebri tailleur pantalone o del frac che indossa mentre si esibisce in un night del film Marocco del 1930 ad attirare lo sguardo del couturier Vittorio Camaiani.
Lo stilista, per la sua Fall/Winter 2023-24, si concentra sugli aspetti meno scontati e di fatto anticipatori di tematiche che torneranno nella moda solo negli Anni Ottanta, celebrata in uno shooting nell’avveniristico quartiere dell’Eur a Roma. Una donna che indossa con eleganza e sensualità capi che appartengono per tradizione all’immaginario maschile. Con questa collezione il designer riesce a traslare la diva del cinema per eccellenza nel quotidiano di oggi attraverso capi sofisticati che attingono, soprattutto nella scelta dei tessuti, al guardaroba maschile.
Ecco dunque gilet, giacche, pantaloni e camicie con in vita una fascia da smoking, tessuti “maschili” che conversano con il tessuto più femminile di tutti, la seta, che ritroviamo nelle camicie e nei foulard incorporati nelle giacche che alludono ai foulard che Marlene portava appoggiati sulla spalla di giacche strutturate e maschili. Non mancano i tailleur che sembrano sfuggiti dal guardaroba della diva, ma vengono rivisitati in chiave contemporanea mantenendone il fascino androgino, i cappotti in cachemire da modificare a piacimento nella vestibilità, le tute da sera e il capo-emblema della collezione che è uno smoking. Su VelvetMAG l’intervista esclusiva a Vittorio Camaiani che presenterà la sua nuova collezione a Roma venerdì 27 ottobre 2023 nello storico Hotel Santa Chiara.
Vittorio Camaiani, intervista esclusiva a VelvetMAG
Con questa nuova collezione si confronta con un mito del cinema mondiale: Marlene Dietrich, come mai il suo sguardo si è posato sulla famosa diva?
Sono stato sempre attratto dal fascino della Dietrich, quando creo e mi confronto con il tema maschile e femminile il pensiero e la matita mi hanno sempre condotto a quel tipo di donna di cui lei è stata icona assoluta. In questa collezione-dedica ho affrontato il confronto con il mito di Marlene esplicitamente, volendone raccontare una nuova visione e rapirne anche l’allure senza tempo. “Ora” come disse lei nel momento preciso in cui il fotografo esegui un suo celebre scatto. Io l’ho fotografata così.
La Marlene che porta in scena è quella del film Marocco del 1930, che particolare l’ha affascinato?
1930. Lei in frac, camicia bianca e papillon, sigaretta in bocca, una donna che sfida le convenzioni e ci consegna un’immagine eterna e potente. Come non poteva rimanere impressa nei miei e nei nostri occhi una donna cosi. La mia versione di quella Marlene nel film Marocco indossa una camicia di georgette nera con fascia a pieghe in satin, lunga gonna tagliata a sbieco bordata sul fondo in satin, décolleté tacco tre in velluto.
Il dualismo tra maschile e femminile è forte in Marlene, come si traduce ciò nei suoi capi?
Un altalena di tessuti, modelli e accessori che appartengono nel nostro immaginario al maschile e al femminile che si allontanano e si avvicinano senza mai perdere d’occhio la linea del corpo femminile.
Per lo shooting della nuova collezione ha scelto l’Eur? Perché questa scelta nella Capitale?
L’Eur è una location molto cinematografica e non sono pochi i servizi fotografici degli Anni Sessanta che giocavano con il contrasto tra il rigore dell’architettura razionalista e i colori e le forme iper femminili di certe collezioni di allora. Questa volta però abbiamo scelto quegli spazi più come una dimensione metafisica ed essenziale, che evocasse il passato, ma che potesse anche fare da sfondo a una Marlene simbolo, mito e icona contemporanea.
Il capo cult firmato Vittorio Camaiani dell’autunno/inverno 2023/24?
L’abito nero in crespo di lana tagliato a sbieco con profili in satin sugli orli di maniche e fondo da accostare o staccare dal corpo con lunghe fasce di seta a contrasto.
Colori e tessuti?
I verdi, i gialli le sfumature dei rossi, gli azzurri dal cielo ai pervinca, grigio per tessuti maschili e nero per pomeriggio e quasi sera. Ho utilizzato i materiali consueti; per le camicie cotoni e sete tinta unita e fantasia, per giacche, pantaloni e gilet, galles, tweed e occhio di pernice in lana. Per giacconi e cappotti, lane in cashmere e suri alpaca nei colori della collezione.
E per gli abiti da sera?
Dopo il periodo complesso del Covid-19, noi la sera la chiamiamo “quasi sera”. Abiti tagliati a sbieco, camice in georgette con pieghe di satin cucite in vita, smoking con grandi revers in raso. Questa è la mia visione della sera “ORA“.
Per gli accessori firmati Vittorio Camaiani cosa ha scelto?
Per completare la collezione ci sono baschi alla Marlene nei tessuti della collezione, cinte in seta per la sera e in pelle per il giorno, le scarpe tacco tre in velluto con motivo regimental in punta, in vernice la décolleté tacco sette.
C’è un insolito boa nero e dei guanti in pelle, che storia hanno?
Per il servizio fotografico ho voluto scegliere degli oggetti di scena tra cui il boa di marabù, i guanti lunghi in camoscio, le celebri velette che sono appartenuti a Wally Toscanini e che ho ricevuto in eredità dal figlio della mia cara amica la contessa Emanuela Di Castelbarco, figlia di Wally. Accessori indossati nei teatri di tutto il mondo e ovviamente al teatro La Scala di Milano, sempre vicini al celebre padre, il maestro Arturo Toscanini. Oggetti da mito che incontrano un altro mito, Marlene. Non potevo non utilizzarli per uno shooting cosi.
La donna Vittorio Camaiani in tre aggettivi?
“ORA” maschile, femminile, e anche un po’ sensuale.